Periodico dell’ EDA Italia Onlus, Associazione Italiana sulla Depressione

Genetica, aggressività maschile e femminile

L’aggressività maschile e femminile, oltre all’azione del gene guerriero attivo in ambiente avverso, è influenzata anche da caratteristiche inerenti all’aspetto biologico, sociale e culturale della persona.

Introduzione

Il ruolo della genetica nell’aggressività del comportamento umano ha un suscitato crescente interesse nella comunità scientifica. In quest’articolo metterò in evidenza l’importanza della genetica e la differenza tra aggressività maschile e femminile.

Tra i geni più studiati è il gene della monoamino ossidasi A (MAOA) -L (low, a bassa espressione genetica), noto anche come gene guerriero. Questo gene, situato sul cromosoma x (insieme di geni che determinano la sessualità) è stato associato ai comportamenti impulsivi e di aggressività (Tavormina, 2025).

Genetica, aggressività e ambiente

Avere la variante genetica a bassa espressione enzimatica MAOA-L non significa avere costituzionalmente un carattere ed un comportamento propenso all’aggressività, sono necessari altri fattori. Sono determinanti l’ambiente, le esperienze traumatiche infantili e le relazioni sociali di tensione, pericolo e forte stress. Chi ha il gene guerriero ha solo una maggiore predisposizione all’azione e alla reattività ambientale.

Valori anomali delle monoamminossidasi sono associati a vari disturbi e psicopatologie psichiatriche. Tra i quali la depressione maggiore, il disturbo da abuso di sostanze, il disturbo antisociale, il disturbo da deficit di attenzione/iperattività, le fobie sociali, aggressività e comportamento antisociale (Tavormina, 2025).

Differenze tra aggressività maschile e femminile

Le differenze tra aggressività maschile e femminile sono state oggetto di numerosi studi psicologici e sociologici. La violenza femminile e quella maschile non sono esattamente sovrapponibili. Nel maschio troviamo aspetti di aggressività tendenti allo scontro fisico, nella femmina la violenza si esprime in una modalità più larvata, sebbene non meno oppressiva (Fonzi, 1999).

In merito al tipo di comportamento aggressivo dei maschi l’aggressività è più spesso diretta e fisica. Caratterizzata da scontri, lotte e atti di violenza esplicita. Nelle femmine, invece, tende ad essere più indiretta e relazionale, espressa attraverso la manipolazione delle persone, esclusione sociale e diffusione di voci false. È più sottile, astuta, meno vistosa ed appariscente di quella maschile e si indirizza sul versante psicologico e sociale.

Quella maschile è roboante, grossolana, si fonda sulla forza fisica e determinata alla sopraffazione ed azioni dirette. È di tipo predatoria, impulsiva a tipo cortocircuito e rapida. Quella femminile è meditata, analitica, studiata nei dettagli, circostanziata, efficace nella costanza della durata sino al raggiungimento dell’obiettivo malvagio.

L’aggressività ed il bullismo femminile è più rivolto all’aspetto fisico della vittima, rispetto a quello maschile. Nelle ragazze i canoni di bellezza e desiderabilità sono molto importanti e pertanto sono di più facile bersaglio allo scherno. Sempre più frequentemente si sente parlare di body shaming nel quale la vittima prova sentimenti di repulsione e vergogna del proprio corpo. Diversamente nei maschi è presente, secondo i comuni canoni di pensiero, l’importanza della forza, virilità e della dominanza (2).

Influenza biologica

Gli ormoni sessuali giocano un ruolo chiave nel determinismo dell’aggressività. Il testosterone, ormone sessuale maschile, è associato ai comportamenti aggressivi fisici e violenti, mentre gli estrogeni possono modulare l’aggressività femminile in modi più sottili.

In merito all’aspetto neurobiologico i maschi violenti tendono ad avere un mancato o mal regolato controllo della corteccia cerebrale frontale sugli impulsi istintivi di attacco e fuga. Il comportamento non è più mediato dall’azione del ragionamento ed è di tipo istintivo passionale. Le donne invece mostrano una maggiore connettività ed interscambio d’informazioni tra gli emisferi cerebrali, influenzando il modo in cui esprimono l’aggressività.

Influenza sociale e culturale

Gli stereotipi (pensieri preconcetti e pregiudizi) della mascolinità e della femminilità influenzano la conoscenza dell’aggressività. Gli uomini sono spesso visti, secondo il senso comune, come dominanti ed impositivi, mentre le femmine sono incoraggiate a essere più empatiche e collaborative. Le donne possono esprimere la loro aggressività in modi meno visibili, come il bullismo relazionale, che mira ad isolare e screditare una persona (1).

Uno studio condotto da Archer (2005) ha indicato tre diversi tipi di aggressività femminile. Un primo tipo a carattere sociale, con esclusione della vittima dal gruppo di appartenenza. Un secondo intervento è relazionale basato sull’isolamento e lo screditamento. Un terzo tipo è indiretto, focalizzato ed espresso con la diffamazione, maldicenze e derisione.

