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Intelligenza e sofferenza

L’uomo è un essere simbolico dotato di una serie di intelligenze che lo caratterizzano in modo particolare in ogni modalità esistenziale. L’esperienza di sofferenza può essere causata anche da una gestione disfunzionale delle nostre intelligenze. Queste, possono esserci anche di aiuto per la cura.

L’importanza dell’intelligenza

L’intelligenza è quella capacità che ci consente di agire in base a regole precise, secondo la nostra struttura psicologica. Viviamo l’intelligenza per lo più spontaneamente e solo in una piccola percentuale in forma riflessa.

L’intelligenza simbolica riflessa è una peculiarità prettamente umana, costituita dall’aspetto critico/valutativo. Stimolata da un vissuto nuovo, problematico o di sofferenza, è spesso svalutata e/o non abbastanza considerata. Infatti, con la diffusa moda del va dove ti porta il cuore, e non solo nella vita di coppia, ci invita a seguire la spinta emotiva senza pensare troppo.

Il rischio è che l’intelligenza emotiva non viene ben integrata con le altre intelligenze. Le spinte del piacere e libertarie di taluni movimenti giovanili, danno una lettura castrante della riflessione razionale. La struttura che diamo alle nostre esperienze, è vista come una gabbia che limita la creatività, mentre è proprio la riflessione razionale alla base delle intelligenze creative.

Vari tipi d’intelligenza

Le intelligenze corporea, emotiva, fantastica, razionale e creativa, sono utili al nostro benessere se ben integrate, cioè espresse insieme, in una determinata esperienza (Ariano 2000). Ogni individuo può preferire l’uso particolare di una di esse o al contrario farne un uso errato, carente o eccessivo.

L’intelligenza corporea esprime col corpo, cioè nei gesti, nella postura e negli atteggiamenti l’idea di uomo di un individuo. La persona col corpo comunica e s’incontra con gli altri.

L’intelligenza emotiva esprime il valore che un individuo dà alla propria vita, e come intende preservarla. Le emozioni sono la risposta immediata e personale di un l’individuo ad una relazione o ad un evento. La paura e rabbia sono usate per difendersi, la gioia e la tristezza per avvicinarsi.

L’intelligenza fantastica esprime la convinzione che le idee del singolo come quelle di tutti noi ci arricchiscono. Usiamo le immagini per esprimere le idee che stanno emergendo mediante diverse forme espressive. Con queste, le idee personali cercano l’incontro, con la possibile condivisione dei diversi significati.

L’intelligenza razionale esprime l’esigenza dell’uomo di trovare punti d’incontro per vivere meglio e crescere. Le modalità per realizzarli sono il linguaggio verbale ed il comportamento, cercando di costruire concetti univoci e condivisibili.

L’intelligenza creativa esprime l’esigenza di verità assoluta (sommo bene) e mai raggiungibile dall’uomo. Questa spinta porta l’individuo a usare tutte le esperienze e le conoscenze per trovare sempre nuove soluzioni ai problemi che l’esistenza gli pone (Gardner 2019).   

L’intelligenza e la sofferenza   

Nella depressione, può succedere che le intelligenze emotiva e corporea sono molto coartate e quelle fantastica e razionale difettano. Infatti, la persona che soffre del disturbo depressivo, critica il proprio stato di malattia con valutazioni di inadeguatezza. La ritiene dannosa, lamentando di non essere amabile, di non meritare affetto, di non riuscire ad amare neanche fisicamente. Il dubbio circa la sanità mentale e del valore personale, la fanno sentire inefficace a raggiungere i propri scopi.  

Spesso la persona depressa ha difficoltà a valutare le proprie capacità di concentrazione, di attenzione e si spaventa di perdere il controllo della propria mente. Teme di non riuscire a valutare le sue paure non motivate, cosi da esagerare inconsapevolmente il suo malessere. Prova ad imporsi uno stato non depressivo cercando di modificare emozioni e comportamenti. Siccome i risultati non sono quelli sperati, teme di non poter migliorare mai il suo stato psicofisico (Cassano 2012).

Un caso eccezionale

Giovanni è una persona dotata di una intelligenza razionale particolare, che oltre a conseguire una laurea a pieni voti, lo ha portato anche ad un ottimo successo professionale. Il lavoro amministrativo che ha ricoperto in diverse aziende, ha beneficiato dei suoi periodi ipomaniacali. Infatti, si focalizzava sullo studio approfondito delle problematiche aziendali, lavorando fino a tarda ora e portandosi spesso il lavoro a casa. Tutto questo appagava i soci delle aziende (private), purtroppo con l’insoddisfazione della famiglia per il poco tempo dedicato ad essa. 

Questa attenzione particolare a tematiche cognitive aveva diversi focus culturali, con notevoli scambi sui social. Tali capacità riguardavano anche discipline poco attinenti al suo lavoro. Il risultato positivo del flusso intellettivo, emerse anche nell’impegno a controllare le cure mediche che la figlia doveva avere. Giovanni, in virtù della sua solerzia al controllo dell’operato dei medici, finiva spesso per scontrarsi con questi, evitando però possibili errori terapeutici.

Anche quando la fase maniacale cedette il passo alla fase depressiva, l’intelligenza cognitiva del paziente, ebbe un ruolo importane nell’affrontarla. Nella fase più intensa in cui l’apatia lo bloccava a letto e stentava ad essere concentrato sul lavoro riuscì a mantenere una applicazione utile. Ovviamente, oltre alla sua razionalità, per mantenere il suo posto al lavoro, fece ricorso anche alla terapia medica, assentandosi dal lavoro solo una settimana. La partecipazione psicoterapica, sempre nella fase acuta di Giovanni, fu anch’essa faticosa. L’uso di una razionalità congrua del vissuto depressivo, lo contenne e limitò i tempi richiesti per il miglioramento dell’umore.

Conclusioni

Le diverse intelligenze, oltre ad essere fondamentali per la nostra vita, ci consentono continuamente di migliorarla. Purtroppo, come tutte le cose, usate in modo inadatto, possono essere anche causa di sofferenza.

La storia del paziente, ci ha mostrato le opportunità offerte dalle nostre intelligenze. In particolare, le intelligenze (razionale e simbolica riflessa) le possiamo utilizzare per prenderci meglio cura di noi. Ci possono aiutare, ad evitare di scivolare in forme paradossali di ragionamento, che spesso acuiscono la sofferenza.

Francesco Cervone

Bibliografia

  1. Cassano G. B., Tundo A. (2012), a cura di. Trattato di psichiatria Terza edizione, Milano Elsevier.
  2. Ariano G. (2000), Diventare Uomo L’antropologia della psicoterapia d’integrazione strutturale, Roma Armando
  3. Gardner H. (2019), Intelligenze Creative Prima edizione nell’Universale Economica Feltrinelli/Saggi.   

Foto: Envato Elements                                                             

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