Periodico dell’ EDA Italia Onlus, Associazione Italiana sulla Depressione

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Il deserto della depressione: quando l’anima si arrende

La metafora del deserto per indicare la solitudine e l’isolamento delle persone affette da depressione. Esse si isolano e spesso sono isolati da parenti amici e conoscenti.

Introduzione

Immaginate un deserto arido e inospitale. Non c’è vita, solo sabbia a perdita d’occhio. Un silenzio assordante regna sovrano, interrotto solo dal vento che sibila tra le dune. Ora immaginate di essere in questo deserto, soli e senza speranza. È così che si sente una persona ammalata di depressione maggiore: persa in un deserto emotivo e sociale, senza via d’uscita.

Il caldo vi soffoca, la sete fa bruciare la gola e le labbra, il sudore gronda dalla fronte, non c’è un riparo dal sole, un’oasi nel deserto. La temperatura del corpo aumenta, la sabbia brucia ed il sudore non basta a raffreddare le nostre membra stanche ed insicure. Si vive una sensazione di morte imminente. La nostra mente è invasa dal tormento, dall’angoscia, dalla crescente paura di morire. Intanto si è già morti dentro! Ed ecco che, accecati dai riflessi del sole sulla sabbia, compaiono miracolosamente delle visioni, miraggi di una fresca oasi, con ombrose palme e zampilli d’acqua. Così si sente chi vive una grave depressione. Egli si isola nel suo dolore interiore, creando un vuoto emotivo per cercare di anestetizzare la sofferenza e la profonda malinconia.

Il deserto emotivo: anedonia e apatia

La depressione non è solo tristezza. È un’oscurità che avvolge l’anima, prosciugando ogni gioia e interesse. Le persone depresse non provano più piacere nelle attività che un tempo amavano (anedonia) e si sentono completamente apatiche. È come se la loro capacità di provare emozioni si fosse spenta. Niente ha più valore, si ha una certezza d’incapacità, d’inadeguatezza ed abbandono nella speranza di lenire i sensi di colpa. Colpe inesistenti che possono arrivare a certezze deliranti.

La mancanza del provare piacere è associata a un ridotto funzionamento del circuito cerebrale della ricompensa. È un sintomo presente anche in altre patologie e predittivo di depressione. Anche lo stress è parte attiva nel provocare sintomi depressivi. «Dunque, si può ipotizzare che lo stress attraverso alterazioni delle vie dopaminergiche, potenzi o provochi l’insorgenza di anedonia e che ciò determini lo sviluppo della depressione. Tuttavia, ad oggi, pochi studi hanno esaminato come le misure neurali della ricompensa e gli eventi stressanti si associano ai sintomi depressivi» (Cherchi B, 2021).

Il deserto sociale: isolamento e solitudine

Il deserto emotivo della depressione ha un effetto domino anche sulle relazioni sociali. La persona depressa si chiude in sé stessa, si isola dagli amici e dalla famiglia. Le interazioni sociali diventano faticose e sgradevoli. Si crea un deserto sociale intorno al depresso, che si sente sempre più solo e incompreso. Le persone che gli vivono a fianco provano forti sentimenti di tristezza, compassione e frustrazione nel vederli abbandonati a sé stessi e incapaci di reagire. Si sono attivati i neuroni a specchio nel loro cervello.

I neuroni a specchio sono cellule nervose che sono stimolate quando osserviamo negli altri una manifestazione di tristezza o di un altro sentimento.  Essi si attivano per un meccanismo empatico e consentono il riconoscimento e la comprensione diretta delle emozioni degli altri, provando in forma riflessa gli stessi sentimenti (Roganti, 2021).

I familiari accorati e contagiati dalla persona depressa lo esortano ad una risposta positiva al male interiore. Li esortano ad alzarsi dal letto, a lavarsi, ad uscire di casa, a camminare. Tutti buoni propositi che sortiscono però nel malato l’effetto opposto ed un ulteriore isolamento del paziente. Le persone a lui vicino dopo vari tentativi deludenti e scoraggiati dai risultati abbandonano l’idea e si allontanano ulteriormente dall’ammalato. Alcuni di loro possono anche colpevolizzare e criticare la persona cara perché non reagisce, pur essendo stato stimolato dal loro benevolo intervento. Con il loro operato però aggravano solo il suo senso di colpa ed incapacità.

Dice Goleman, psicologo, scrittore e giornalista statunitense: «Se una persona scarica i propri sentimenti aggressivi [o negativi, NdR] su di noi (accessi di rabbia, minacce, disprezzo o disgusto), questi attivano nel nostro animo le stesse emozioni negative. Il suo atto ha un notevole impatto neurologico: le emozioni, infatti, sono contagiose.» (Goleman, 2006). Ne consegue che il parente, gli amici, i conoscenti si allontanano ulteriormente dal depresso per evitare un protratto e negativo contagio emotivo.

