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La depressione dell’anziano tra vecchiaia e senescenza

Occuparsi in concreto della salvaguardia della salute dell'anziano è molto difficile, così come occuparsi della salute dei convalescenti […] Questi due stati non sono perfetta salute, ma, in qualche modo, condizioni intermedie tra salute e malattia (Galeno, De sanitate tuenda 5, 4)

Introduzione

Spesso si associa la depressione nell’anziano esclusivamente al processo di invecchiamento. La depressione maggiore in età geriatrica è un disturbo dell’umore complesso, caratterizzato da una sintomatologia diversa e da più cause di malattia. La convinzione che la depressione sia una conseguenza inevitabile della senescenza è un pregiudizio che ostacola la diagnosi precoce e il trattamento adeguato.

La depressione dell’anziano (cenni storici)

In Platone come in altri autori greci noi troviamo l’elogio della vecchiaia che conduce ad una migliore armonia. La prudenza, la riservatezza, la saggezza sono apprezzati come qualità essenziali dell’età avanzata. «Lodo quella vecchiaia che poggia sulle fondamenta della giovinezza» dice Cicerone. Un giudizio che è simile a quella di Ajuriaguerra (1954): «Si invecchia come si è vissuti».

Più pessimisti sono Terenzio (4 A. C.): «Senectus ipsa morbus est (la vecchiaia è una malattia)» e Seneca «Senectus insanabilis morbus (la vecchiaia è una malattia insanabile)».  Spesso l’anziano vive nel ricordo più che nella speranza. Infatti, la porzione di vita che gli resta è poca. Gli impeti del suo animo sono vivi, ma deboli. I loro desideri sono affievoliti e vivono più secondo il calcolo che secondo il carattere. Il calcolo è infatti proprio dell’utile, il carattere invece della virtù.

È una constatazione comune che l’avanzare dell’età può essere accompagnata più o meno stabilmente dalla depressione, da una flessione dell’autostima, da solitudine e abbandono. Una distinzione può farsi tra vecchiaia e senescenza ascrivendo a quest’ultima una valenza negativa del decadimento senile che avviene inizialmente, con un divorzio delle capacità del corpo da quelle della mente.

La depressione dell’anziano tra neurologia, psichiatria e psicoterapia

La depressione nell’anziano è un disturbo complesso che richiede un approccio multidisciplinare, coinvolgendo neurologi, psichiatri, psicoterapeuti e figure sociosanitarie di supporto. Questa condizione, spesso sottovalutata e misconosciuta, può avere un impatto significativo sulla qualità di vita degli anziani e dei loro familiari.

Le cause della depressione nell’anziano sono molteplici e spesso interconnesse. Tra le principali troviamo:

Cause biologiche: (Smeraldi & Colombo, 2004)

  1. Cambiamenti ormonali legati all’invecchiamento.
  2. Alterazioni dei neurotrasmettitori (serotonina, dopamina, noradrenalina). (Canonico & Scapagnini, 1985)  
  3. Presenza di malattie croniche (diabete, malattie cardiache).
  4. Uso di alcuni farmaci.

Fattori psicologici: (Ploton, 2003)

  1. Perdita di persone care.
  2. Pensionamento e cambiamenti nello stile di vita.
  3. Isolamento sociale.
  4. Sentimenti di perdita di controllo e di utilità.

Fattori sociali: problemi economici, mancanza di supporto sociale.

La depressione nell’anziano può manifestarsi con sintomi diversi rispetto ai giovani adulti.

Sintomi comuni sono: l’umore depresso, tristezza, apatia, perdita di interesse per le attività precedentemente piacevoli. Alterazioni del sonno: insonnia o sonnolenza. Cambiamenti nell’appetito: poca fame, perdita o aumento di peso. Fatica e stanchezza: mancanza di energia, difficoltà di concentrazione e di memoria. Ansia e irritabilità. Pensieri negativi e ricorrenti. Pensieri di suicidio.

