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Estate 1993, elaborazione del lutto della piccola Frida

A Barcellona, nell’estate 1993 la piccola Frida, di sei anni, in silenzio vede riporre e scomparire negli scatoloni gli ultimi oggetti di sua madre. Volata in cielo.

Introduzione

Con delicata intensità la regista Carla Simón in Estate 1993 (Spagna) si è ispirata alla sua esperienza personale. Dopo la morte di papà, alcuni anni prima e di mamma poi, Frida/Carla a 6 anni viene affidata agli zii materni.  Lo zio, fratello di sua madre e la zia, con la loro piccola Anna l’accolgono a braccia aperte nella provincia catalana. Estate 1993 è un film autobiografico uscito nel 2017 dove, in modo molto toccante, la regista racconta l’asprezza del percorso che porta alla dolorosa elaborazione del lutto. Una storia dalle scene così vivide perché figlie del ricordo e della rielaborazione. Quest’opera prima di Carla Simón è un film sui bambini, sull’elaborazione del lutto nell’infanzia, ma non è un film per bambini (1).

Elaborazione del lutto: 1a fase

La prima fase dell’elaborazione del lutto è la fase dello stordimento (J. Bowlby). Compare uno stato iniziale di incredulità e shock. Lo stordimento potrebbe anche accompagnarsi a una sorta di anestesia emotiva che può essere interrotta da attacchi di angoscia e rabbia di estrema intensità.  Può comparire anche negazione dell’accaduto. Quando compare il rifiuto dell’accaduto, l’elaborazione del lutto diventa difficile. Il bambino allora necessita di essere aiutato da un adulto per comprendere ciò che è accaduto e fare emergere le emozioni. Possono essere utili le fiabe e i cartoni animati a tema.

Frida lascia Barcellona

Le prime scene del film mostrano una Frida silenziosa che vede svuotare casa sua. I traslocatori portano via le cose di mamma. Lo zio ripone le cose della piccola in auto per portarla via con sé. La regista si sofferma sulle reazioni impresse sul suo volto. Le sopracciglia sono impercettibilmente increspate. Lo sguardo è perso nei mobili che vengono portati via. La piccola Frida/Carla ha un’espressione assorta e intensa. Qui vediamo l’innocenza di una bambina smarrita nel dolore (2).

Elaborazione del lutto: 2 a fase

Questa è la fase della ricerca e dello struggimento della persona perduta (J. Bowlby). Il dolore è intenso e struggente. Il bambino è disorientato e reagisce con rabbia. Rabbia spesso rivolta a chi è vicino. Compare angoscia, spesso somatizzata sino a configurare veri e propri disturbi psicosomatici. Il bimbo è agitato. Sta realizzando il non ritorno della persona cara (soprattutto se si tratta di un genitore). È una fase dalla durata variabile. Può essere anche lunga, durare mesi o anche anni e il bambino può ripiegarsi in sé stesso sino ad arrivare anche a mostrare segni di depressione. Se non adeguatamente affrontata. Il bambino può presentare anche problemi di concentrazione, facile distraibilità, disturbi del comportamento e dell’alimentazione, disturbi del sonno quali incubi, pavor nocturnus, enuresi.

Frida è arrabbiata, la sua vita non è più un gioco

Gli zii vivono in campagna e così Frida è costretta a lasciare la sua vita a Barcellona. Per lei è difficile dimenticare la mamma e adattarsi alla sua nuova casa nella campagna catalana. È un cambiamento drastico. Prova gelosia per la piccola Anna, le fa molti dispettucci, nonostante l’affetto incondizionato della cuginetta. Si sente inadeguata, inizialmente viene allontanata dai coetanei per il sospetto che possa aver contratto la malattia della madre (2).  

Frida corre per la campagna, litiga con il mondo, fa capricci, porta gli adulti all’esasperazione. È arrabbiata. Pensa di fuggire. Gli zii, dapprima disorientati, sono sempre più vigili nel cercare di decifrare le spesso irrazionali reazioni di Frida.

«Vuoi chiamare la tua mamma?» la cuginetta Anna chiede a Frida, porgendole la cornetta. Sembra un gioco infantile, Frida prende il telefono, compone un numero e il telefono squilla. Nessuno risponde, Frida sa che mamma e papà non ci sono più. E che la vita non è più un gioco.

