Introduzione
L’inquietudine giovanile e i disturbi dell’umore sono da ritenersi un’emergenza per la loro gravità e per la loro complessità. In quanto tale, devono allertare tutti, dalle famiglie alla scuola a tutte le organizzazioni istituzionali pubbliche e private. Anche quelle istituzioni che hanno come obiettivi l’insegnamento della tecnica perché essa non prescinde dalla formazione.
La tecnica presuppone conoscenze ma anche disciplina, regole, ed empatia. Sono tutti elementi che sono alla base di una sana relazione e di un’efficace comunicazione. In questo ambito rientrano le scuole sportive, scuole di danza, scuole di musica, scuole artistiche, estetiche ecc. Sono tutte scuole formative e palestre di vita, così come nel mondo del lavoro. In esso l’uomo ha la sua centralità con il suo sapere che è al contempo conoscenza pratica e relazionale.
La prima scuola formativa è la famiglia a cui segue la scuola. Entrambe le istituzioni devono avere tra gli altri obiettivi quello basato sul loro confronto e sul dialogo. Lo scontro tra esse, viceversa, genera nei giovani confusione, disorientamento e perdita dei loro modelli di riferimento. Sull’apprendimento di quei modelli negativi gestiranno poi le loro conflittualità.
L’obiettivo che dobbiamo auspicare è che venga privilegiata la formazione dei giovani a partire dall’infanzia. Ciò comporta che, da adulti, essi devono avere imparato a trovare in sé la forza per non soccombere alle esperienze negative della vita.
La resilienza e l’inquietudine giovanile
La resilienza è la forza di non crollare e se si cade si deve imparare a ritrovare la forza psichica per rialzarsi. Essa è la forza che viene dalla motivazione, dal piacere e dal desiderio di andare comunque avanti e dare un senso ed uno scopo alla vita.
La motivazione è generata dalle sane relazioni e dai validi esempi che il giovane ha avuto. Dall’apertura alla vita. Esempi di cui i genitori prima e gli insegnanti dopo devono essere stati i principali modelli.
Sono esempi che egli cercherà sempre e che saprà riconoscere in altre persone e in contesti diversi. I giovani hanno bisogno di esempi da emulare, li cercano loro stessi con il non detto, coi loro comportamenti spesso mal compresi dagli adulti. Se la vita dei ragazzi è carente di modelli da emulare il giovane li cerca altrove e li trova nella droga, nell’alcol, nel mondo virtuale o nel rifiuto della vita stessa.
Inquietudine giovanile e disturbi comportamentali
I disturbi comportamentali dei ragazzi, dai disagi ai disturbi psicologici e psichiatrici, vanno visti in modo correlato, integrato con i fattori familiari sociali ed ambientali. Il venir meno del supporto di questi fattori, favorisce l’insorgenza di patologie come i disturbi della sfera ansiosa e soprattutto depressiva. I sintomi costituiscono il linguaggio più diretto e manifesto con cui i giovani chiedono aiuto. Sono lo specchio di un’inquietudine giovanile che gli adulti, prima, non hanno colto nella loro essenzialità.
In un’epoca di grandi trasformazioni sociali, culturali e tecnologiche come la nostra, questi messaggi vengono spesso rimossi o banalizzati dagli adulti. I giovani diventano pertanto le vittime di questa società immersa nel suo individualismo, competitiva e volta alla cura del denaro e dell’immagine.
È una cultura tesa a negare il dolore e la malattia perché si pone in antitesi con l’ideale ambito di immortalità e perfezione. In tale contesto culturale, i giovani spesso rimangono soli nella loro sofferenza. Le loro grida di dolore, quando diventano disperazione, purtroppo, esitano in comportamenti che degenerano in reati. Reati che l’organismo giudiziario, che è un’istituzione di protezione sociale, punisce con provvedimenti di detenzione carceraria o disponendo misure di riabilitazione.
Queste le conseguenze, necessarie ma prevenibili. Bisognava ascoltare prima quella disperazione, quel grido di aiuto che i giovani lamentavano. Perché la disperazione nei giovani ha altre modalità espressive. Si rende palese con un altro linguaggio comunicativo che si basa soprattutto sul comportamento e che gli adulti devono saper cogliere ed interpretare.
Inquietudine giovanile e nuove forme depressive
Le nuove melanconie (Recalcati, 2019). Così lo psicanalista Massimo Recalcati definisce le nuove forme depressive. A voler dire che nel nostro tempo soprattutto le nuove generazioni hanno la tendenza a rifugiarsi dalla vita. Ad isolarsi in un mondo in cui si sentono al sicuro. Ciò che in psichiatria è definito come un comportamento di fobia sociale. L’essere a contatto con gli altri, vivere appieno la vita con gli altri, viene da essi vissuto come una perturbazione insopportabile (ibidem). I ragazzi con inquietudine giovanile percepiscono il mondo ostile nei loro confronti perché non ci si sente compresi e accolti.
