Periodico dell’ EDA Italia Onlus, Associazione Italiana sulla Depressione

Logo Eda
EDA Italia Onlus

Il tempo in rete o “time screen” e salute mentale

Questo breve articolo per illustrare la nostra percezione del “time screen”: il tempo durante l’uso dei social network. Quando viaggiamo in rete siamo presi dal nostro lavoro e perdiamo la concezione del tempo trascorso con importanti ricadute sulla nostra salute mentale.

L’articolo cerca di riassumere brevemente le ultime ricerche relative alla percezione del tempo sui social ed in internet. Di fatto, l’argomento si presenta assai complesso. Le conclusioni sono difficili da trovare. Risulta evidente che troppo tempo passato davanti allo schermo dei nostri cellulari ci isola e può avere conseguenze negative in termini di salute e benessere. Le ricerche però sottolineano maggiormente le motivazioni legate all’uso come negative per la nostra salute mentale.

Noi e il tempo vissuto

Il tempo è una dimensione fondamentale della nostra vita. Infatti, ogni fenomeno del nostro vivere è legato allo scorrere del tempo. Abbiamo bisogno di collocare gli eventi nel tempo per poter avere una percezione di noi stessi. In particolare, la psicologia si è interessata alla prospettiva temporale, ovvero il tempo psicologico che intercorre tra ricordi del passato e prospettive del futuro. La nostra comprensione dello scorrere del tempo è influenzata da molteplici fattori. Tra questi possiamo inserire la qualità di ciò che viviamo e le emozioni ad essa associate. Ad esempio, la noia e la sensazione di dilatazione del tempo trascorso, la felicità e il tempo compresso. Maggiori informazioni abbiamo e più la percezione del tempo si riduce.

Il tempo e la rete

Internet ha reso nulle alcune dimensioni tra le più fondamentali per l’uomo: lo spazio ed il tempo. La possibilità di connettersi 24 ore su 24 ha azzerato la dimensione temporale della comunicazione. Il mondo è accessibile sempre: notizie, aggiornamenti, interazioni, acquisti… tutto a nostra portata da mattina a sera e ritorno. E se il tempo non è un problema neppure lo spazio ed i luoghi lo sono.

Posso connettermi da ogni luogo e sfruttare ogni momento. Posso ordinare qualcosa dalla macchina al semaforo, rispondere ad un amico all’una di notte. Postare qualcosa in un momento di attesa, cercare notizie indifferentemente alle quattordici del pomeriggio come alle due del mattino. Sembra fantastico… ma non lo trovate un pelo stressante? Forse al semaforo possiamo guardarci intorno, rispondere al nostro amico ad un orario consono e che consenta una risposta. Possiamo recarci in un negozio a comprare, parlare con qualcuno, prenderci il tempo di un telegiornale…  etc.

Perdiamo il tempo pensando di guadagnarne ed ottimizzarlo. Siamo sempre alla ricerca di tempo. Spesso sento le persone o me stessa dire:” non ho tempo… non ho avuto tempo”. Vero? Forse no.

Le ricerche scientifiche

Molte ricerche legano il tempo passato sui social con l’uso dannoso degli stessi e con alcuni problemi di salute mentale. In particolare risulta forte la correlazione con: depressione, ansia, stress, diminuzione dell’autostima. Inoltre, il tempo passato sui social media è correlato ad un generale impoverimento della qualità della vita. Diminuzione di interessi ed hobbies, impoverimento delle relazioni sociali, fino all’isolamento (Dorrestein 2025; Sechi 2025). Il time screen, inoltre, impatta sul funzionamento del pensiero e sul sonno.

L’esposizione prolungata allo schermo provoca una diminuzione della melatonina. Questa diminuzione porta conseguentemente a ridotta qualità del sonno ed aumento del rischio di insonnia. I disturbi del sonno possono legarsi poi a problemi di concentrazione ed efficienza nelle attività quotidiane (Domingues-Montanari, 2017).

Uno studio su 1820 soggetti di ambo i sessi con età media di 21 anni mostra interessanti conclusioni (Sechi et al 2025). Lo studio indaga il rapporto tra tempo trascorso sui social, motivazioni e problemi psicologici. Rispetto alle motivazioni sono stati identificati la socializzazione, la ricerca di informazioni, l’evasione da proprio mondo, l’intrattenimento e l’auto espressione. In particolare, risultano associati ad un aumento della dipendenza l’auto espressione, la fuga e la compensazione di mancanze sociali attraverso i social (Dorrestein et al 2025).

Il tempo, la salute mentale ed i social

La sofferenza mentale sembra essere associata alle motivazioni in misura maggiore rispetto al tempo passato sui social (Sechi et al 2025). La creazione di contenuti e la comunicazione diretta tra le persone sono associati, infatti, al benessere. Al contrario l’uso passivo ed il tentativo di sfuggire la dalla realtà sono associato ad una riduzione del benessere (Verduyn et al. 2017). Le motivazioni associate a maggior disagio mentale rimandano all’esigenza di apparire per compensare l’autostima ed il desiderio di non vedere la realtà. Infatti, in accordo con la letteratura la ricerca di Sechi (2025) e colleghi trova che anche poco tempo passato allo schermo possa essere associato a dipendenza.

