La giovinezza di ciascuno di noi è stata caratterizzata, a volte segnata, dai voti scolastici che professori più o meno comprensivi hanno dispensato sulle nostre pagelle. Intorno al voto si sono sviluppate le più disparate trame. Alcune di esse avevano lo scopo di raggiungere un punteggio non meritato. Altre quello di nascondere ai genitori l’evidenza di un insuccesso. Altre ancora quella di rivendicare presunte o reali ingiustizie da parte del docente di turno.
Comunque la si voglia intendere il voto è stato parte del destino di crescita di tutti i giovani. Fonte di ricordi, aneddoti, discussioni, lamenti, dolori, risate. Una particella essenziale, ineliminabile, vitale della nostra giovinezza.
Voto scolastico e disturbi psichici
Da qualche tempo il voto scolastico ha preso una piega differente. Intorno ad esso si gioca il destino psicologico di giovani fragili che, al cospetto di un insuccesso, sviluppano vere e proprie sintomatologie psicologiche. Depressione, crisi di panico, ansia e perfino tentati suicidi possono essere conseguenza di un voto non gradito.
Accade così che i professori hanno sempre più paura di emettere un giudizio. I genitori affilano le armi per colpire chi danneggia i propri figli e li conduce sull’orlo del crollo psicologico. Gli studi degli psicoterapeuti si affollano di ragazzi disperati a seguito di un insuccesso scolastico.
Ancor più curiosa è la situazione in cui l’insuccesso subito corrisponde ad un voto alto, molto alto, ma non quello che ci si aspettava. La generazione più anziana potrà ben ricordare quanto avrebbe gioito per un otto o un nove quale esito di una interrogazione. È la stessa generazione che guarda con meraviglia ragazzi disperarsi per quell’otto che non è un nove o quel nove che non è un dieci. Insomma la felicità o l’infelicità di molti giovani ruota intorno ad un numero. E questo è già un problema serio!
Perché accade?
Per comprendere l’entità del fenomeno occorre fare un passo indietro e osservare il modo in cui crescono questi ragazzi. Scopriremo allora che gran parte della vita infantile ruota intorno al tema della prestazione. I bambini sono chiamati a rispondere agli adulti quasi sempre, se non esclusivamente, in termini di prestazione. Un bambino dei nostri tempi pratica uno o due sport, frequenta un corso di musica o di teatro, possibilmente anche un corso di inglese perché, si sa, è importante imparare le lingue. Il resto del tempo è dedicato ai compiti dove madri solerti e premurose si organizzano per presenziare e vigilare sulla loro corretta esecuzione. Per chi non può seguire i figli in prima persona il doposcuola diventa una scelta necessaria e obbligata.
A questo panorama di intense attività si aggiunge l’esposizione dei propri figli alla pratica dei selfie, postando intere sequenze della loro vita sui social.
Il voto e l’apparire
Facile immaginare che la mente dei bambini in crescita si plasmi intorno all’idea che un elemento cruciale di valore sia il modo in cui si appare e il rendimento che si produce. Semmai dovesse sorgere un dubbio in questo senso ci pensano i social a sgombrare il campo! Infatti, la rete mediatica offre un’ampia gamma di messaggi in cui il successo è legato al numero di likes, ovvero di «mi piace», si riescono a conquistare.
Se a questo si aggiunge la povertà di crescita interiore dovuta allo scarso valore dedicato alla vita affettiva e morale dei ragazzi si potrà comprendere che l’intera identità dei giovani finirà per ruotare intorno al loro rendimento.
Succede allora che un voto che si scosti minimamente dalle aspettative dei ragazzi diventi una tragedia. Esso non è un inciampo della propria carriera scolastica, ma l’evidenza di un fallimento insopportabile. È la conferma della sotterranea paura di non essere all’altezza dei propri compiti, la perdita di un’immagine di sé faticosamente costruita. Per i ragazzi fallire l’obiettivo di un voto alto significa veder crollare del tutto la propria autostima.
Dinamiche educative e fragilità psichica
In sostanza i ragazzi crescono seguendo due traiettorie differenti. Da un lato scarsa opportunità di confrontarsi con la frustrazione, la sofferenza, la delusione, il limite. Dall’altro la presenza di aspettative grandiose, di un obbligo a rendere molto sul piano fisico, mentale, sociale. Una forbice destinata ad infrangersi di fronte alla complessità della crescita. Una forbice che priva i ragazzi del tempo libero e della sperimentazione spontanea, del gioco e dell’errore che fa crescere. Una forbice che per alcune menti più fragili è il preludio di un dramma psichico.
Considerazioni
Dovremmo proporre alle generazioni in crescita una visione più umana della vita, una visione in cui l’errore è parte di essa ed è sempre una grande opportunità di migliorare sé stessi. Una visione in cui essere amati non ha a che vedere con la prestazione o il rendimento, ma con la bellezza interiore che si è in grado di esprimere. Dovremmo insegnare ai bambini e ai giovani che la bellezza della loro anima non si misura a colpi di voto. Insegnare loro che l’errore, il fallimento, la fragilità sono parti della loro bellezza e della loro umanità. E che proprio questo cammino di gioie e dolori rende la loro vita unica e irripetibile.
Gino Aldi
Bibliografia
- Aldi G. Riscoprire l’autorità. Enea edizioni. 2011
- Aldi G. Costruttori di Speranza. Enea Edizioni, 2019.
- Belvedere GC, Aldi G, Locatelli L. Pavone S. Un’altra scuola è possibile. Enea Edizioni, 2019.
- Lancini M. Sii te stesso a modo mio. Cortina editore, 2023.
Foto: Envato Elements