Elaborazione del lutto: 3 a fase

La terza fase è detta della disorganizzazione e disperazione (J. Bowlby).  Caratterizzata dal dolore per la realizzazione della «definitività» della perdita e dalla collera per l’impossibilità di ritrovare la persona amata. L’impulso a ricercare la persona perduta è forte. Compare il timore di essere di nuovo abbandonati.

La perdita del genitore comporta spesso una riorganizzazione familiare e quindi un cambiamento di vita che determina nel bambino un forte senso di smarrimento. Questa è una fase dell’elaborazione del lutto molto delicata. Occorre stare molto vicini al bambino. L’adulto deve infondergli sicurezza e il bambino deve essere aiutato a liberare il dolore che prova. Qui è importante che il bimbo inizi a ricordare la persona amata e tutti gli episodi di vita trascorsi insieme. Questa fase terminerà quando il bambino inizierà ad interiorizzare la persona perduta. Perché se la figura amata troverà spazio nel cuore del bambino vi resterà per sempre. Sono importantissimi i disegni.

Frida e la Madonnina nel bosco

Nell’estate 1993 Frida intraprende il suo faticoso e doloroso percorso di accettazione sia della morte della madre che della sua nuova vita. Sembra un animale in gabbia. La nonna cerca di farle sentire vicina la mamma attraverso le preghiere da recitare la sera. La bambina scopre però nel bosco una statua della Madonna e quando non vista, le porta delle sigarette per la madre. Il suo vero sentire si esprime di notte quando va a pregare per la madre, nel bosco, di fronte alla statuetta della Madonna. Frida però è anche preoccupata per la nuova mamma, Marga e di notte va a sentire se respira ancora. Ha paura di perdere anche questa mamma. Le chiede la rassicurazione che lei non morirà mai!

Elaborazione del lutto: 4 a fase

L’ultima fase è quella della riorganizzazione (J. Bowlby). In questa fase il bambino si adatta alla nuova realtà. Recupera energie. Ritorna a sorridere e a giocare. Recupera un nuovo stato di benessere. Gli adulti devono comunque sempre monitorare il bambino per aiutarlo a gestire il percorso e le nuove emozioni.

Frida e la sua nuova famiglia

Questa nuova famiglia deve affrontare un percorso di trasformazione. Uno zio, una zia e una cugina devono trasformarsi in un padre, una madre e una sorella. E Frida deve conquistarsi il proprio posto nella nuova famiglia, mentre gli zii devono imparare ad amarla come una figlia (4). La bambina pian piano perde la rabbia e acquista tenerezza mostrandosi quella che è. Spaventata e addolorata butta fuori la sua sofferenza, si fa abbracciare. Così inizia il processo di integrazione nella nuova famiglia sino a farne parte (3). Comincerà a chiamare con naturalezza gli zii «mamma» e «papà» e a chiedere senza paura della morte della sua «mamma di prima». L’armatura di rassegnazione e distacco inizia a scalfirsi per poi a sgretolarsi e sciogliersi. Nelle ultime scene emerge una nuova tenerezza all’interno della famiglia. È solo nel finale, durante una scena spensierata di gioco sul lettone Frida si abbandonerà ad un pianto liberatorio e doloroso (2) .

Conclusione

«A volte mi sono chiesta perché raccontare qualcosa di tanto personale, ma non appena ho finito la sceneggiatura ho capito quanto questo mi abbia aiutato a conoscere la mia famiglia, perché il processo di scrittura mi ha fatto guardare la storia dal punto di vista di ogni personaggio». Credo che queste parole di Carla Simón siano rivelatrici di un processo di elaborazione del suo lutto, ancora in atto. Carla attraverso il dolore di Frida ha rievocato il suo dolore, lo ha accolto e ci ha fatto definitivamente pace.

Immacolata d’Errico

Bibliografia

John Bowlby: Attaccamento e perdita. Vol. 3: perdita della madre, Bollati Boringhieri, 2000

Sitografia

  1. https://quinlan.it/2017/11/12/estiu-1993/
  2. https://www.cinematografo.it/recensioni/estate-1993-wwbjg5pd
  3. https://www.cinematographe.it/recensioni/estate-1993-recensione-film/
  4. https://www.filmtv.it/film/138196/estate-1993/

Foto: di Immacolata d’Errico tratta da una scena del film Estate 1993, di Carla Simón

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