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Depressione e disturbi alimentari

L’associazione tra depressione e disturbi alimentari pone una sfida importante ai professionisti della salute mentale. Spesso questi disturbi nelle fasi iniziali possono essere invisibili. È fondamentale conoscerne le differenze sintomatologiche.

Elementi clinici

Quali sono gli elementi clinici che differenziano la depressione e i disturbi alimentari? Il disturbo depressivo maggiore (MDD) e il disturbo bipolare (BD) si manifestano frequentemente in comorbidità con i disturbi alimentari (Brewerton TD et al. 2024). Questi ultimi, indicati come disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, sono descritti nei manuali diagnostici principali dei disturbi mentali (ICD, DSM).

Nel DSM-5 -TR la depressione o, meglio, il disturbo depressivo maggiore, è un disturbo dell’umore che è incluso nel capitolo I disturbi depressivi. Lo stesso manuale DSM-5 ha unificato in un’unica sezione i disturbi della nutrizione e della alimentazione. Nella prima categoria viene inclusa prevalentemente l’infanzia e comprende i disturbi quali: pica, disturbo da ruminazione e disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo. I disturbi alimentari includono l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa, il disturbo da binge-eating.

La perdita di peso, il rifiuto per il cibo sono caratteristiche cliniche presenti in vari disturbi mentali. L’associazione fra l’anoressia nervosa e disturbi dell’umore, nello specifico nel disturbo depressivo maggiore è pari al 60-80% dei casi (Dalle Grave et al, 2018). Esistono caratteristiche cliniche comuni fra le due patologie: depressione del tono dell’umore, crisi di pianto, pensieri ricorrenti (ruminazione) e perdita di peso. Rispetto al manifestarsi della sindrome depressiva pura, le pazienti affette da anoressia nervosa hanno quadri depressivi meno gravi nel 75% dei casi (Fairburn, 2018).

Elementi che differenziano la depressione dall’anoressia nervosa

Nelle due sindromi il rapporto con il cibo si differenzia per alcuni elementi fondamentali. Il soggetto anoressico rifiuta volontariamente il cibo. Nella persona affetta da depressione, invece, la diminuzione dell’appetito può essere legata all’assenza del piacere per il gusto degli alimenti e al disinteresse generale per il cibo. Al versante opposto nei sintomi depressivi vi può essere anche un’aumentata assunzione di cibo (iperfagia) associata alla riduzione di movimento.

Inoltre, la condizione psicologica di sfiducia, la bassa autostima e la perdita di speranza possono comportare un disinteresse generale verso varie attività, fra cui l’alimentazione. Viene persa la motivazione verso il nutrimento e qualsiasi altra attività. I soggetti con disturbi alimentari, invece, volontariamente in modo programmato, diretto e specifico esercitano il controllo sul peso, sull’immagine corporea e sulla paura di ingrassare (Kris-Etherton et al. 2021).

Umore e disturbi alimentari

L’umore, nella persona sofferente di anoressia nervosa è determinato dal raggiungimento degli obiettivi prefissati, dal numero indicato sulla bilancia e dalla circonferenza del punto vita passato in rassegna dal centimetro. È inoltre influenzato dal controllo dell’adipe sulle gambe e dal desiderio di riuscire a entrare in vestiti di due o tre taglie in meno. Decisivo sul tono dell’umore è il calcolo delle calorie assunte quotidianamente con l’obiettivo di diminuirle il giorno successivo.

L’individuo affetto da depressione, invece, è pervaso da sentimenti di disinteresse verso gli obiettivi, dalla mancanza di fiducia in sé stesso e dalla assenza di piacere. Il motto del soggetto anoressico potrebbe essere: “Sono invincibile, la mia energia e la mia potenza sono inesauribili, ho il controllo sul cibo, sul mio corpo, sulla mia vita”.  Il soggetto depresso esordisce, quando ha volontà di parlare, con frasi del tipo: “Nulla ha senso, non ho speranza nella giornata odierna né per quella futura, non ho voglia o energia e piacere nel fare qualsiasi cosa”.

