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Socrate non era depresso

Il suicidio di Socrate, il suo trascurare i beni materiali, la vita semplice e la divina voce interiore che lo indirizza nelle scelte potrebbero far pensare che soffrisse di depressione. Vedremo insieme quanto la sua vita sia stata un esempio di virtù, serenità ed equilibrio psichico.

Introduzione

Non ci sono prove dirette e chiare che Socrate, il famoso filosofo greco, soffrisse di depressione nel senso clinico della parola. Il concetto di depressione come disturbo mentale nell’antica Grecia era molto diverso da quello attuale, oltre a non essere chiaramente definito. Si possono fare alcune considerazioni basate sui testi storici e filosofici sull’argomento, quali l‘atteggiamento umano verso la morte.

Socrate è spesso descritto come sereno, tranquillo e accettante riguardo alla propria fine.

Il suo discorso sulla morte, soprattutto nel Fedone di Platone, evidenzia una concezione molto filosofica e distaccata dell’esistenza e della fine della vita. La sua accettazione della condanna e il suo atteggiamento verso il suicidio imposto dimostrano che Socrate era disposto a morire per le proprie convinzioni. Esse non sembrano derivare da un desiderio di morte per sofferenza personale o per un’apatia emotiva e taedium vitae. Bensì dimostrano la coerenza e un profondo impegno verso la propria filosofia e il bene della propria anima, intrappolata dal peso del corpo.

La vita di Socrate ci offre un’interessante via di conoscenza psicologica e filosofica su come nell’antichità si viveva lo stato d’animo, la sofferenza interiore e la salute mentale. Ecco altri aspetti importanti per comprendere la complessità della personalità di Socrate. Si valuta se davvero esistano indizi che possano suggerire nel filosofo la presenza di una forma di sofferenza psicologica simile al concetto attuale di depressione.

Il rifiuto dei beni materiali e la semplicità della vita di Socrate

Socrate non dava peso e rifiutava le ricchezze e i beni materiali, scegliendo di vivere senza agi e in povertà. Questa rinuncia non era motivata da una semplice mancanza di interesse al benessere fisico, ma da una precisa convinzione filosofica. Socrate credeva che l’attaccamento alle cose materiali potesse distogliere l’uomo dall’essenziale, seguendo il superfluo e l’effimero.

 Dava sostanzialmente molta importanza alla cura dell’anima e alla ricerca della virtù. Per lui, infatti, la vera felicità non si trovava nel possesso di oggetti, potere o ricchezze, ma nella saggezza e nell’autoconoscenza. Socrate sosteneva che solo attraverso la filosofia e la riflessione critica si poteva raggiungere uno stato di equilibrio e serenità, senza dipendere dagli aspetti materiali della vita.

La sua può essere considerata un’esistenza ascetica, austera ed essenziale, senza inutili pesi. Il suo non era un comportamento da barbone, o di chi non cura la sua persona afflitto da pensieri tristi e da depressione, ma una scelta spirituale di vita.

Il Daimònion: una voce interiore o una manifestazione psicopatologica?

Socrate parlava spesso di una voce interiore, che lui chiamava daimònion. Si tratta del celebre demone per il quale egli venne accusato di introdurre nuove divinità. Socrate allude, infatti, a una sorta di voce interiore, derivante direttamente dalla divinità, che lo mette in guardia dal compiere determinate azioni. Platone nell’Apologia di Socrate faceva dire al filosofo: «[…] in me, in più volte e in più circostanze, si verifica qualcosa di divino e demoniaco […]; è come una voce che si fa sentire dentro, fin da quando ero fanciullo, e che, allorché si fa sentire mi trattiene dal fare che io sono sul punto di fare, mentre non mi spinge mai a fare».

Daimònion era “come una voce “, non “la voce divina” che vietava il filosofo di attuare determinate cose. Daimònion distolse Socrate a partecipare alla vita politica di Atene. «Se io mi fossi messo ad occuparmi di affari dello Stato, da un pezzo sarei morto e non avrei fatto nessuna cosa utile né a voi, né a me» (Platone, Apologia).

Essa potrebbe essere valutata come qualcosa di simile alla voce della nostra coscienza morale. La voce divina potrebbe essere valutata, a mio avviso, non come una forma di pensiero delirante religioso con pseudo-allucinazioni uditive. Penso invece che sia come una forma di autogoverno etico e guida morale. Una specie di Super Io freudiano che disciplina la sua vita al bene e alla virtù. Una voce divina interiore che lo guida nel suo cammino alla ricerca della verità e lo protegge dai pericoli. Divina per lui e pertanto affidabile.

Il rifiuto di Socrate per la politica e l’impegno filosofico

Socrate visse in un’epoca d’incertezza politica, caratterizzata dalla guerra del Peloponneso e dal conflitto interno tra diverse fazioni politiche. Ciò nonostante, evitò di impegnarsi attivamente nella politica, dedicandosi invece alla filosofia e al miglioramento morale degli ateniesi. Questo suo disinteresse per la politica potrebbe sembrare un segno di delusione o rifiuto del governo politico. In realtà potrebbe essere considerato come un profondo scetticismo verso il potere, la corruzione e i compromessi della politica.

