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I sopravvissuti. La vita di chi resta

Nella vita di chi resta dopo la perdita di una persona cara per suicidio rimangono mille interrogativi e dubbi. Per i sopravvissuti spesso è difficile trovare sollievo al tumulto di sentimenti che ne segue. L'Autore, Matteo B Bianchi, ci racconta la sua esperienza, e cosa ha trovato utile nel suo percorso. L'auto mutuo aiuto può rivelarsi una risorsa preziosa per i sopravvissuti.

Introduzione

Ho conosciuto Matteo B Bianchi tempo fa a Trento in occasione di un evento dedicato ai sopravvissuti. Parliamo, cioè, delle persone ferite da una perdita tragica come quella per suicidio di una persona cara. La sua disponibilità lo ha portato ad accettare di partecipare ad un evento organizzato per promuovere il progetto di prevenzione provinciale del suicidio: Invito alla vita (Bianchi, 2023).

Come ho potuto constatare di persona, Matteo in questo libro ha lasciato un pezzo di sé. Generosamente lo ha messo a disposizione degli altri, e non si risparmia in un’azione che diventa promozione di conoscenze e consapevolezza sul tema suicidio. Dopo aver condiviso quei momenti è nata l’idea di una breve intervista dedicata ai lettori di Depressione Stop.

L’intento è quello di diffondere consapevolezza su un tema così delicato e complesso come il suicidio. È cruciale far conoscere le realtà esistenti a sostegno dei sopravvissuti. Tra queste sicuramente anche quelle dell’auto mutuo aiuto.

La perdita traumatica per suicidio di un proprio caro è un’esperienza straziante per i sopravvissuti. Dopo la morte di S. cosa è cambiato nella tua vita?

La perdita di una persona cara per suicidio è un dramma per chi rimane. È differente da tutte le altre forme di lutto cui siamo abituati. Quelle morti, per quanto strazianti possano essere, causano un dolore puro: quello della perdita. Quando invece queste morti sono volontarie, per chi rimane c’è un’eredità molte pesante, fatta di sentimenti contraddittori.

Alla perdita si accompagna la rabbia, il rimpianto per le cose perdute, i sensi di colpa, l’odio insieme all’amore. Si tratta di sentimenti molto difficili da elaborare e spiegare agli altri. Per questo motivo il sopravvissuto spesso si sente molto solo e incompreso. Vive un’esperienza che è difficilmente immaginabile per chi, quel tipo di lutto, non lo ha attraversato. È un evento paragonabile a uno tsunami che arriva nella tua vita e ti devasta. Ti lascia a pezzi, boccheggiante.

Io, per molti mesi dopo questa tragedia, non sono stato in grado di relazionarmi con gli altri. Mi sentivo come separato da uno schermo, in un luogo irraggiungibile. Persi nel proprio dolore, preda di sentimenti molto difficili da spiegare e condividere, i sopravvissuti vivono un senso di solitudine molto forte.

Un evento così tragico lascia comprensibilmente mille dubbi e domande. Matteo, hai trovato delle risposte nel tuo percorso?

Una delle eredità più pesanti che lascia una morte tragica come quella per suicidio è proprio questa. Restano tante domande a cui nessuno darà una riposta. Credo che quasi tutti i sopravvissuti vorrebbero poter fare queste domande alla persona che lo ha lasciato. Dopo molti anni di riflessione ho capito che forse neanche la persona morta suicida avrebbe tutte le risposte.

In realtà la persona che si toglie la vita è arrivata ad un momento di dolore, una specie di buco nero in cui non ha più senso nulla. Non hanno più senso gli affetti familiari, le cose che ci legano alla vita, l’unica cosa che conta è far smettere quel tremendo dolore che opprime.

Le persone che scelgono di suicidarsi probabilmente arrivano ad un punto che non è più quello del razionale, delle domande e delle risposte. Vivono un bisogno impellente di far cessare il proprio dolore, cui non riescono a dare altra soluzione che quella estrema.

Tutti noi rimaniamo con delle domande irrisolte che resteranno senza riposta per sempre. Questa è una delle eredità più pesanti con cui devono avere a che fare i sopravvissuti, a mio parere.

Come te, molti sopravvissuti dopo una perdita così devastante non trovano alcun punto di riferimento. Cosa ti è più mancato?