Se la vita non ha un futuro, ed è un quotidiano tentare di affermare sé stesso in una lotta dichiarata o malcelata contro tutto e tutti. Se le famiglie e il mondo adulto sono affettivamente assenti. A quel ripetuto “se” il giovane decide ed attua il suo distacco, la sua sconnessione, trasforma la sua casa in una sorta di rifugio protetto. La sua protezione è lo smartphone o il computer, il nuovo mondo sono i social.
D’altra parte, molti giovani di oggi non hanno scopi perché il futuro è incerto e quindi non hanno desideri e non hanno piaceri. Tutto questo li rende abulici e demotivati. Solo le attività a rischio risultano degne d’attenzione perché li fanno sentire vivi, importanti. In altri casi essi ricorrono all’ autolesionismo tramite il quale cercano il dolore fisico per tirare fuori il dolore interiore. Un tragico far da sé in assenza di altre soluzioni.
I ragazzi con inquietudine giovanile vivono quindi in una sorta di deserto emozionale, con scarse forme di comunicazione interpersonale che a volte si traducono in manifestazioni di aggressività o forme di violenza.
L’inquietudine giovanile e gli adulti
L’aspetto più drammatico è che i ragazzi con inquietudine giovanile non sanno distinguere ciò che è grave da ciò che non lo è. Nessuno glielo ha insegnato sin da piccoli. È un problema che viene spesso da lontano. Il giovane quello disagiato di oggi è come se vivesse in una sorta di deserto etico, deresponsabilizzato e disinserito dalla società. E allora gli adulti hanno il dovere di chiedersi dove sbagliano e in cosa devono radicalmente cambiare. Una soluzione sta nel guardare sempre finalmente in faccia i ragazzi. Penetrare il loro sguardo per arrivare a cogliere i loro pensieri e le loro emozioni e prestare ascolto, molto ascolto. Basterebbe sostituire spesso la domanda «cosa ti sta succedendo?» con «sei felice?».
La propensione all’aggressività, l’inquietudine giovanile, l’incapacità di gestire i propri impulsi, l’incapacità a stabilire relazioni affettive, sono presenti in molti adolescenti che vivono il disagio. Queste problematiche possono sfociare in gravi forme psicopatologiche, dai disturbi d’ansia alle più gravi forme depressive. D’altro canto, il tessuto socio-relazionale ed affettivo, in cui stanno crescendo i nostri giovani, può favorire l’emergere di forme di psicopatologia anche genetiche, o temperamentali, o familiari. Tali psicopatologie potrebbero non manifestarsi se non ci fossero fattori di rischio sociali e ambientali.
Considerazioni
Da quanto detto, emerge la necessità di un forte impegno preventivo nei confronti delle famiglie e del contesto micro e macro-sociale. L’obiettivo è di scongiurare il formarsi di un humus favorevole all’insorgere di queste forme di disagio giovanile. Esso è sempre più responsabile di disturbi mentali di cui l’ansia e i disturbi dello spettro depressivo sono le evidenze più frequenti. Con tali prospettive si rende necessaria un’opera di informazione, attraverso interventi di vario tipo mirati alla conoscenza della depressione, dell’importanza della prevenzione e della cura.
La conoscenza dei disturbi depressivi deve facilitare il ricorso alla richiesta di aiuto e di cure. In tale ottica va pertanto superato lo stigma che penalizza la dignità del sofferente e ne compromette la guarigione. È importante rivolgersi a persone in grado di ascoltare o confidare in diagnosi accurate e/o alla psicofarmacologia fornite da persone competenti quali gli psichiatri/e. Tali percorsi caratterizzano la cura della depressione.
Con questi obiettivi lavora da venti anni l’Eda Italia onlus che attraverso molteplici modalità divulgative e informative trasmette l’importante concetto che «dalla depressione, si può e si deve guarire». Gli eventi cadenzati in tutte le regioni italiane nel mese di ottobre, riconosciuto come il mese del depression day, si arricchiscono di altro materiale divulgativo.
Depressione Stop (www.deprestop.it) è una rivista online, scaricabile anche in pdf. Essa è pubblicata dall’associazione l’Eda Italia onlus, a cura di redattori esperti in salute mentale e disturbi dello spettro depressivo. In essa troverete informazioni aggiornate sulla depressione e i disturbi dell’umore.
Enza Maierà
Bibliografia
Massimo Recalcati, Le nuove Melanconie. Destini del desiderio nel tempo ipermoderno, 2019, Raffaello Cortina Editore