Socrate era convinto che il vero cambiamento e miglioramento umano non potesse avvenire con la politica, ma solo a livello individuale, tramite un’autentica trasformazione morale. Riteneva che l’impegno politico potesse compromettere e distoglierlo dalla purezza per ricerca della verità. Scelse di restare fedele al suo fine filosofico senza essere distratto e farsi coinvolgere dalle lotte di potere.

La serenità di Socrate di fronte alla morte e la sua filosofia

La serenità con cui Socrate affrontò la condanna a morte è eccezionale ed è uno degli aspetti più straordinari della sua filosofia. Come racconta Platone nel dialogo del Critone, Socrate, pur sapendo di essere stato ingiustamente condannato, rifiutò le proposte di fuga dal carcere dei suoi discepoli. Essi avevano organizzato la sua evasione corrompendo i carcerieri. Socrate non fugge dalla sua condanna perché «è meglio subire ingiustizia piuttosto che commetterla» (Platone, Gorgia).

Egli accetterà serenamente la morte in quanto non è un male. Essa è un sonno senza sogni oppure darà la possibilità di visitare un mondo migliore. «Ma è ormai venuta l’ora di andare: io a morire, e voi, invece, a vivere. Ma chi di noi vada verso ciò che è meglio, è oscuro a tutti, tranne che al dio.» (Platone, Apologia di Socrate).

L’andare incontro alla morte non è la ricerca della stessa come nella persona affetta da grave depressione, tanto che si difende nel suo processo ad Atene. Per Socrate la morte è un liberarsi della gravosità del corpo e un totale distacco dalla materia, con sublimazione dell’anima.

Le considerazioni di Aristotele sulla melanconia

Aristotele (Problema XXX), discepolo di Platone, scrisse che gli uomini di grande intelligenza e talento erano spesso inclini alla melancholia (termine greco, malinconia). Egli attribuiva la malinconia alla tendenza degli individui eccezionali a riflettere profondamente su sé stessi e sul mondo, portandoli a esperire momenti di tristezza o introspezione.

Tuttavia, a mio avviso, questa osservazione non si applica direttamente a Socrate. Anche se potrebbe farci pensare che alcune personalità filosofiche abbiano una maggiore tendenza alla riflessione e stati d’animo più complessi.

Non abbiamo, però, informazioni sufficienti per affermare che Socrate avesse questa malinconia così come intesa da Aristotele. Al contrario, la sua personalità appare improntata a un continuo equilibrio tra riflessione e serenità interiore.

La differenza tra dolore e disperazione nella filosofia socratica

Il dolore e la sofferenza, sia fisica sia emotiva, non sono, per Socrate, necessariamente dei mali in sé. Egli insegnava che è possibile affrontare il dolore senza esserne oppressi, perché il vero male, per lui, era l’ignoranza e non la sofferenza stessa. Egli riteneva che solo un individuo ignorante si lasciasse dominare dalle emozioni negative e dagli istinti. Invece il filosofo era capace di mantenere il controllo su di esse tramite la razionalità e la conoscenza.

Questo atteggiamento è un segno di grande resilienza, autocontrollo e volontà di non farsi sopraffare dal dolore.  Tale aspetto manifesta come Socrate vedesse la sofferenza come un’occasione per esercitare la virtù e rafforzare la propria anima, invece che una condanna insopportabile.

Non è una ricerca masochistica del dolore. Non è una passiva sopportazione o una tenace resistenza, né un sofferente abbandono al dolore psichico, così come si manifesta nelle persone depresse. Nei dialoghi platonici, Socrate appare sempre calmo e riflessivo, anche di fronte alle provocazioni o alla sofferenza.

Considerazioni

In conclusione, la personalità di Socrate, così come descritta dai suoi discepoli, non mostra alcun segno di malattia simile alla depressione. Invece, egli manifesta una serenità interiore non comune ed è capace di affrontare le difficoltà della vita e la sua morte con accettazione e coraggio.

Lontano dall’essere depresso Socrate, uomo eccezionale, sembra aver trovato nella filosofia una fonte di pace e di stabilità psichica. Essa permetteva al grande filosofo di vivere ed affrontare le prove più difficili, con equilibrio e lucidità. La sua vita e il suo pensiero suggeriscono un modello di resilienza psicologica basato sull’auto-conoscenza, la ricerca della virtù e la fede in una verità superiore. Invece che una visione scoraggiata, disillusa o depressa dell’esistenza.

Maurilio Tavormina

Bibliografia

  1. Aristotele. Problema XXX (conosciuto come Problemi di Aristotele). Traduzione e commento a cura di Claudio Moreschini, Roma: Laterza, 2001.
  2. Platone. Apologia di Socrate, Fedone, e altri dialoghi socratici. Dialoghi, a cura di Giovanni Reale, Milano: Bompiani, 2008
  3. Platone, Fedone, Garzanti, Milano 2005, 117 a-118 a, pp. 151-55.
  4. Reale, G. Storia della filosofia antica, vol. I: Dalle origini a Socrate. Milano: Vita e Pensiero, 2004.

Sitografia Platone, Gorgia file:///D:/Users/Desk/9788842114949_Testi1_002.pdf

Foto: Socrate- foto di Anne O’Sullivan, ad uso gratuito, https://www.pexels.com/it-it/foto/uomo-arte-seduto-statua-26887007/

Foto: La morte di Socrate- Di Jacques-Louis David – https://www.metmuseum.org/collection/the-collection-online/search/436105 Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=28552. Wikipedia.

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