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Overkilling e depressione: quando la violenza è l’unica soluzione

Sempre più di frequente si assiste alla diffusione di notizie sulla violenza da parte di adolescenti o giovani adulti nei confronti della propria partner. L’uccisione della vittima, nei casi peggiori, porta l’aggressore ad utilizzare la pratica dell’overkilling.

L’overkilling è un’azione violenta, impulsiva, carica di rabbia. L’aggressore inferisce sulla vittima un numero eccessivo di colpi, anche dopo la morte, con l’obiettivo di annientarla. Il termine ha avuto origine negli anni ’50 con riferimento alle armi nucleari, capaci di distruggere più volte il bersaglio. Con il tempo ha acquistato un significato differente. Si può parlare di overkilling a seconda del numero di colpi inferti sulla vittima. A riguardo lo studio di Martin T. et al. (2019) stabilisce un punteggio cut-off (Sito 1). In particolare, fa riferimento a tre ferite di arma da fuoco, diciassette coltellate e sei ferite da colpo contundente attuato con qualsiasi oggetto appuntito.

Relazione preesistente con la vittima e overkilling

La tipologia di relazione presente tra i partner viene considerata un elemento di fondamentale rilievo sull’azione violenta. Bonanni et al. (2014) evidenziano quanto questo aspetto possa influenzare sia il modo che il livello di violenza inflitta (overkilling).

Dobash e Dobash (2011) sostengono che l’uccisione di un individuo con il quale sia stata condivisa una relazione intima raramente avviene in maniera improvvisa. È solitamente anticipata da condizioni di conflittualità, elevata litigiosità, gelosia, distanziamento affettivo e raffreddamento sessuale, fraintendimenti, condotte violente, manipolazione e controllo psicologico.

Cosa determina il passaggio all’atto e l’overkilling

Il passaggio all’atto fisicamente violento da parte dell’uomo o le modalità indirette da parte della donna (aggressore) può essere rintracciato in diversi aspetti. Il primo rientra nei motivi che determinano la fine della relazione. In particolare il rapporto finisce per la concreta o sospetta infedeltà sessuale, la ricerca di autonomia, la realizzazione professionale della partner (Aumer, 2016). Tali situazioni attivano nell’uomo sentimenti di gelosia, senso di inadeguatezza, frustrazione, perdita di autorevolezza, possesso e controllo (Campbell, 1992; Counts, 1990). L’aggressore sente il bisogno di ristabilire il proprio ruolo riducendo al minimo i gradi di libertà, l’autonomia e l’autostima della partner.

Gli studi suggeriscono (Fornari, 2018. Freilone, 2011; Pincus & Lukowitsky, 2010) che si tratta di partner con tratti narcisistici.  Nei casi più problematici si parla di disturbi di personalità narcisistica. Nella loro incapacità di ristabilire il controllo e il dominio sulla vittima, diventano maltrattanti e abusanti. I partner aumentano così la probabilità di passare all’atto violento (Klein et al., 1997).

Tipologie di delitti overkilling

L’overkilling viene messo in atto in omicidi non pianificati, in cui la scena del crimine appare caotica e disordinata. A ciò si aggiunge un particolare: il corpo della vittima non viene occultato o spostato.

I tipi di omicidi sono: a sfondo sessuale, a stampo mafioso, nei confronti della comunità LGBTQ+. (Sito 1). Occorre aggiungere, inoltre, i casi in cui vi è un legame tra l’aggressore e la vittima.

Campanelli d’allarme del maltrattante

La donna deve essere in grado di cogliere i seguenti segnali al fine di prevenire la possibile azione violenta:

  • Rilevazione di atteggiamenti aggressivi.
  • Messa in atto di forme di controllo fisico e psicologico verso la partner.
  • Tendenza a minimizzare la presenza di patologie organiche nella partner.
  • Ammissione di fronte ad uno specialista di trovarsi in difficoltà con la partner o i figli.
  • Disturbi del comportamento alimentare.
  • Dipendenze da sostanze (alcool, droga).
  • Gioco d’azzardo compulsivo.
  • Attacchi di panico.

Conseguenze psicologiche

Le donne durante il periodo in cui subiscono la violenza possono avvertire la seguente sintomatologia

  • deflessione del tono dell’umore, ansia, attacchi di panico, insonnia, senso di colpa e di vergogna, inattività fisica e somatizzazione.

Dopo essere sopravvissute ed essere riuscite ad allontanarsi dal partner possono andare incontro alle seguenti conseguenze a lungo termine. Esse sono:

  • scarsa autostima, fobie, depressione, disturbo post-traumatico da stress, disturbi psicosomatici, autolesionismo, disturbi alimentari e dipendenze da alcool o benzodiazepine.

Conclusione

L’ uccisione da parte del partner o della partner rappresenta il culmine di una condizione di malessere relazionale e di costante litigiosità, oppressione, possesso e controllo. L’overkilling viene messo in atto di fronte a situazioni di incontrollabilità, desiderio di vendetta o paura che la vittima possa continuare a vivere. Assume fondamentale importanza il saper cogliere i campanelli d’allarme, chiedere aiuto ai familiari, alle diverse figure professionali (medico di medicina generale, psicologo, psichiatra). Nell’ambito scolastico alle insegnanti e ai compagni. Sul territorio ai Centri Antiviolenza e alle Forze dell’Ordine. Si potrà così attivare una rete di sostegno atta a fornire e garantire la messa in sicurezza della vittima e l’allontanamento dell’aggressore.

Maria Vincenza Minò

c.v. Maria Vincenza Minò – Depressione Stop (deprestop.it)

Bibliografia

  1. Aumer K. The Psychology of Love and Hate in Intimate Relationships. Switzerland: Springer International Publishing. 2016.
  2. Bonanni E, Maiese A, Gitto L, Falco P, Maiese A, Bolino G. Feminicide in Italy: National scenario and presentation of four cases. Medico-Legal Journal, 2014; 82: 32–37. DOI:10.1177/0025817213510250.
  3. Campbell JC. If I can’t have you, no one can: Issues of power and control in homicide of female partners. In J. Radford, D. E. H. Russell (Eds.), Feminicide: The Politics of Woman Killing (pp. 99–113). Boston: Twayne. 1992.
  4. Counts DC. Beaten wife, suicidal woman: Domestic violence in Kaliai, West New Britain. Pacific Studies, 1990; 13: 151– 169
  5. Dobash RE, Dobash RP. What were they thinking? Men who murder an intimate partner. Violence Against Women, 2011; 17: 111-134.
  6. Fornari U. Trattato di psichiatria forense (VII ed., I e II tomo). Torino: UTET. 2018.
  7. Freilone F. Psicodiagnosi e disturbi di personalità. Assessment clinico e forense. Genova: Fratelli Frilli. 2011.
  8. Gino S, Freilone F, et al . Dall’intimate Partner Violence al femminicidio: relazioni che uccidono. Rassegna Italiana di Criminologia Anno XIII n.2 2019.
  9. Klein E, Campbell J, Soler E, Ghez M. Ending domestic violence: Changing public perceptions/halting the epidemic. Thousand Oaks, CA: Sage. 1997.
  10. Pincus AL, Lukowitsky MR. Pathological narcissism and narcissistic personality disorder. Annual Review of Clinical Psychology, 2010; 6: 421–446. DOI: 10.1146/annurev. clinpsy. – 121208.131215.

Sitografia

  1. Sito 1: https://www.ilgiornale.it/news/cronache/quando-lassassino-non-si-ferma-cos-loverkilling-e-quando-2040252.html.

Foto: Envato Elements

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