Time screen

La tendenza alla dipendenza da internet può essere misurata attraverso il time screen. Il tempo percepito on line può essere indagato attraverso il modello della Scalar Timing Theory (Gibbon 1977). Questo modello distingue tre diversi stadi: clock stage: clock stage, memory stage, ed il decision stage.

Nel clock stage un pacemaker genera impulsi pari alla durata dell’evento che vengono accumulati qualora la nostra attenzione sia concentrata su qualcosa. Quando siamo distratti gli impulsi non si accumulano; infine, nello stadio della decisone attraverso memoria e consapevolezza siamo in grado di inferire se l’evento è stato breve o lungo (Droit-Volet and Gil, 2009). Uno studio interessantissimo di Gonidis e Sharma (2017) indaga la stimolazione di internet sulla percezione del tempo. I due studiosi dimostrano con uno studio abbastanza complesso che internet e Facebook causano errori nella valutazione e stima temporale. In particolare, Facebook è associato ad una sovrastima del tempo rispetto alla normale ricerca internet. In particolare sembra che sulla sovrastima o sottostima del tempo trascorso abbia un ruolo importante il tipo di stimolo. Questo sarebbe infatti legato ad un aumento dell’eccitazione cerebrale e alla continua ricerca di stimoli nuovi.

Conclusioni

Le conclusioni sono complicate ed il campo della ricerca deve sicuramente approfondire il tema del tempo trascorso in rete. Può essere esperienza comune quella di non accorgersi del tempo che trascorriamo scrollando i social, o attaccati allo schermo. Il mondo scorre intorno a noi e non dobbiamo “lasciarci vivere” dietro e attraverso lo schermo del pc o del telefonino. Potrebbe essere importante prestare attenzione allo scorrere dei minuti e delle ore mentre siamo collegati.

Quali modi possiamo trovare per ricordarci che, mentre siamo persi nello spazio senza spazio e nel tempo senza tempo dei nostri schermi, il chronos (il tempo) scorre? Puntare una sveglia, mettere un impegno a ridosso del collegarsi, guardarci intorno e non isolarci nello schermo, staccarsi ogni tanto per fare qualcosa di concreto? Non ho una soluzione e la rimando a noi tutti. Prendiamo il nostro tempo per non perderlo.

Patrizia Amici

Bibliografia

  1. Burén J, Nutley S B and Thorell LB: Screen time and addictive use of gaming and social media in relation to health outcomes. Frontiers in Psychology, 2023; 14. https://doi.org/10.3389/fpsyg.2023.1258784
  2. Domingues-Montanari S.Clinical and psychological effects of excessive screen time on children. Journal of paediatrics and child health, 2017; 53(4), 333–338. https://doi.org/10.1111/jpc.13462
  3. Droit-Volet, S., & Gil, S. The time–emotion paradox. Philosophical Transactions of the Royal Society B: Biological Sciences, 2009;364(1525), 1943-1953.
  4. Dorrestein M, Nutley SB and Thorell L B. Screen Time, Addictive use of Social Media, Motives for Social media use and media content: Interrelations and Association with psychosocial problem. Internationa Journal of Mental Health and Addiction, 2025. http: // doi.org/10.1007/s11469-025-01491-5
  5. Gibbon, J. Scalar expectancy theory and Weber’s law in animal timing. Psychological Review, 1977. 84(3), 279-325. doi:10.1037/0033-295X.84.3.279
  6. Gonidis L and Sharma D. Internet and Facebook related images effect the perception of time: Gonidis and sharma. Journal of Applied Social Psychology 2017. In: www. Researchgate.net/Publication/312923203
  7. Sechi M, Saladino V et al. Adolescent mental health in the digital era: social media, screen time and digital literacy. Journal of Clinical Developement Psychology 2025, 7(1): 92-115.

Foto. Envato Elements

0 0 voti
Article Rating
Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Il più recente
Il più antico Il più votato
Feedback in linea
Visualizza tutti i commenti
Il tempo in rete.

Ultime News

Solo poche parole.

Editoriale. Solo poche parole

Parlare e condividere “in un mondo in corsa” necessita di conoscenze e competenze sempre più aggiornate. Usare parole in modo rigoroso e chiaro per diffondere il sapere scientifico e culturale è un obiettivo dei redattori di Depressione Stop. Utilizzare parole adeguate sulla salute mentale non è semplice: richiede un impegno, un sostegno e un supporto di tutta la rete di Depressione Stop.

Leggi ...
La fotografia lenta, di Luigi Starace.

La fotografia lenta. Guardare con calma per andare lontano

La fotografia lenta invita a rallentare e a guardare con attenzione. È un modo di scattare che si sofferma sui dettagli e sul senso del momento, restituendo autenticità allo sguardo.
Non serve produrre: serve vivere l’esperienza. Scattare con lentezza significa togliere il superfluo visivo e ritrovare il valore del vedere. È una palestra di attenzione e calma interiore, che aiuta a concentrarsi su ciò che conta davvero, oltre la fretta e il rumore quotidiano.

Leggi ...

Macro Aree

Articoli Correlati di Categoria

Newsletter

Puoi cancellare la tua iscrizione quando vuoi

newsletter
0
Mi piacerebbe conoscere il tuo pensiero, si prega di commentarex