Quando è successo a me, era il 1998. 25 anni fa le cose erano molto diverse, non esisteva quasi nulla. Non c’erano sportelli, numeri amici, gruppi di supporto che potessero dare risposte a richieste di aiuto specifico. Di suicidio non se ne parlava se non in termini sensazionalistici. La sensibilità al tema è aumentata dopo il 2005 e solo negli ultimissimi anni sta crescendo la consapevolezza sul tema.

A me è mancato avere dei riferimenti professionali adatti, terapeuti o centri specializzati. Un percorso terapeutico con specialisti sul tema può essere di grande aiuto. Attualmente esistono anche nuove tecniche come l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) o comunque approcci psicoterapeutici specifici che danno sollievo al dolore da perdita per suicidio. E poi i gruppi di auto mutuo aiuto, che sono davvero una risorsa preziosa.

Credi che l’auto mutuo aiuto possa essere una risorsa per i sopravvissuti al suicidio di una persona cara?

Ci sono ora molti gruppi, alcuni anche fondati da sopravvissuti, che mettono la loro esperienza a disposizione di chi sta vivendo una esperienza simile. In generale, attualmente, sono più presenti gruppi di auto mutuo aiuto in cui i sopravvissuti possono incontrarsi e condividere il dolore che stanno vivendo. Questa è la cosa che a me è mancata di più. All’epoca avrei dato qualsiasi cosa per trovare persone che avessero provato una esperienza simile alla mia e potessero condividere con me il loro vissuto.

Faccio sempre questo esempio. Quando ti succede una tragedia del genere, è come se iniziassi a parlare un’altra lingua e nessuno ti capisca. Le uniche persone in grado di capirti sono quelle che hanno vissuto la tua stessa esperienza. In assoluto quello che mi è mancato di più è poter avere questa condivisione. Credo non ci sia niente che faccia così bene a un sopravvissuto come il potersi confrontare con qualcuno che ha attraversato la stessa esperienza. Non ci si sente giudicati, anzi si trova comprensione senza doversi spiegare e si sente la profonda di condivisione di quel tormento.

Matteo, dopo tutti questi anni e dopo le riflessioni cha hai maturato in merito, cosa reputi importante per dare supporto alle persone sul tema suicidio?

Il problema principale è che a livello nazionale non esiste nulla, non c’è un coordinamento, una strategia che raccolga azioni e progetti. Spesso si tratta di azioni locali, o basate su iniziativa personale di professionisti o di sopravvissuti.

Nel mio peregrinare nella promozione del libro ho trovato una situazione molto a macchia di leopardo, dove c’è tanto e dove poco o nulla. Al sud di Italia c’è poco, pochissimo in termini di organizzazione. E poi manca una modalità unica per orientarsi, per individuare le forme di supporto e aiuto. Penso ci sia ancora molto da fare in questo senso. 

Conclusioni

Desidero ringraziare Matteo B Bianchi per avermi concesso questa intervista. Con sensibilità e semplicità ha parlato di cose estremamente complesse e delicate. Lo ha fatto come suo solito andando dritto al punto con grande chiarezza, e mettendosi a disposizione sinceramente, in prima persona.

Desidero dire grazie a chi come lui parla di suicidio cercando di abbattere il muro di pregiudizi e stigma che lo sovrasta. Così parlarne risulta ogni volta un poco meno difficile, e forse per chi ha bisogno di aiuto può divenire via via più facile chiederlo.

Sicuramente per chi resta poterne parlare con chi comprende profondamente l’esperienza è cruciale. Nei gruppi di auto mutuo aiuto per sopravvissuti condivisione e supporto sono beni di grande valore, da scambiarsi reciprocamente nel rispetto di ogni vissuto.

Wilma di Napoli

Approfondimenti

  1. Bianchi M B. La vita di chi resta. Mondadori, 2023.
  2. Di Napoli W. Auto mutuo aiuto per sopravvissuti. Continuare a vivere dopo un lutto per suicidio. Deprestop. dicembre, 2023.
  3. Steinberg D. M. L’auto mutuo aiuto. Guida per i facilitatori di gruppo. Erikson. Trento, 2002.
  4. Tosini D, Fraccaro D. (2022). Like climbing a glass wall: Suicide survivors in an italian province. Death Studies, 46(4), 987-995.
  5. Tosini D, Fraccaro D. I gruppi di auto mutuo aiuto come protezione dallo stigma ed auto-stigma nell’esperienza dei sopravvissuti al suicidio di persone care.  Quaderni di Telos. Dallo stigma alla salute mentale. 2/2024.

Foto: fotocomposizione di Wilma Di Napoli, 2024

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