Introduzione
È sempre maggiore il rischio di separazione tra una neurologia intesa come disciplina ad impronta biologica, anatomica e clinica per eccellenza ed una psichiatria sociale, contemplativa e quasi letteraria. A tal proposito un terreno estremamente fertile di incontro e di confronto è valutazione dei disturbi depressivi durante le malattie neurologiche come l’ictus cerebrale.
Il diffondersi della depressione come disabilità è argomento di interesse per il superamento di un approccio clinico opposto tra malattie del cervello e della mente. Scienziati come Meynert, Von Monakow e Wernicke, erano convinti che le alterazioni fisiologiche e patologiche del sistema nervoso fossero alla base delle malattie della psiche (Neri, 2002).
Lo stesso termine di neuropsichiatria non è più usato negli ultimi anni nel nostro paese. Oggi, invece, è molto utilizzato nel campo della ricerca clinica, sia in Europa che in Nord America. La neuropsichiatria rappresenta un campo in continua evoluzione, che offre nuove prospettive per la diagnosi e il trattamento di molte malattie neurologiche e psichiatriche. L’approccio integrato di questa disciplina permette di offrire ai pazienti cure più efficaci e personalizzate (Berrios et al. 2002).
Depressione e ictus: un legame complesso
La depressione post ictus si riferisce alla depressione persistente dopo un ictus ed è il disturbo dell’umore più comune dopo una lesione cerebrovascolare. Essa è presente in circa 85% dei pazienti con ictus e può insorgere in qualsiasi momento fino a 5 anni dopo il danno cerebrale (Ezema et al, 2019). Tale condizioni si osserva frequentemente nelle settimane e nei mesi successivi alla fase acuta o subacute (Ibrahimagic et al, 2019).
La depressione e l’ictus presentano un legame complesso. Entrambe le condizioni possono coesistere ed influenzare negativamente la qualità della vita e il benessere generale di un individuo. Una combinazione di vari fattori può essere causa della malattia depressiva post ictus.
- Danni cerebrali. La riduzione della sostanza bianca del cervello, soprattutto nella regione può indurre disfunzioni del pensiero ed emotive distruggendo alcuni circuiti delle cellule nervose associate alle emozioni (Wang et al, 2018).
- Cambiamenti nello stile di vita. La perdita di autonomia, le limitazioni fisiche e i cambiamenti nel ruolo sociale possono contribuire alla depressione.
- Stress e ansia. L’esperienza dell’ictus e le preoccupazioni per il futuro possono aumentare lo stress e l’ansia.
La depressione può facilitare il rischio di ictus
Studi scientifici suggeriscono che la depressione può anche aumentare il rischio di sviluppare una malattia cerebrovascolare. I meccanismi alla base di questa associazione non sono ancora del tutto chiari, ma potrebbero includere.
- L’Infiammazione cronica. Anormale produzione di neurotrasmettitori (serotonina, dopamina, ecc.), con conseguente depressione (Wang et al, 2018). Elevati livelli di infiammazione possono danneggiare i vasi sanguigni.
- Le alterazioni del sistema cardiovascolare. La depressione può influenzare la pressione sanguigna, il ritmo cardiaco e la coagulazione del sangue, aumentando il rischio di ictus.
- Comportamenti non salutari. Le persone depresse possono adottare comportamenti dannosi come fumare, bere alcol o seguire una dieta poco equilibrata. Fattori che a loro volta aumentano il rischio di ictus.
- Sintomi Specifici. La depressione post ictus (PSD) può includere sintomi legati alla disabilità fisica e al declino cognitivo, mentre la depressione maggiore è più legata a fattori biochimici.
- L ‘andamento. La PSD può avere un andamento variabile e può migliorare con il recupero fisico. Mentre la depressione endogena tende ad essere più persistente e meno influenzata da fattori esterni.
Fattori di rischio per la depressione post ictus
Dopo un evento cerebrovascolare, la depressione post ictus è una delle complicanza più comuni. Numerosi fattori possono aumentare il rischio di sviluppare questo disturbo. Ecco alcuni dei principali.
- Fattori legati all’ictus stesso. Le lesioni cerebrali, che interessano le regioni frontali associate alla regolazione dell’umore, sono più frequentemente associate alla depressione. Più estesa è la lesione ischemica, più è facile che insorga la depressione. Alcuni tipi di ictus, come quelli emorragici, possono essere associati a un rischio maggiore di depressione.
- Fattori psicologici preesistenti. Persone che hanno già sofferto per disturbi dell’umore sono più a rischio. Individui con tratti di personalità con l’ansia o il pessimismo possono essere più vulnerabili.
- Fattori socio-ambientali. La mancanza di un adeguato supporto sociale può aumentare il rischio di depressione. Stress, lutti o altre esperienze negative possono aggravare la condizione. Povertà, isolamento sociale e limitazioni funzionali possono contribuire alla depressione (Ezema et al, 2019).
- Fattori fisici. Maggiore è la disabilità conseguente all’ictus, maggiore è il rischio di depressione. Il dolore cronico può aumentare il rischio di sviluppare disturbi dell’umore. La presenza di altre malattie croniche può aggravare la depressione.
- Fattori farmacologici. L’uso di corticosteroidi (cortisone, cortisolo) nelle fasi acute dell’ictus può aumentare il rischio di depressione.
La depressione post ictus (PSD) e altri disturbi dell’umore
Pur condividendo molti sintomi con altri disturbi dell’umore, la depressione post ictus presenta alcune caratteristiche distintive legate alla sua origine neurologica. Spesso si manifesta nelle prime settimane o mesi successivi all’ictus, anche se può comparire in fasi più tardive.
