Il digiuno, una strana storia
Quella del digiuno è una strana storia. Nei secoli ha assunto diversi significati ed è stato interprete dei più diversi fenomeni. Purificazione, rinascita, ascesi, penitenza, ma anche pratica demoniaca, malattia.
Quella del digiuno è una strana storia. Nei secoli ha assunto diversi significati ed è stato interprete dei più diversi fenomeni. Purificazione, rinascita, ascesi, penitenza, ma anche pratica demoniaca, malattia.
Il suicidio di Socrate, il suo trascurare i beni materiali, la vita semplice e la divina voce interiore che lo indirizza nelle scelte potrebbero far pensare che soffrisse di depressione. Vedremo insieme quanto la sua vita sia stata un esempio di virtù, serenità ed equilibrio psichico.
Il Problema XXX.1, attribuito alla scuola di Aristotele, è un saggio di fisiopatologia dei disturbi mentali dell’antica Grecia. La protagonista è la bile nera che, se è eccedente e fredda provoca la depressione, se calda, abbondante e temperata è caratteristica degli uomini straordinari.
Il museo della follia a San Servolo è un piccolo monumento alla memoria della storia dell’ex manicomio di Venezia. Storia di pazienti, malattia mentale e cure di altri tempi.
Nella Bibbia, anche se non si parla chiaramente di depressione, ci sono molti riferimenti di personaggi che potremmo descrivere come depressi. La Parola di Dio può essere di conforto e speranza per chi ne soffre.
Un’analisi storica della malattia mentale e della depressione nei testi e nelle pratiche terapeutiche nell’antica Mesopotamia.
Nel mondo medievale l’accidia, uno dei sette vizi capitali, era considerata un peccato mortale e segno dell’azione malefica del demonio.
Il medico arabo del X secolo, Ishaq Ibn Imran, fu una figura molto importante e di riferimento per più secoli nel modo medievale con il suo “Trattato sulla Malinconia”.
Il suicidio per gli antichi Romani era un atto compreso, accettato e giustificato se era per porre fine a una grave malattia e per scelta razionale contro il “taedium vitae”. Non era un comportamento illecito tranne in casi particolari.
La depressione o taedium vitae, come la chiamavano gli antichi romani, era una patologia piuttosto diffusa nell’Antica Roma. A nulla serve cercare di evadere con viaggi e distrazioni perché non si scappa da sé stessi.
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