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Ligabue, tra genio artistico e follia

Ligabue, affetto da disturbo bipolare, è uno dei più importanti artisti del Novecento. Un grande pittore che trovò nella pittura la salvezza dopo una giovinezza difficile e piena di sofferenza.

Il genio di Ligabue a Conversano

Le sale del Castello di Conversano, in provincia di Bari, da marzo ad ottobre 2023, ospitano le opere di un grande artista del Novecento, Antonio Ligabue.

Ligabue è conosciuto come il “pittore pazzo” per la sua particolare storia personale unita al suo grande genio artistico.

Il legame tra genio e follia

Fin dall’antichità l’esistenza di un possibile legame tra genio e follia è uno dei motivi persistenti della nostra cultura. Platone nel Fedro scrive che “tutto ciò che è grande è accaduto nel delirio” (Platone, 2011).  Marsilio Ficino, filosofo del Rinascimento, correla la melanconia ad una fase preliminare della creatività, diventando slancio geniale. Nelle “Vite” di Giorgio Vasari la stranezza è considerata elemento imprescindibile del genio (Vasari, 2015).

Diverse sono le prove scientifiche e biografiche del legame che unisce il disturbo bipolare e i temperamenti affettivi all’immaginazione e all’espressione artistica.

L’analisi di diverse biografie di artisti suggerisce la presenza di disturbi dell’umore. La letteratura, in particolare, riporta un aumento di 10 volte del tasso di disturbo bipolare tra gli artisti rispetto alla popolazione generale (Greenwood, 2020).  

È stato osservato che gli stati euforici (mania ed ipomania) producono idee ed associazioni in un ritmo di frenetica energia. La melanconia, il polo opposto del disturbo bipolare, tende invece ad imporre un ritmo più lento e a raffreddare gli ardori della mania. I pensieri e le osservazioni sorti nelle fasi maniacali sono osservati e analizzati con rigorosi criteri che permettono l’elaborazione di grandi opere artistiche (Redfield Jamison, 1996).

La storia di Ligabue

Antonio Ligabue nasce a Zurigo nel 1899 da Elisabetta Costa, italiana, ma a soli nove mesi viene affidato ai coniugi Gospel, svizzeri tedeschi. Sia la famiglia di origine che quella di adozione sono caratterizzate da condizioni socio-economiche precarie. L’infanzia del piccolo Ligabue è segnata da malattie (rachitismo e gozzo) che lo portano ad uno sviluppo psicofisico anomalo e a serie difficoltà scolastiche. Cambia spesso scuola e viene inserito nell’ Istituto di Marbach, un collegio per ragazzi disabili e con problemi comportamentali. L’abilità nel disegno viene tuttavia subito riconosciuta.

Il primo ricovero in ospedale psichiatrico risale al 1917, ne succedono tanti altri a seguito di crisi nervose molto violente. La diagnosi che viene posta alla dimissione è quella di “psicosi maniaco-depressiva” (un altro nome per indicare il disturbo bipolare). Durante un ricovero presso l’ospedale psichiatrico di S. Lazzaro il dottor Tarana stabilisce con lui un rapporto particolare e ne scopre il genio artistico. Il medico consente a Ligabue di dipingere nell’ospedale e di uscire in giardino per ritrovare la sua amata natura.

Grazie alle sue eccezionali capacità artistiche la storia di quest’uomo cambia perché nell’arte riesce ad esprimere la sua tensione e la sua aggressività. Dipingere lo calma, gli permette di gestire le sue crisi.

 “Del resto è confermato da numerose testimonianze che l’artista dipingeva le cose migliori proprio nei momenti di crisi più acute, quando era turbato, carico emotivamente […] “. Così scrive il critico d’arte Marzio Dall’Acqua (2015). 

Le opere di Ligabue

La mostra ospita le opere dell’artista che percorrono i tre temi caratterizzanti l’intera produzione artistica: gli animali, i paesaggi bucolici e gli autoritratti. In ognuno di questi temi possiamo individuare alcuni aspetti psicologici che costituiscono un carburante del genio pittorico. Nelle scene di natura selvaggia e di lotta degli animali il pittore esprime tensione e aggressività che lo tormentano.

L’ “Aquila con volpe” è un’opera di grande comunicatività. Nella bocca della volpe raggiunta dall’aquila traspare tutto l’attaccamento alla vita e il dolore di perderla, in un tentativo ultimo di salvezza. L’angoscia impressa anche nelle spesse pennellate date alla tela ricorda L’Urlo di Edvard Munch, un artista anch’egli probabilmente affetto da disturbo bipolare.

La precarietà dell’esistenza raffigurata in piccole figure umane sperse nei paesaggi della natura è un tema caro all’artista. Gli autoritratti invece costituiscono un invito al viaggio all’interno della sua anima complessa. Gli occhi grandi e profondi sembrano persi nelle profondità del proprio ricco mondo interiore ma appaiono anche tesi verso un’implorante connessione con l’osservatore. Si evince una quota di melanconia in tutti gli autoritratti, alcuni contraddistinti anche dai segni delle ferite autoinflitte su fronte e su naso.

Conclusioni

Nonostante la gravità del quadro clinico di Ligabue, che si evince dai numerosi ricoveri in ospedale psichiatrico, il suo genio artistico è indiscusso. La sua intera produzione artistica ci mostra com’è possibile trasformare miseria e malattia in genialità. L’enorme complessità dell’animo dell’artista traspare in ogni opera.

Il lavoro creativo per Ligabue è il mezzo privilegiato per “calmarsi” e sublimare impulsi aggressivi ordinando emozioni e pensieri caotici attraverso l’opera pittorica.

Dipingere diventa il suo rifugio sicuro in un mondo ostile, il riscatto di un’intera esistenza.

Antonella Litta

Bibliografia

  1. Dall’Acqua Marzio, Antonio Ligabue, Castelvecchi, Roma 2015
  2. Greenwood TA. Creativity and Bipolar Disorder: A Shared Genetic Vulnerability. Annu Rev Clin Psychol. 2020 May 7;16:239-264.
  3. Platone, Fedro, Piccola Biblioteca Einaudi. Classici. 2011
  4. Redfield Jamison Kay. Touched with Fire: Manic-Depressive Illness and the Artistic Temperament Reissue edizione, 1996
  5. Vasari Antonio. Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri.  Einaudi Tascabili, 2015.

Foto: “Autoritratto con sciarpa rossa – A. Ligabue”, foto scattata da Antonella Litta, 2023, per sua gentile concessione.

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Ligabue, autoritratto con sciarpa rossa

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