Gentilissima dottoressa,
Sono figlia di un uomo a cui hanno diagnosticato tanti anni fa una Depressione Maggiore. Ho imparato nella mia vita a distinguere la malattia da una semplice stanchezza ed a capire i piccoli segnali che hanno preceduto sempre la malattia. Mio padre è un uomo buono ed ho sofferto con lui.
Ora io aspetto il Natale con paura: già perché ogni anno in questo periodo mio padre si riammala e noi con lui. Potrebbe spiegarmi perché succede questo? Possiamo fare prevenzione? La malattia è ereditaria? Sa, dottoressa ho due bambini. Laura
Gentilissima Laura,
Condivido la sua sofferenza e cerco di rispondere alle sue interessantissime domande nel migliore dei modi. La diagnosi che è stata fatta a suo padre e la ricorrenza da lei citata orientano per un disturbo depressivo importante, caratterizzato dal fatto che ritorna periodicamente in un determinato periodo dell’anno.
Da quello che mi dice il passaggio dallo stato di benessere al patologico è sottile, progressivo tanto che lei riesce a coglierne i segnali. Siamo quindi nell’ambito di disturbo depressivo definito Depressione Maggiore Ricorrente ad andamento Stagionale.
Le riacutizzazioni si ripresentano di solito in autunno o inverno, come nel caso di suo padre, e migliorano in genere in primavera.
In letteratura non appare chiaro il motivo per cui ci sia stagionalità limitandosi gli studi a trarre dalla realtà un dato statistico. Tuttavia alcuni autori attribuiscono a fattori atmosferici ed ambientali la stagionalità, ma siamo ancora lontani dalla piena comprensione.
La Depressione è ereditaria?
Per ciò che riguarda la ereditarietà occorre premettere che esistono fattori di rischio di ammalare di episodi depressivi quali aspetti temperamentali (ad esempio affettività negativa o nevroticismo), aspetti ambientali (ad es aver avuto esperienze infantili negative o avere eventi di vita stressanti che possono slatentizzare il disturbo depressivo). (DSM-V, APA, 2013).
I fattori genetici possono incidere ed in letteratura è riportato che i familiari di primo grado di soggetti con Depressione maggiore hanno un rischio di svilupparlo da 2 a 4 volte maggiore rispetto alla popolazione generale. L’ereditarietà in senso stretto sarebbe del 40% ma il temperamento nevrotico spiegherebbe tale predisposizione.
Quali sono le cause della Depressione?
Non è facile poi descrivere l’origine della Depressione: esistono, come abbiamo accennato, fattori di vulnerabilità genetica, ambientale e di esperienze di vita.
Qui di seguito tenterò di semplificare il complesso meccanismo, non ancora del tutto conosciuto, che rappresenta la base biochimica dei Disturbi Depressivi, e che spiegherebbe cosa avviene nelle nostre cellule nervose quando ci si ammala di tali disturbi depressivi.
A livello del nostro sistema nervoso, in particolare delle nostre cellule nervose esistono meccanismi biochimici sofisticati che fanno tutti capo alla esistenza di sostanze che vengono chiamate neurotrasmettitori, sostanze cioè capaci di trasmettere informazioni tra le cellule e di far funzionare il complesso meccanismo neuronale nel suo insieme. Quasi tutti i numerosi neurotrasmettitori funzionano in connessione tra loro, ed è difficile separarli, tuttavia possiamo dire, semplificando molto, che serotonina, noradrenalina, e dopamina sono i neurotrasmettitori maggiormente implicati nelle cause dei disturbi depressivi.
Biochimica della Depressione
L’ipotesi di un ruolo della serotonina nella origine della Depressione occupa un posto centrale da oltre 20 anni ed è sostenuta da varie linee di ricerca che, partendo da numerose indagini cliniche e neuroendocrine hanno individuato un’alterazione del sistema serotoninergico nella patologia depressiva.
Esisterebbe dunque una diminuzione di attività o una minore stabilità del sistema serotoninergico che rappresenta una sorta di fattore di vulnerabilità o predisposizione associato ad un rischio maggiore di sviluppare la Depressione. Tale disfunzione serotoninergica svolgerebbe poi una funzione facilitativa, al crearsi di un deficit noradrenergico. Ciò spiega la contemporanea alterazione dei due sistemi e l’impiego in terapia di farmaci che agiscono su entrambi i neurotrasmettitori.
In questi ultimi anni si sono andati accumulando numerosi dati che hanno evidenziato alterazioni di distinti sistemi neurotrasmettitoriali nei disturbi dell’umore, in particolare del sistema noradrenergico, serotoninergico, colinergico e dopaminergico. Più recentemente, sono state documentate disfunzioni anche del sistema GABAergico e di numerosi neuropeptidi.
Il ripristino del normale equilibrio esistente tra questi due sistemi sembra infatti alla base dell’effetto positivo dei farmaci antidepressivi.
Anche altri neurotrasmettitori cerebrali entrerebbero poi in gioco nella Depressione esistendo connessioni, relazioni tra sistema noradrenergico e sistema colinergico e tra questo ed il GABA ed i neuropeptidi. (Trattato di Psichiatria, 2009)
È possibile una prevenzione?
La prevenzione si attua sia attraverso la precocità della cura delle caratteristiche personologiche (nevroticismo), sia con la precoce risoluzione emotiva dei fattori ambientali. Tali strategie preventive diminuiscono il rischio di ammalare e migliorano la evoluzione di un disturbo già in essere. Fondamentale quindi un precoce lavoro psicoterapico e la precoce instaurazione di terapia farmacologica nei casi già conclamati.
Per ciò che attiene la prevenzione delle ricadute, le linee guida internazionali indicano che la somministrazione di stabilizzatori dell’umore può ridurre la ciclicità del ritorno stagionale.
Marilisa Amorosi
Bibliografia
- DSM-V, APA, 2013
- AA. VV., Trattato di Psichiatria. Masson, 2009