Lo scopo è escludere alcune persone da un gruppo. A differenza del bullismo fisico che adopera azioni corporee per opprimere la propria vittima. Il bullismo verbale esprime l’aggressività con le parole, soprannomi e affermazioni negative sul comportamento o l’aspetto fisico della vittima. Esso è meno evidente del bullismo fisico, ma altrettanto deleterio.

Il bullismo sessuale consiste in azioni ripetute, umilianti dannose che colpiscono una persona di solito di sesso femminile rivolte al suo aspetto o sulla sua attività sessuale. Le persone che attuano questo bullismo possono essere sia maschi che femmine. Le azioni possono essere di aggressività diversa, dai commenti spinti e volgari sino a vere violenze sessuali. Se viene utilizzato Internet si parla di cyberbullismo.

Questo tipo di comportamento aggressivo è un problema crescente tra i giovani perché sono iperconnessi in rete. La vittima si sente sempre purtroppo raggiungibile e vive la violenza subita come costante e duratura. In ultimo, l’aggressività del bullismo basato sul pregiudizio negli adolescenti può comprendere tutti gli altri tipi di bullismo (1).

Differenze dell’aggressività nell’infanzia

Nei bambini l’aggressività maschile si manifesta con spinte, lotte e lanci di oggetti, mentre le bambine tendono a esprimere frustrazione attraverso il pianto o forme di aggressività verbale. Nella prima infanzia le bambine possono sviluppare una forma di aggressività indiretta, come il pettegolezzo o l’esclusione sociale. Queste differenze non sono assolute, ma sono influenzate da fattori genetici, ambientali e culturali.

Ormoni ed aggressività

Gli ormoni giocano un ruolo cruciale nella modulazione dell’aggressività, influenzando il comportamento umano in modi diversi. Il testosterone stimola l’amigdala, aumenta le risposte impulsive e riduce l’inibizione della corteccia prefrontale, deputata al controllo degli stimoli emotivi ed istintivi. Livelli elevati di testosterone possono favorire comportamenti competitivi e reazioni aggressive (Wilson & Daly, 1985).

Il cortisolo è l’ormone dello stress e può modulare l’aggressività in modi complessi. Livelli alti di cortisolo tendono a ridurre l’aggressività, mentre livelli bassi possono favorire comportamenti impulsivi. Interagisce con il testosterone, influenzando la reattività emotiva.

L’ossitocina è conosciuta come l’ormone dell’affetto e della socialità, ma può avere effetti ambivalenti. Può ridurre l’aggressività in contesti sociali positivi e stimolanti, ma anche aumentarla in situazioni di difesa del gruppo e dei propri figli. Questi ormoni interagiscono tra loro e con il sistema nervoso, modulando l’aggressività in base a fattori genetici, ambientali e sociali.

Inoltre, neurotrasmettitori come la dopamina e la serotonina sono chiamati in causa nei comportamenti aggressivi. Livelli elevati di dopamina possono aumentare la propensione al rischio e alla competizione. Essa è coinvolta nei meccanismi di gratificazione legati alla dominanza sociale. La serotonina ha un effetto inibitorio sull’aggressività. Livelli bassi della stessa sono associati a impulsività e comportamenti aggressivi. Essa regola il controllo degli impulsi e la gestione delle emozioni (Tavormina, 2025).

Considerazioni

La diversità di genere maschile e femminile dell’aggressività si evidenzia nelle modalità di comportamento delle persone nei confronti della vittima designata. Usando una metafora possiamo dire che l’aggressività maschile è paragonabile al mare in tempesta e quella femminile alla goccia che scava la pietra.

Maurilio Tavormina

Bibliografia

  1. Archer J & Gendreau P.L (2005) Subtypes of aggression in humans and animals, in Tremblay, R.E., Hartup, W.W., Archer, J. (a cura di) Developmental origine of aggression, Guilford, Ny.
  2. Fonzi A (1999) Il gioco crudele: studio sui correlati psicologici del bullismo, Giunti, Firenze;
  3. Tavormina MGM & Tavormina R (2025) Il gene guerriero: aggressività e successo. Atti 6° Seminario di Primavera Centro Studi Psichiatrici -Riv. Telos 2025.
  4. Wilson M & Daly M (1985). Competitiveness, risk-taking, and violence the Young Male Syndrome. Ethology and Sociobiology, 6, 59-73.

Sitografia

  1. I sei tipi di bullismo https://www.centroleonardo-psicologia.net/blog-centroleonardo/i-sei-tipi-di-bullismo.html
  2. Bullismo al femminile https://magazine.igeacps.it/bullismo-al-femminile-caratteristiche-e-modalita-esecutive/

Foto: Envato Elements

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