 La potenza e l’energia illusoria si contrappone al senso di inutilità e alla mancanza di speranza. Il depresso che all’apparenza sembra apatico rispetto all’anoressico ha un’attività cognitiva molto più veloce e polimorfa. Chi soffre di disturbi alimentari convoglia, invece, tutte le attività mentali verso un’unica direzione. Mentre l’attività cognitiva del depresso è polimorfa quella della persona che soffre di DNA (disturbo della nutrizione e dell’alimentazione) è monocorde. In generale la depressione clinica è più frequente nei soggetti con episodi di abbuffata.

Cosa fare

In comune sia la depressione che i disturbi alimentari necessitano di percorsi specialistici e del supporto di professionisti specializzati in tali ambiti clinici. A nulla valgono le frasi di amici o parenti che incoraggiano il depresso a uscire dall’ombra o l’anoressica a mangiare un pasto completo o semi-completo. Le problematiche sono profonde. La sofferenza è radicata e le patologie ne sono semplicemente l’espressione manifesta. Comprendere quale fra le due sia la patologia primaria e agire in un tempo adeguato sono già passi fondamentali.

Figure predominanti quali psicoterapeuti e psichiatri forniranno le indicazioni cliniche adeguate. Tuttavia, il primo contatto può essere anche il medico di base o l’occhio attento di una persona cara che nota variazioni sia nell’umore che nella forma fisica. A volte, però, queste patologie sono insidiosamente invisibili. Quando le vedi è perché già ci sono, ma c’è una guarigione per entrambe. Esistono strumenti clinici adeguati e percorsi scientificamente validati.  

Conclusione

È necessario un approccio multidisciplinare che accresca sia la conoscenza di base che permetta di intercettare i sintomi, sia processi di prevenzione conoscitivi. L’obiettivo è quello di ridurre il rischio di sviluppare i disturbi depressivi e i disturbi alimentari.  Saper riconoscere i primi sintomi favorisce un approccio terapeutico rapido ed efficace. Ciò impedisce di incrementare la gravità di questi disturbi, migliorando la qualità della vita delle persone che ne sono affette.

La fascia d’età maggiormente colpita è quella giovanile che rappresenta un periodo di criticità dal punto di vista umorale e dell’immagine corporea. Vivere in buona salute si riferisce all’ampio spettro di comportamenti e condizioni legati al benessere mentale ed emotivo. Consente di affrontare le sfide quotidiane della vita anche nelle persone affette da disturbi depressione, ansia e disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (Perry TR et al. 2024). L’anima ferita può guarire, si può amare nuovamente se stessi e la vita.

Barbara Solomita

Bibliografia

  1. Brewerton TD, Gavidia I, Suro G, Perlman MM. Associations between major depressive and bipolar disorders and eating disorder, PTSD, and comorbid symptom severity in eating disorder patients. Eur Eat Disord Rev. 2024;32:188-200.
  2. Dalle Grave R, Calugi S, Sartirana Manuale di terapia cognitivo comportamentale dei disturbi dell’alimentazione nell’adolescenza (CBT-Ea). Verona: Positive Press, 2018.
  3. Fairburn C. La terapia cognitivo comportamentale dei disturbi dell’alimentazione. Edizione italiana a cura di A. Carrozza e R. Dalle Grave. Erickson, 2018
  4. Kris-Etherton PM, Petersen KS, Hibbeln JR, et al. Nutrition and behavioral health disorders: depression and anxiety. Nutr Rev. 2021;79:247-260.
  5. Perry TR, Lusich R, Billman Miller MG, et al. Comparing changes in eating disorder psychopathology and comorbid symptoms over treatment in anorexia nervosa and atypical anorexia nervosa in a partial hospitalization program. Int J Eat Disord. Published online April 24, 2024.

Foto: Envato Elements

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