Prima di sviluppare una determinata malattia psichiatrica, alcune persone possono presentare una personalità definita premorbosa. Con il termine di depressione endodiretta, Silvano Arieti definiva e descriveva questo particolare tipo di personalità premorbosa nel suo Manuale di Psichiatria (Arieti S, 1969). Arieti è stato uno dei più importanti psichiatri italoamericani del secolo scorso. Famosi sono i suoi scritti sulla schizofrenia. Lo studio e la ricerca scientifica hanno trascutato per molti anni di questo tipo di personalità e l’inquietudine di fondo. Oggi alla luce delle nuove scoperte nel campo delle neuroscienze e degli esordi psicopatologici esse trovano una nuova vita (Flint J, 2023).
L’inquietudine prima della tempesta
La caratteristica di fondo di questa personalità è l’inquietudine che è presente in persone che sono etichettate come rigide. Sono persone con poca creatività, che imitano molto gli altri. E li imitano bene. La loro vita è motivata dal dovere e non dal piacere. La loro perseveranza li porta a raggiungere buoni livelli professionali. Devono dedicarsi sempre a qualcosa. Alla continua ricerca di approvazione si nascondono sotto una cornice convenzionale, in un cosiddetto «sistema di opinioni e di codici di valori» (Kolb, 1973). Conservano sotto questa cornice un’energia e un’inquietudine incessante e persistente. Non possono, però, gridare il loro disagio. Hanno un inferno nel cuore. Agli altri sembrano persone da invidiare, da imitare. Nascondono il proprio disagio. Devono dimostrare di essere felici.
Esempi da imitare
Sono spesso citati come esempi da seguire. Costruiscono relazioni sentimentali stabili, durature. Arieti afferma che «intraprendono una relazione solo perché il partner ha bisogno di loro». Cercano sempre di essere disponibili. Non possono dire di no. Spesso sono eccessivamente prodighi. Però non possono permettersi di essere scoperti. Verrebbe messo a nudo il loro disagio e la loro inquietudine. E sarebbe la fine. Tutti capirebbero la loro nullità, la loro inutilità, il loro falso incidente. Devono essere di esempio: un modello che può tormentarli per tutta la vita.
La corteccia che copre la loro inutilità esce a volte allo scoperto, spesso con scatti di ira, di rabbia che a stento riescono a controllare. Questi comportamenti disorientano e sorprendono lo spettatore. Umiliato e sconfitto da questa concessione si ritirano nel loro mondo rafforzando la convinzione di inutilità e di indegnità.
Iperattività, irrequietezza e inquietudine
La persona che ha questo fondo temperamentale deve continuamente dedicarsi agli altri, non può consentirsi di dedicarsi a sé stesso. Per questo motivo lavora, studia, scrive incessantemente. Sembra iperattivo. Cerca costantemente di trovare nuovi impegni. Alcuni lo ritengono un po’ ipomaniacale, ossessivo con significato positivo e discreta ammirazione. Ma lui teme di fermarsi per non far scoprire la sua inquietudine. Non se lo può consentire. Per questo motivo le affermazioni positive hanno l’effetto di far aumentare la sua inquietudine. Avverte un profondo dolore interno che gli altri non possono e non devono vedere. Non può permetterselo. Per nasconderlo deve continuamente fare e agire (Klein DN et al., 2011).
«Non so dire di no»
Afferma spesso di non saper dire di no. In questo modo conferma a sé stesso l’incapacità di controllare la propria inquietudine. Ma mostra ancora una volta la dedizione imitativa all’altro. «Puoi contare su di me», non perché entra in empatia con l’altro ma perché deve proteggersi, nascondersi. Deve proteggere la propria inquietudine, inettitudine ed infelicità.
Il circolo vizioso dell’inquietudine
È un meccanismo che si gira e rigira su sé stesso. Continua a girare rinforzandosi. Lo accompagnerà per tutta la vita se non interviene un evento scatenante. Questo circolo vizioso potrebbe essere scalfito dalla psicoterapia se soltanto la persona avesse il coraggio di togliersi la maschera.
Non si sente all’altezza del ruolo che ha, non lo merita. Per questo motivo viene spesso additato di falsa modestia. Ma lui sa che non è così. Per tale motivo aumenta il suo senso di inquietudine e di inadeguatezza.
La ricerca dei maestri
Un altro aspetto che si osserva spesso in questi soggetti è la ricerca del maestro. Sommerso dalla propria inquietudine affida il suo malessere a maestri. Sono figure professionali o superiori che ritiene siano stati fondamentali del proprio percorso di vita. «A loro devo tutto. Se sono oggi così è solo merito loro. Io, però, non li merito». Affida a loro il ruolo di figure parenterali, che non è riuscito a lottare o che non ha meritato. Per tale motivo, potrebbe anche combatterli. Ma non può, non solo perché li ammira. Non può farli scendere dal piedistallo. Sarebbe la fine. Resterebbe solo il vuoto della sua infelicità. Arieti afferma che «Le autorità fanno parte di lui, dei suoi valori, e del suo mondo simbolico» (Arieti S, 1963). Su questo mondo appoggia tutta la sua esistenza, fatta anche di falsi ricordi o della ricerca della bugia.
Il crollo
Queste persone vivono una costante condizione di inquietudine e di insoddisfazione. Vivono su uno sfondo di disagio sul quale possono scatenarsi eventi dirompenti. Tra i diversi fattori precipitanti Arieti descrive la morte improvvisa di una persona importante. Anche un fallimento lavorativo o sentimentale può far precipitare il suo mondo. Vive, insomma, «la perdita di un oggetto a cui attribuire valore».
Sintomi dell’inquietudine esplosa
Tra i sintomi che frequentemente compaiono in questo crollo è descritta l’ansia. Viene, infatti, invaso da un’ansia esplosiva, dalla paura di un pericolo imminente di cui è l’unico responsabile. Si sente in trappola, ma ha la giusta punizione. Non può più tornare indietro. «L’evento scatenante ha già provocato disastri», secondo Arieti. L’inquietudine sottostante è dovuta alla consapevolezza di aver perso oramai lo scopo della propria vita, l’amore della propria madre. La persona viene, così sommersa, dal sentimento di abbandono di cui è vittima e allo stesso tempo carnefice. È stata lei la causa del suo male. Merita tutto ciò.
Conclusioni
Quando si rende conto che non è riuscita a rimediare al disastro annunciato precipita nella depressione. Conoscere questo tipo di personalità depressiva è importante. Può aiutare il clinico a prevenire la caduta nella depressione. Riconoscere l’inquietudine di fondo di queste persone non è semplice. Richiede la conoscenza del problema e la capacità di aiutarlo a togliersi la maschera in ambiente protetto. La psicoterapia è la cura, la psicoterapia può allentare ed eliminare le sue inquietudini. Le inquietudini sono frantumate. Dalle rovine dell’inquietudine esce fuori il nucleo vitale della grande energia che esse contengono.
Francesco Franza
Bibliografia
- Arieti S. Manuale di Psichiatria. Boringhieri, 1969
- Flint J. The genetic basis of major depressive disorder. Mol Psychiatry 2023;28:2254-2265.
- Klein DN, Kotov R, Bufferd SJ. Personality and depression: explanatory models and review of the evidence. Annu Rev Clin Psychol. 2011;7:269-295.
- Kolb LC. Psichiatria clinica, Idelson, Napoli, 1978
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