Gli specialisti e l’anziano

Analizziamo il ruolo dei singoli specialisti che concorrono alla presa in carico dell’anziano depresso. Il neurologo: Valuta la presenza, attraverso esami neuroradio-immagin, EEG, eventuali patologie neurologiche che potrebbero contribuire alla depressione, come ictus, tumori cerebrali o malattie neurodegenerative. Esegue un dettagliato esame neurologico, in particolare delle funzioni cognitive, affidando il paziente al neuropsicologo per i test necessari.

Lo psichiatra: diagnostica la depressione, prescrive farmaci antidepressivi e monitora la risposta al trattamento

Lo psicoterapeuta: offre supporto psicologico attraverso diverse tecniche terapeutiche (cognitivo-comportamentale, psicodinamica, interpersonale, ecc.). Aiuta l’anziano a gestire le emozioni negative, a migliorare le relazioni interpersonali e a sviluppare delle capacità efficaci per la risoluzione dei problemi. Prende in carico il disagio della famiglia, orientando i vari membri a comportamenti che diminuiscono i conflitti e migliorino le relazioni, riducendo il livello di frustrazione dei singoli.

La diagnosi differenziale nell’anziano tra depressione e demenza

La diagnosi differenziale tra depressione e demenza nell’anziano può essere complessa, poiché entrambe le condizioni presentano sintomi cognitivi sovrapposti, come difficoltà di memoria e rallentamento cognitivo. Tuttavia, esistono differenze significative che possono aiutare a distinguere le due condizioni. Una diagnosi accurata è fondamentale per un trattamento appropriato: La depressione e la demenza se non sono presenti insieme, richiedono trattamenti diversi. La prognosi delle due condizioni è infatti diversa. Un trattamento adeguato può migliorare significativamente la qualità di vita del paziente e dei suoi familiari (Trabucchi 2002).

Caratteristiche che differenziano le due malattie

I sintomi della depressione insorgono più rapidamente e sono spesso correlati a eventi stressanti. Il decorso può essere oscillante, con periodi di miglioramento e peggioramento. I pazienti sono spesso consapevoli dei loro problemi di memoria e di concentrazione e ne sono turbati. Sono presenti sintomi affettivi come tristezza, ansia, perdita di interesse, disturbi del sonno e dell’appetito.

 I sintomi della demenza insorgono invece più gradualmente e sono maggiormente insidiosi. Il peggioramento delle capacità del pensiero è progressivo e irreversibile. I pazienti spesso non si rendono conto dei loro deficit della mente e possono minimizzarli. Oltre ai disturbi conoscitivi, possono essere presenti disturbi del linguaggio, difficoltà a svolgere attività quotidiane, alterazioni del comportamento e della personalità.

Fondamentali per la diagnosi di demenza sono l’esecuzione di test neuropsicologici. Nella depressione gli esami neuropsicologici possono mostrare un rallentamento diffuso delle funzioni cognitive, ma non un deterioramento specifico di alcune aree. Nella demenza i test neuropsicologici evidenziano un deterioramento specifico di alcune funzioni cognitive (memoria, linguaggio, coordinazione motoria automatica, riconoscere gli oggetti).

Spesso, depressione e demenza, possono coesistere, rendendo la diagnosi ancora più complessa. Un professionista sanitario qualificato, come uno psichiatra o un neurologo o anche un geriatra sono in grado di effettuare una diagnosi accurata e di impostare il trattamento più appropriato (American Journal Psychiaitry, 1979).

L’impatto della depressione dell’anziano sulla famiglia

La depressione nell’anziano non è solo un problema individuale, ma incide profondamente sulla vita di tutta la famiglia (Trabucchi, 2000). Le conseguenze possono essere molteplici e complesse, influenzando le dinamiche familiari, le relazioni interpersonali e il benessere generale di ogni membro.

