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Il suicidio degli adolescenti

Il suicidio tra gli adolescenti è un fenomeno in continuo aumento in tutti i paesi a capitalismo avanzato, i più ricchi. Un picco di suicidi si registra in Gran Bretagna, ove il fenomeno ha creato un forte allarme sociale. In Italia non è ancora così, ma il numero di suicidi tra gli adolescenti è un dato in continua crescita.

Introduzione

Sono ragazzi apparentemente “normali” ma in realtà timidi e insicuri, insomma sono i classici bravi ragazzi. Frequentemente sono chiusi in sé stessi, tormentati dai loro fantasmi, isolati dal mondo nelle loro camerette. Hanno abbandonato anche le relazioni umane e amicali tra pari. Tutti sembrano avere pochi problemi e fare una vita che potremmo definire regolare. È la condizione di un numero sempre crescente di adolescenti … che decidono di togliersi la vita. È difficile accettare un gesto estremo come il suicidio ed è doloroso esserne testimoni.

Può sembrare persino disumano il solo immaginare quali motivazioni li spingono a farsi del male. Gli adulti li guardano inorriditi e senza la possibilità di capire il perché di quel loro gesto estremo. La verità forse è che non se ne parla abbastanza. Prevale lo sgomento e forse anche una sorta di pudore, che si accompagna ad un lacerante senso di colpa. È il dramma di adolescenti che decidono di togliersi la vita.

I dati del suicidio

Il suicidio oggi costituisce una vera emergenza sociale in molti Paesi industrializzati e, quindi, in quelli più ricchi. Italia compresa. Un gesto estremo compiuto da oltre 500 giovani ogni anno, senza dimenticare che per ogni suicidio riuscito bisogna aggiungerne almeno altri 4-5 che sono stati tentati senza e poi sventati.

Secondo i dati diffusi nel report annuale dall’OMS. Il suicidio costituisce in Europa la seconda causa di morte nella fascia d’età tra i 15 e i 29 anni, dato secondo solo al numero di giovani che muoiono ogni anno per incidenti stradali. Ce lo dicono i dati dell’ISTAT, li confermano i report dei servizi di neuropsichiatria infantile (OMS, 2022; ISS, 2022).

Il suicidio di un adolescente

Roberta, è una delle tante madri di un adolescente suicida che hanno avuto il coraggio di raccontare la loro lacerante esperienza. Ha parlato alla stampa del suo dolore, ma soprattutto del suo stupore di fronte al corpo del figlio. Lo aveva trovato penzolante da un albero nel giardino di casa tornando da una cena con il resto della famiglia, cena alla quale il ragazzo si era sottratto. Come del resto faceva da tempo.

Ma come possono compiere un gesto del genere così questi adolescenti? I genitori non si riprenderanno più da un simile trauma. Soprattutto non riusciranno a trovare risposte alle domande che si sono posti allora e si porranno ancora per molto tempo. Si chiederanno, dopo il suicidio del figlio, come era stato possibile non accorgersi che qualcosa non andava? Erano assolutamente certi che la loro vita corresse normalmente. In genere questi ragazzi avevano amici e una famiglia che li adoravano (Di Munzio W et al, 2023).

Il suicidio degli adolescenti è uno dei grandi paradossi dell’Occidente ricco. Cresce la qualità della vita parallelamente alla ricchezza della comunità di riferimento, ma cresce anche il numero di giovani che decidono di togliersi la vita. Soprattutto diminuisce l’età media.

I dati internazionali ci dicono che anche negli Usa, come in Europa, il tasso di incidenza dei suicidi tra i giovani è più che raddoppiato dal Duemila a oggi. In Italia non siamo ancora arrivati a quei livelli, ma i numeri sono in costante aumento. Presto arriveremo anche noi a quei tassi. Le morti di adolescenti per suicidio coinvolgono in egual misura sia i maschi che le femmine. I primi scelgono in genere le soluzioni più violente, le coetanee invece ricorrono all’avvelenamento o all’overdose da farmaci da banco.

