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Creatività e resilienza

Che legame esiste tra creatività e resilienza? Come il pensiero creativo può supportare la nostra capacità di affrontare circostanze avverse? Questo articolo cerca di evidenziarne i nessi e le similitudini.

Introduzione

La resilienza è intesa come una capacità auto-riparativa (www.Treccani.it). La definizione rimanda alla resistenza alla rottura di un materiale oppure alla capacità dei tessuti di riprendere l’aspetto originale dopo una deformazione. Tale caratteristica è assolutamente umana e non straordinaria. Nell’essere umano la resilienza indica la resistenza agli stress fatta di autocontrollo, consapevolezza, fiducia nelle proprie capacità. Non è un tratto stabile e immodificabile bensì qualcosa che può essere appreso e sviluppato. In questo breve articolo cercheremo di sottolineare nessi e similitudini tra creatività e resilienza.

Entrambe condividono aspetti tali da far pensare che una propensione al pensiero creativo possa essere un buon modo per proteggere dagli stress della vita.

«In principio Dio creò il cielo e la terra …» (Le confessioni, Sant’Agostino, Libro 12). Il termine creò nella radice greca Kraino ed ha il senso di produrre, creare, compiere. Creare, nella sua derivazione latina creo, si riferisce alla capacità immaginativa. Il termine creare ha assunto nel tempo questa duplice sfumatura: creare per produrre o fare qualcosa, creare per liberare la fantasia.

Da allora la creatività, eccelsa caratteristica umana ha interessato la comunità scientifica.  

Creatività e resilienza: la storia

Aristotele nel Problema XXX.1 Saggezza, Intelletto, Sapienza sottolinea: «Non ci fu mai grande ingegno senza un pizzico di follia». Il binomio creatività e follia è stato ampiamente cavalcato nel corso dei secoli. Nel medioevo scomparirà nelle ombre del secolo oscuro, per tornare prepotente nel Rinascimento. La creatività nel Rinascimento riguarda maggiormente l’originalità che la genialità. La malinconia permetterebbe, secondo il pensiero in voga all’epoca, di accedere alla meditazione. Nel Romanticismo il tema vira verso la passione sregolata, l’eccentricità versus la tradizione; Byron sarà l’emblema di tale concezione.

 Il Positivismo vedrà gli studi di Lombroso, ricercare comunanze tra genio, follia e criminalità; si fa strada l’idea dell’ereditarietà. Da allora il tema è stato ampiamente discusso seppur con risultati contrastanti. In letteratura esistono numerose ricerche che trovano una correlazione tra creatività e patologia mentale contrastate da altrettante ricerche che negano tale correlazione.

Con l’inizio del Novecento la creatività comincia ad essere considerata appannaggio dell’essere umano e non solo qualità di pochi eletti. La promozione della creatività diventa proposta educativa, vedi il valore che la scuola Montessoriana riconosce a tale carattere della natura umana. Nel 1951 il termine creatività entra nel vocabolario Italiano. Nel 1999, Organizzazione Mondiale della Sanità la inserisce nelle life skill, ritenendola fondamentale per l’essere umano (Marmocchi et al, 2004).

«La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte, le grandi strategie», così parla Albert Einstein. Noi ruberemo queste parole di un questo grande personaggio del Novecento per indagare brevemente il legame tra creatività e resilienza. Vogliamo cercare i nessi tra creatività e resilienza. La creatività può avere un effetto protettivo rispetto al dolore mentale?  

Creatività e resilienza: definizioni

È interessante osservare le similitudini tra i due concetti: creatività e resilienza. La resilienza è un processo di apprendimento o crescita, è la possibilità di trasformare una situazione drammatica o dolorosa riorganizzandolo in senso positivo (Cyrulnik & Malaguti 2005). Trasformazione e riorganizzazione appartengono all’atto creativo (Antonietti e Cesa Bianchi 2003) al cambiamento di punto di vista che induce una reinterpretazione meno critica e dolorosa del proprio vissuto. Resilienza è anche la capacità di vedere nella crisi una nuova occasione di ricerca personale (Cyrulnik & Malaguti, 2005).