Un popoloso deserto di uomini soli

Nelle città moderne sovrappopolate si vive a volte a stretto contatto anche fisico con altre persone, in spazi insufficienti e quasi disturbati dalla presenza dell’altro. La sensazione è quella di sentirsi pigiati in un mezzo pubblico affollato o imbottigliati nel traffico. Ecco allora che ci si isola con le cuffie alle orecchie ascoltando musica, chattando con il telefonino o leggendo un libro per avere un po’ di privacy. Siamo vicini l’uno all’altro e pur tanto lontani empaticamente.

Potendo scegliere preferiamo la compagnia di persone, simpatiche e allegre che possano rapirci e non farci pesare il disagio del momento. Cerchiamo di evadere, di non vedere, di distrarci magari sentendo la radio. In quel momento i neuroni a specchio sono stimolati da sentimenti di intolleranza, rabbia, impazienza e si cerca di evitare la fonte di sofferenza subita o riflessa.

Parimente una persona depressa può vivere con un esercito di persone e sentirsi sola, in colpa, incapace anche perché non di buona compagnia. Il suo prossimo la evita, pur stando a suo stretto contatto, quasi fosse un fantasma o un appestato. Si vive in un popoloso deserto, inseguendo il tempo che fugge via e falsi valori della vita sociale.

Le cause del deserto: ormoni e neurotrasmettitori

Alla base del deserto della depressione ci sono diverse cause, tra cui fattori genetici, ambientali e biochimici. Si pensa che un ruolo chiave sia giocato da un malfunzionamento di alcuni neurotrasmettitori, come la serotonina, la dopamina e la noradrenalina (Unobravo, 2022). Questi neurotrasmettitori sono essenziali per la regolazione dell’umore, della motivazione e del sonno. Inoltre, recenti studi hanno evidenziato un ruolo importante dell’ossitocina, l’ormone dell’empatia, fortemente coinvolto nella stabilità della relazione umana, sentimentale e sociale (Tavormina M, 2024). Nelle persone affette da depressione l’ossitocina risulta spesso carente.

Il rifugio nel guscio: la morte interiore

Per sfuggire al dolore e all’angoscia, il depresso si rifugia in un guscio emotivo. Si chiude in sé stesso, evitando qualsiasi contatto con il mondo esterno. Il letto diventa il suo rifugio, un luogo sicuro dove potersi isolare dalla sofferenza. I pazienti si rinchiudono nella loro corazza viscerale, passano interminabili ore a letto in attesa di essere rapiti dal sonno per non soffrire. Vivono così in un profondo abbandono incuranti anche dei bisogni primari come la fame. Un deserto sentimentale negativo che li avvolge li stritola, e li isola, inducendoli alla rinuncia sociale. La depressione è come una morte interiore: la persona si sente svuotata, senza più energie né speranze.

Conclusione

Il deserto della depressione è un luogo buio e solitario. Ma c’è speranza. Con l’aiuto di un terapeuta, il supporto di persone care e, se necessario, di farmaci, è possibile uscire da questo deserto e tornare a vivere una vita piena e significativa. È importante ricordare che la depressione è una malattia e, come tale, va curata. Non aver paura di chiedere aiuto: non sei solo.

La depressione non è una condanna a vita, può essere efficacemente curata da professionisti del settore. Bisogna riconoscerla e non confonderla con la tristezza vitale, che è solo uno dei sintomi della malattia. È possibile uscire da questo male oscuro e ritrovare la gioia di vivere, ma è necessario farsi aiutare. La speranza è il primo germoglio che fiorisce nel deserto, la luce che guida verso la guarigione.

Maurilio Tavormina

Bibliografia

  1. Cherchi B, Depression, anhedonia, and the role of stress: a psychophysiological perspective. Padua Thesis and dissertation Archive, https://hdl.handle.net/20.500.12608/30283
  2. Goleman D. Intelligenza sociale. Entrare in sintonia con gli altri per costruire relazioni felici– BUR Rizzoli, (2006) p.19
  3. Roganti D & Ricci Bitti P.E. Empatia ed emozioni: alcune riflessioni sui neuroni specchio. Giornale italiano di psicologia, 2012, pp565.590, DOI: 10.1421/38773
  4. Tavormina M. L’amore romantico e l’ossitocina. Depressione Stop, 2024, https://deprestop.it/lamore-romantico-e-lossitocina/
  5. Unobravo Dopamina e serotonina: differenze ed effetti. 2022. https://www.unobravo.com/post/dopamina-e-serotonina

Foto: Envato Elements

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