Periodico dell’ EDA Italia Onlus, Associazione Italiana sulla Depressione

Il disagio giovanile in un mondo in corsa

Intervista con Loredana Ascione, autrice del romanzo “Scintille nella notte”. Dal buio del dolore e del disagio giovanile un inno alla speranza e all’ascolto.

Loredana, cosa l’ha spinta ad affrontare un tema così delicato come il disagio e il rischio di suicidio tra i giovani?
Il fenomeno del suicidio l’ho affrontato nel terzo racconto di Scintille nella notte, dove parlo con delicatezza ma con realismo del disagio provocato dal cyberbullismo. In questa storia, Luisa, madre di Isabella, decide con l’aiuto degli esperti di mostrare alla figlia e ai suoi compagni di classe un video. In esso si parla di una ragazza che, per la vergogna di vedere le proprie foto private diffuse su internet, arriva a togliersi la vita. È un momento forte, ma necessario.

 Attraverso queste pagine ho voluto raccontare il buio e la luce che convivono nell’animo dei giovani. Ho voluto mostrare che anche dal dolore più grande può nascere una possibilità di rinascita. Il titolo stesso, Scintille nella notte, rappresenta quegli abbagli di luce che emergono dal buio. Piccole, ma potenti, come segni di speranza. Ammiro profondamente Charles Dickens, per la sua capacità di raccontare la sofferenza senza mai rinunciare al lieto fine. Come nei suoi romanzi anche io credo che nella vita e nella letteratura si debba sempre dare speranza. È ciò che tiene viva la possibilità di cambiare, di credere in un domani diverso.

Scintille nella notte” di Loredana Ascione. Foto di Wilma Di Napoli, 2025

Molti ragazzi che soffrono un disagio profondo non riescono a chiedere aiuto. Cosa possiamo fare per accorgerci di quel dolore nascosto?
Molti giovani non parlano del proprio disagio perché hanno paura di non essere capiti o, peggio, di essere giudicati. Per questo dobbiamo imparare ad ascoltare davvero, con empatia, pazienza e presenza. Nel libro, Luisa si affida agli esperti proprio per trovare un modo nuovo di avvicinarsi ai ragazzi. Offre un supporto non solo alla figlia ma anche ai suoi compagni, perché capisce che il gruppo è fondamentale.

Il gruppo, specie per i giovani, rappresenta la forza, il coraggio, la resistenza. Quando si è soli, il dolore pesa di più, ma, se si è insieme, diventa condivisibile e quindi affrontabile. Insieme si può parlare, confrontarsi, sostenersi. È questa la chiave: non lasciare nessuno indietro.

Credo che ognuno di noi, genitore, insegnante o amico, debba creare spazi di ascolto autentico, nella vita reale, non dietro a uno schermo. Dobbiamo imparare a cogliere i segnali silenziosi: un cambio d’umore, un isolamento improvviso, uno sguardo che non brilla più. Non servono grandi parole: a volte basta esserci, un gesto, un “come stai?” sincero.

Parlare con l’altro è una necessità, un’urgenza del cuore. Solo attraverso il dialogo e l’ascolto reciproco possiamo accorgerci del disagio nascosto e aiutare chi si sente perso a ritrovare la speranza.

Lei parla spesso del potere delle parole e delle storie. Crede che leggere o raccontare il proprio disagio possa davvero aiutare?
Assolutamente sì. Le parole sono un balsamo per l’anima. Raccontare o leggere significa dare forma al proprio disagio, tirarlo fuori dal silenzio e trasformarlo in qualcosa che può toccare gli altri. Ogni racconto di Scintille nella notte nasce da questa convinzione: che il dolore, se espresso, può diventare luce.

Le storie ci fanno capire che non siamo soli, che altri hanno attraversato il buio e ne sono usciti. In questo riconoscersi nasce la guarigione, nasce la speranza. Le parole, come scintille, possono illuminare anche la notte più profonda.

Per me la letteratura è essenziale. Narrare significa fermare il tempo e dare voce alle emozioni, renderle immediate e universali. La scrittura, ma anche il cinema o il video, hanno questo potere: far vedere e sentire ciò che altrimenti rimarrebbe invisibile.

Ho studiato a lungo Charles Dickens e sono rimasta profondamente colpita dai suoi lieti fini. In ogni suo romanzo, come in Oliver Twist o David Copperfield, anche nella povertà o nel dolore c’è sempre una porta che si apre sulla speranza. Credo che oggi più che mai abbiamo bisogno di questo messaggio per i giovani.

Nel mio prossimo libro continuerò a esplorare questi temi, perché sono convinta che , quando nasce da un’emozione sincera, possa davvero cambiare la vita.

Cosa accomuna chi riesce a trasformare il proprio disagio in una nuova storia?
Chi riesce a rinascere ha trovato, dentro di sé o negli altri, una scintilla di senso. È quello che accade a Marco, nel terzo racconto. Dopo aver provato un periodo di depressione e aver vissuto il disagio del fratello, si rende conto che non vuole perdere anche Luca. Lo vede come un amico sempre più isolato e intrappolato nel mondo virtuale. Marco ci tiene moltissimo all’amicizia, crede nel valore del gruppo e fa di tutto per tirare fuori Luca dalla sua stanza, lontano dal computer.

Organizza così una gita in una grande villa immersa tra gli uliveti, con vista sul mare. Lì propone di lasciare i cellulari da parte e di riscoprire la bellezza di parlare, di ridere, di raccontarsi. È un gesto semplice ma potente: in quei giorni, i ragazzi ritrovano il contatto con la realtà, con la natura e con sé stessi.

In quella gita si respira la rinascita. La natura, l’amicizia, il confronto sincero diventano forme di cura. La vera forza nasce quando si sceglie di guardare la vita con occhi nuovi e di costruire insieme agli altri la propria luce.


Se potesse parlare a un giovane che oggi prova un disagio silenzioso, e si sente perso o senza speranza, cosa gli direbbe?
Gli direi che chiedere aiuto non è una debolezza, ma un atto di coraggio. Gli direi che finché si è in vita, c’è sempre una possibilità di rinascere, di ritrovare sé stessi. Anche quando tutto sembra buio, basta una scintilla, un amico, una parola, un sogno, per riaccendere la luce.

Gli direi di non chiudersi, di cercare gli altri, di parlare, di confrontarsi. Perché il dialogo è vita, e la solitudine è il terreno su cui cresce la disperazione. Dobbiamo insegnare ai ragazzi a credere nel giorno che si apre, a dirsi ogni mattina “ce la posso fare”. Finché c’è il sole, finché vediamo la luce, possiamo ancora cambiare, possiamo ancora ricominciare.

Il mio desiderio è che i giovani imparino a credere nella loro luce interiore, a guardare oltre il dolore. Auspicando che noi adulti si riesca ad accompagnarli con ascolto, empatia e fiducia. Perché la speranza non è solo un sentimento. È una responsabilità reciproca, una scelta quotidiana di amore verso la vita.

Wilma Di Napoli

Foto: di “Loredana Ascione”, 2025. Per sua gentile concessione.

Foto: “Scintille nella notte” romanzo di Loredana Ascione, copertina del libro: fumettista Benedetta Saltori. Foto di Wilma Di Napoli, 2025

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Loredana Ascione e il disagio giovanile -Scintille nella notte.

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