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Violenza sugli animali e disagio nei giovani

La violenza sugli animali è spesso il sintomo di un disagio più profondo, che riguarda le giovani generazioni. Unendo violenza, depressione e difficoltà psicosociali, è possibile tracciare un quadro allarmante delle sfide che i giovani affrontano oggi.

Introduzione

Nella società contemporanea, il tema della violenza, declinata in diverse forme, emerge come uno dei principali segnali di disagio, specialmente tra i giovani. Tra queste forme, la violenza sugli animali è sempre più frequente nelle cronache contemporanee.

Essa rappresenta un fenomeno che va ben oltre il semplice atto di crudeltà. In letteratura scientifica viene considerata anche un indicatore di malessere psicologico, depressione e marginalità sociale. Comprendere le dinamiche che legano questi fenomeni è fondamentale per affrontare le radici del problema e intervenire efficacemente.

Violenza sugli animali, la ricerca scientifica

Numerosi studi scientifici hanno evidenziato che atti di violenza sugli animali sono spesso associati a situazioni di disagio psicosociale, in particolare tra i giovani. Ricerche recenti hanno dimostrato che i giovani che maltrattano gli animali spesso vivono situazioni familiari difficili di violenza domestica, abuso emotivo o trascuratezza.

Questi atti non sono solo una forma di sfogo, ma probabilmente un tentativo di esercitare controllo in un contesto percepito come opprimente o privo di sicurezza. Si può arrivare ad affermare che si tratti di una risposta di adattamento a contesti evolutivi problematici e carenti. Come tale è frequente rilevare una connessione tra violenza sugli animali e forme di disagio psichico nei giovani, che vanno da disturbi dell’umore a disturbi di personalità.

Secondo uno studio di Ascione (1998), la violenza sugli animali è spesso presente nei bambini e adolescenti con disturbi della condotta. Tale comportamento può rappresentare un sintomo precoce di disturbi antisociali della personalità. Questi giovani mostrano una ridotta capacità di provare empatia e un’incapacità di riconoscere il valore intrinseco della vita altrui, siano esseri umani o animali.

La violenza sugli animali è stata identificata come una forma di esercizio del potere da parte di bambini e adolescenti. Essi si sentono impotenti in altri contesti, come in famiglie abusive o ambienti scolastici ostili. Nei casi più estremi, la crudeltà sugli animali può essere utilizzata come una forma di pratica per la violenza su esseri umani. Ciò è stato rilevato nei profili di alcuni individui coinvolti successivamente in crimini gravi.

Depressione, disagio giovanile e violenza sugli animali

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la depressione rappresenta una delle principali cause di disabilità tra gli adolescenti e i giovani adulti. Questo disturbo, spesso invisibile, può manifestarsi attraverso atteggiamenti autodistruttivi o etero distruttivi, come atti di violenza contro sé stessi, gli altri o gli animali.

Un’indagine condotta dall’Istituto Superiore di Sanità italiano nel 2023 ha rivelato che circa il 20% degli adolescenti italiani presenta sintomi riconducibili a depressione o ansia. Tra le cause principali figurano il cyberbullismo, l’isolamento sociale (accentuato dalla pandemia di COVID-19), la pressione scolastica e la mancanza di prospettive future.

In questo contesto, la violenza sugli animali può essere vista come un sintomo di questa sofferenza: un grido di aiuto non riconosciuto. Il legame tra depressione, bassa autostima e comportamenti violenti è stato ampiamente studiato nella letteratura scientifica. Ad esempio, uno studio pubblicato su Child Abuse & Neglect ha dimostrato che i giovani che hanno subito abusi o trascuratezza sono fino a tre volte più propensi a mostrare comportamenti violenti rispetto ai loro coetanei.

Giovani e violenza

La violenza giovanile, in senso più ampio, rappresenta una crisi profonda che coinvolge individui e società. Fattori economici, culturali e tecnologici nell’attualità contribuiscono a creare spesso un ambiente tossico. In questa prospettiva la frustrazione e il senso di impotenza possono trasformarsi in rabbia e aggressività.

L’uso massiccio dei social media, ad esempio, ha intensificato fenomeni come il bullismo online, che amplificano il disagio psicologico dei giovani. Parallelamente, la perdita di legami comunitari e familiari solidi ha ridotto le reti di supporto che tradizionalmente aiutavano i ragazzi ad affrontare le difficoltà emotive.

Non si può ignorare l’influenza che la cultura ha nel modellare il rapporto dei giovani con gli animali. Ambienti in cui la violenza è tollerata o incoraggiata, ad esempio in contesti in cui gli animali sono visti solo come strumenti, possono normalizzare la crudeltà.

La prevenzione della violenza sugli animali tra i giovani

Affrontare il fenomeno della violenza giovanile richiede interventi su più livelli. A livello individuale, è fondamentale il riconoscimento precoce dei segnali di disagio, come comportamenti aggressivi verso gli animali o atteggiamenti autodistruttivi. Le scuole e le famiglie devono essere sensibilizzate a identificare questi segnali e a rivolgersi a professionisti della salute mentale.

A livello sociale, è necessario promuovere programmi che favoriscano il benessere emotivo dei giovani. L’educazione al rispetto degli animali, ad esempio, può rappresentare un potente strumento per sviluppare empatia e senso di responsabilità.

In alcuni paesi, progetti come The Link negli Stati Uniti hanno dimostrato che educare i giovani a prendersi cura degli animali può ridurre i tassi di violenza e migliorare il benessere psicologico. Uno studio pubblicato su Aggression and Violent Behavior sottolinea l’importanza di programmi educativi basati sull’empatia e sul riconoscimento delle emozioni, che possano insegnare ai giovani a gestire il conflitto in modo non violento.

Infine, è essenziale intervenire sulle radici strutturali del disagio giovanile, agendo sui molteplici fattori che innescano il disagio giovanile. Solo affrontando questi fattori potremo costruire una società più inclusiva e meno incline alla violenza.

Conclusioni

La violenza sugli animali non è mai un fenomeno isolato, ma un indicatore di un disagio più profondo. Considerarla come un campanello d’allarme può permettere di intervenire tempestivamente, prevenendo comportamenti violenti futuri. Investire nell’educazione emotiva e nella sensibilizzazione al rispetto della vita animale non è solo un dovere etico. Costituisce soprattutto una strategia cruciale per costruire una società più empatica e meno incline alla violenza.

Wilma Di Napoli

Bibliografia

  1. Ascione, F. R. (1998). “The abuse of animals and domestic violence: A national survey of shelters for women who are battered.” Society & Animals.
  2. Twenge, J. M., et al. (2017). “Increases in depressive symptoms, suicide-related outcomes, and suicide rates among U.S. adolescents after 2010 and links to increased new media screen time.” Clinical Psychological Science.
  3. Bandura, A. (1977). Social Learning Theory.

Foto: Envato Elements

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