I messaggi di suicidio

Qualcuno lascia un messaggio. I più nulla. Questi ultimi però lacerano ilcuore dei propri cari, aprendo un abisso di dolore e tante domande senza risposta. Il primo sospetto è che si suicidano per vergogna di qualcosa o perché temono di essere giudicati. Ma nessuno sa dire per cosa. Certamente se si potesse tornare indietro, tutti noi parleremmo meno ascoltando di più, per dare spazio alla comprensione delle loro emozioni.

L’opinione della comunità scientifica

“A differenza di quanto accade agli adulti – dice Antonella Costantino, presidente della Società Italiana di Neuropsichiatria Infantile – nei quali il suicidio rappresenta la risposta a una situazione negativa, come può essere un fallimento o un abbandono, nei giovani raramente la causa è una sola, ci si trova di fronte un mix di fattori che può risultare micidiale. Si tratta di un gesto raramente programmato, ma agito d’impulso, sull’onda di una forte emozione”.

L’adolescenza è, secondo i neuropsichiatri dell’infanzia, un’età dicotomica, in cui tutto è bianco o nero. Le emozioni sono assolute e si cercano sempre soluzioni estreme, anche a problemi che, in altre età, si stemperano con l’esperienza.

Ma forse il problema vero è che la generazione dei genitori di oggi vuole considerare i figli come amici, proteggerli ad ogni costo, e accudirli. Li vizia senza educarli o insegnarli a tollerare le frustrazioni per affrontare la vita. Questi ragazzi infine sono più soli di fronte alle difficoltà e possono facilmente farsi prendere dal panico. Sono emotivamente più fragili e disarmati dei giovani delle generazioni precedenti. Ma attenzione, questo non significa che tutti loro, sotto pressione, possono arrivare a compiere gesti estremi.

La prevenzione del suicidio

La vera sfida è la prevenzione, ossia la capacità dei servizi di intercettare il malessere fin dal suo esordio. Di prestare attenzione ai cosiddetti warning sign, ossia quei segnali-spia che indicano un pericoloso disagio.

Ma quali sono questi segnali? Un imprevisto calo di performance a scuola, un apparire più trasandato, il fatto di dormire male o di perdere interesse per lo sport e per gli amici di sempre. Insomma, un cambiamento del comportamento. In questi casi bisognerebbe tentare di aprire un dialogo, rivolgersi ad uno specialista e cercare di capire cosa non va. Loro non lo diranno mai.

La prevenzione non può essere lasciata in capo alle famiglie. È vero che docenti, educatori e coetanei, passano molto più tempo con i ragazzi. Per questo motivo si possono e si devono segnalare comportamenti a rischio, ma nelle scuole e nella società civile si tende a scotomizzare questo disagio. Forse anche perché la sola idea che un ragazzino potrebbe star male al punto di volersi uccidere, è qualcosa di tanto forte, tragico e disumano, che è persino scomodo da concepire (Charmet G.P., Piotti A. 2008; Pompili M. 2022).

Conclusioni

In conclusione, bisogna anche pensare come aiutare i genitori di questi adolescenti. Certamente organizzando servizi di aiuto psicologico o gruppi di auto-aiuto. Questi consentiranno loro di incontrare altri genitori che hanno vissuto lo stesso lutto e potranno, forse, cercare assieme la forza di reagire.

Quello che purtroppo i ragazzi non sanno quando decidono di suicidarsi è che si può anche sopravvivere … ma riportando danni gravi e permanenti, che renderanno la vita che resta ancora più infelice.

Walter Di Munzio

  Bibliografia

  1. 2008. Charmet G.P., Piotti A.: Uccidersi. Il tentativo di suicidio in adolescenza, Raffaello Cortina Editore, Milano.
  2. 2023B. Di Munzio W.: Il dramma dei giovani che si tolgono la vita, articolo pubblicato su “La Voce delle Voci”, Napoli.
  3. 2023A. Di Munzio W.: Adolescenti che si tolgono la vita, articolo pubblicato su “Le ore di Cronache”, Salerno.
  4. 2022. ISS: Suicidi in Italia, Report, Roma.
  5. 2022. OMS: Report sui suicidi in adolescenti, Ginevra.
  6. 2013. Pompili M.: La prevenzione del suicidio, Bologna.
  7. 2022. Pompili M.: Il rischio di suicidio, valutazione e gestione, Raffaello Cortina Editore, Milano.

Foto: Envato Elements

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