Le situazioni di tensione che più comunemente incidono sono:

  1. Stress e sovraccarico fisico o mentale. Chi si prende cura di un anziano depresso spesso si trova a gestire un carico emotivo e pratico molto pesante. La preoccupazione per la salute del familiare, la frustrazione di fronte ai sintomi, la gestione delle attività quotidiane possono portare a stress, ansia e burnout. 
  2. Alterazione delle dinamiche familiari. La depressione può stravolgere le relazioni familiari. I membri della famiglia possono sentirsi in colpa, impotenti o arrabbiati. Le comunicazioni possono diventare difficili e tese, e l’atmosfera familiare può diventare irritante e negativa.
  3. Isolamento sociale. La depressione spesso porta gli anziani a isolarsi, rifiutando le attività sociali e ritirandosi in sé stessi. Questo isolamento può avere una conseguenza negativa anche sui familiari, che possono sentirsi esclusi e soli.
  4. Problemi economici. Le cure per la depressione possono comportare costi elevati, sia per i farmaci che per le terapie. Inoltre, la perdita di autonomia dell’anziano può richiedere l’assunzione di badanti o l’adattamento della casa, generando ulteriori spese.
  5. Impatto sulla salute dei familiari: Lo stress e la preoccupazione per un familiare depresso possono indebolire il sistema immunitario dei familiari e aumentare il rischio di malattie.

Non esitare a chieder l’aiuto di medici, psicologi, assistenti sociali, Gruppi di sostegno ecc. Bisogna sostenere l’anziano nel seguire le terapie prescritte dal medico e incoraggiarlo a partecipare ad attività sociali e riabilitative. Rendere l’anziano consapevole (senza fargliene carico) delle preoccupazioni della famiglia per la sua salute e la necessità di aiutarlo.

Conclusione

Il processo di invecchiamento rafforza nel tempo la costruzione della singolarità di ogni uomo e quindi il suo valore. Anche quando la malattia della mente sembra ridurre la capacità della persona di avere una esistenza significativa, la clinica deve identificare la specificità dei percorsi di vita. Lo specialista deve valutare l’evolversi della malattia per costruire percorsi terapeuti realmente efficaci.

Il problema attuale è quello di creare una coscienza sanitaria che consente all’uomo di imparare a vivere la propria senescenza accettandola sul piano psicologico e fisico. Alle istituzioni sanitarie il compito di affrontare l’assistenza tenendo presenti tutte le implicazioni che derivano dalle moderne conoscenze dell’ordine psicologico psicoanalitico geriatrico e psichiatrico.

Il vecchio non ha bisogno di politica assistenziale ha bisogno di un ambiente sociale che gli consenta di vivere la sua vecchiaia «in modo – come più volte affermato dal professore Cazzullo – che ogni provvedimento rispetti l’assunto di esigere che gli uomini restino uomini anche durante la loro ultima età».

Antonio La Daga

Bibliografia

  1. American Iournal of PsychiatiaPnhjkPsychiatryonline.org/doi/10.1176/ajp.136.7.895, 1979
  2. Ajuriaguerra J et al: Trouble mentaux de la senilité. Enciclop. Med-Chir. Paris 1954
  3. Aristotele: Opere Universali, Laterza, Bari1973   
  4. Canonico, Scapagnini U: Le basi Neurochimiche del trattamento. Chiarugi Edzioni-1985
  5. Cicerone M.T: Cato Maior de Senectude. Ed. Avia Pervia, Sormani Roma 1997
  6. De Beauvoir S.: La Viellesse. Ed. Gallimard. Vol. 2-1985
  7. Galeno: La salute (De sanitate tuenda. Libro I), a cura di Sabrina Grimaudo. IRIS. Università di Palermo 2012
  8. Ploton L: La persona anziana. Intervento medico e psicologico. Raffaele Cortina Ed. 2003
  9. Seneca: Epistulae Morales Ad Lucilium – Liber XVII
  10. Terenzio Afro P., nell’a. IV, sc. 1a della commedia Phormio 
  11. Smeraldi E, Colombo C: I ritmi biologici e la malattia dell’umore. Airon Ed. 2004
  12. Trabucchi M, Bianchetti A: La depressione dell’anziano. Quaderni AIP. Critica Publishing Editore. Roma. 2000

Foto: Envato Elements

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