La ricerca ha molto a che fare con la creatività nel suo generare nuove idee (più aperte o comunque diverse). La terza similitudine è relativa all’idea che la resilienza sia la capacità di annodare i rapporti tra passato, presente e futuro. È la possibilità per l’individuo di connettersi ad un ambiente (sia fisico, sia emotivo sia culturale etc) che ha dovuto abbandonare (Cyrulnik & Malaguti, 2005). La possibilità di esprimere attraverso associazioni nuove elementi apparentemente remoti. La creatività sarebbe una costante auto-invenzione che consente agli individui di prosperare, di crescere, di affrontare situazioni drammatiche o di vita attraverso ingegno e pensiero laterale (Abramson et al, 2018; De Bono, 2000).

Il pensiero creativo

Uno dei maggior teorici del pensiero creativo Paul Guilford ci illustra quali sono i fattori implicati nel pensiero creativo (Guilford 1970):

  • Fluidità: capacità di generare un buon numero di nuove idee.
  • Flessibilità: capacità di mutare facilmente la prospettiva con cui guardare la situazione o mutare categoria di idee.
  • Originalità: capacità di generare nuove idee inattese.
  • Elaborazione: capacità di organizzare, dettagliare, portare a compimento un’idea.
  • Valutazione, ovvero la capacità di comprendere quale sia la nuova idea più pertinente tra quelle designate.

A questi elementi possiamo aggiungere la bi-associazione, ovvero l’associazione di elementi incompatibili (Mednick, 1962). Altri aspetti interessanti sono l’insight ovvero l’idea improvvisa ed il pensiero laterale (De Bono, 2000).  Tutti vanno a costituire i capisaldi della creatività che si associa alla revisione resiliente dell’evento.

Considerazioni

La vita richiede lo sforzo creativo che vada oltre il fatalismo e la mera accettazione del dolore. La vita richiede la capacita di superare e trasformare l’evento e l’accadimento. «La vera scoperta non consiste nel trovare nuovi territori ma nel vederli con nuovi occhi», ci dice Proust. Il raccontare, il capovolgere, il fantasticare, il rivivere «come se», il trasformare in atto creativo il dolore può farci tollerare meglio il dolore mentale.

La metafora che meglio mette in risalto l’entità della resilienza e l’essenza della creazione è il Kintsugi. Quest’arte giapponese antichissima consente di riparare le crepe e le rotture con il materiale più prezioso, ovvero l’oro. Ci insegna, così, ad accogliere e valorizzare ciò che è imperfetto nel mondo e in noi stessi. Le nostre ferite possono essere rese preziose e creare in noi nuova forma. «Di logica e di ragione moriamo ogni giorno. Di immaginazione viviamo» (Yeates).

Patrizia Amici

Bibliografia

  1. Abramson T e Braverman- Schmidt P. Resilience and creativity: tools to living life to its fullest. Innovation in Aging
  2. Antonietti A e Cesa Bianchi M. Creatività nella vita e nella scuola. Mondadori, Milano, 2003.
  3. Cyrulnik B e Malaguti E. (A cura di).  Costruire la resilienza. La riorganizzazione positiva della vita e la creazione di legami significativi. Erickson, Gardolo di Trento, 2005.
  4. De Bono E. Il pensiero laterale. Rizzoli, Milano, 2000..
  5. Guilford JP: Creativity: retrospected and prospect. Journal of Creative Behavior. 1970, 4: 149-169.
  6. Marmocchi C, Dall’Aglio et al. Educare le life skills. Come promuovere le abilità psico-sociali affettive secondo l’organizzazione Mondiale della sanità, Erickson, 2004.
  7. Mednick S A. The associative basis of creativity. Psychological Review, 1962. 69: 220-232.

Foto: Envato Elements

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