È strettamente correlata alla sede e all’estensione della lesione cerebrale causata dall’ictus. Spesso si associa ad altri sintomi neurologici come deficit cognitivi, disturbi del sonno, affaticamento e apatia. L’evento traumatico dell’ictus e le sue conseguenze (disabilità, cambiamenti nello stile di vita) possono agire come fattori scatenanti specifici.
Caratteristica differenziali | Depressione post ictus | Depressione maggiore | Disturbo bipolare |
Inizio | Spesso legato a un evento neurologico (ictus) | Può avere un inizio graduale o improvviso | Cicli di mania e depressione |
Sintomi fisici | Spesso presenti (fatica, disturbi del sonno, cambiamenti dell’appetito) | Possono essere presenti, ma meno specifici | Possono essere presenti durante la fase depressiva |
Relazione con lo stress | L’ictus è un evento stressante significativo | Lo stress può essere un fattore scatenante, ma non è specifico | Lo stress può innescare episodi maniacali o depressivi |
Patologie associate | Spesso associata ad altri sintomi neurologici | Può essere associata ad altri disturbi mentali (ansia, disturbi del sonno) | Può essere associata a disturbi d’ansia e psicotici |
Trattamento della depressione post ictus (PSD)
La ricerca sulla depressione post ictus è in costante evoluzione, portando a nuove strategie terapeutiche e una comprensione più profonda dei meccanismi alla base di questa condizione.
Grazie all’avanzamento della ricerca nella genetica si stanno sviluppando test per identificare i farmaci antidepressivi più efficaci e geneticamente personalizzati per ciascun paziente. In attesa di nuovi farmaci che aumentano la serotonina gli antidepressivi SSRI risultano essere ancora tra i più efficaci per la cura della depressione post ictus (Pardini & Serrati, 2018).
Sono in corso studi su nuovi composti farmaceutici con meccanismi d’azione innovativi, mirati a specifici circuiti cerebrali coinvolti nella depressione. Si stanno esplorando combinazioni di farmaci antidepressivi con altri agenti terapeutici, come i regolatori della neurogenesi (crescita delle cellule nervose), per potenziare l’efficacia della cura.
Moderne terapie non farmacologiche
La stimolazione cerebrale magnetica non invasiva. Tecniche come la (TMS) stanno dimostrando un’efficacia promettente nel trattamento della depressione resistente ai farmaci (Janicak et al, 2008).
- Terapia cognitivo-comportamentale (TCC). La TCC sembra essere la psicoterapia più adatta ai pazienti con ictus. Si sta rivelando efficace nel migliorare i pensieri e i comportamenti negativi associati alla depressione (Wang et al, 2018).
- Riabilitazione cognitiva. Programmi di riabilitazione cognitiva mirati a migliorare le abilità mentali compromesse dall’ictus possono contribuire a ridurre i sintomi depressivi.
- Interventi di gruppo. I gruppi di sostegno, le attività di gruppo e di auto muto aiuto possono favorire l’integrazione sociale e migliorare indirettamente l’umore dei pazienti. Un approccio integrato resta pur sempre quello più adatto perché combina farmaci, psicoterapia e altre terapie complementari.
Si deduce che per favorire un supporto completo al paziente è necessario affidarsi ad un gruppo multidisciplinare, composto da neurologi, psichiatri, psicologi, fisioterapisti ed altri professionisti della riabilitazione che lavorano in sinergia tra di loro (Wang et al, 2018).
Considerazioni
Tra le nuove aree di ricerca si sta indagando il ruolo del microbioma intestinale nella regolazione dell’umore e nella patogenesi della depressione post-ictus. L’infiammazione cronica, spesso presente dopo un ictus, potrebbe contribuire alla depressione e pertanto, nuove terapie antinfiammatorie potrebbero essere utili.
La neurogenetica sta studiando strategie per proteggere le cellule cerebrali danneggiate dall’ictus e promuovere la loro rigenerazione attraverso tecniche di biologia molecolare. L’accorciamento di una regione associata al gene della serotonina incide sulla depressione post ictus.
Avere una storia di depressione in famiglia può rappresentare quindi un fattore di rischio per l’insorgenza di depressione maggiore dopo l’ictus (Andersen et al. 1995). Una diagnosi precoce e un trattamento efficace possono migliorare la qualità di vita del paziente e prevenire il rischio di suicidi.
«Quelli tra noi che non espongono facilmente le loro idee al rischio della confutazione non prendono parte al gioco della scienza.» (Karl Popper, 1959)
Ascolta che musica! (Edward Elgar – Enigma Variation No. 9) https://youtu.be/dFZ75vKe3YY?feature=shared
Antonio La Daga
Bibliografia
- Andersen G., Vestergaard K., et al. (1995) Risk factors for post-stroke depression. Acta Psychiatrica Scandinavica. 92:193–8.
- Ezema C, Akusoba PC et al (2019) Influence of Post-Stroke Depression on Functional Independence in Activities of Daily Living. Ethiopian Journal of Healt Science. 29(1):841-846.
- Ibrahimagic O.C, Smajlovic D et al. (2019) Post-stroke depression. Materia Sociomedica. 31(1): 31–34.
- Janicak PG, O’Reardon JP et al. Stimolazione magnetica transcranica nel trattamento del disturbo depressivo maggiore: un riassunto completo dell’esperienza di sicurezza da esposizione acuta, esposizione prolungata e durante il trattamento di reintroduzione. J Clin Psychiatry. 2008;69(2):222-32.
- Pardini M. & Serrati C. (2018) Depressione e malattia cerebrovascolare. Focus on Brain. N° 4, vol.2.
- Neri G. Disturbi depressivi tra neurologia e psichiatria. Airon ed. 20002
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