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Luci sulla fragilità, Sanremo 2025

La canzone "Volevo essere un duro" di Lucio Corsi, presentata a Sanremo 2025, racconta come la fragilità possa essere una risorsa per la crescita personale. Accettarla aiuta a vivere relazioni autentiche e migliorare la qualità della vita.

Una risorsa nascosta: la fragilità

Viviamo in una società che premia forza e sicurezza, mentre la fragilità viene spesso considerata un difetto da correggere o un aspetto da nascondere. Riconoscere le proprie vulnerabilità e accettarle può trasformarsi in un’opportunità di crescita personale, permettendo di affrontare le sfide con maggiore consapevolezza e autenticità.

Volevo essere un duro / Che non gli importa del futuro / Un robot / Un lottatore di sumo“. Le parole della canzone evidenziano il desiderio di mostrarsi invincibili, negando spesso la complessità e la sensibilità che caratterizzano ogni individuo.

Oltre gli stereotipi

La fragilità viene spesso associata alla debolezza, un concetto che la cultura moderna tende a stigmatizzare, imponendo modelli di successo e controllo emotivo difficili da sostenere. Saper riconoscere e accettare insicurezze permette di instaurare relazioni più profonde e autentiche, migliorando la capacità di comprendere sé stessi senza timore di giudizi.

Però non sono nessuno / Non sono nato con la faccia da duro / Ho anche paura del buio“. Il testo suggerisce che dietro la maschera dell’invulnerabilità si nasconde la paura di non essere accettati per quello che si è realmente.

Accettare la fragilità è un elemento chiave per la salute mentale

Accettare la fragilità non solo aiuta a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé, ma è anche fondamentale per la salute mentale. Le teorie psicologiche, come quella dell’attaccamento di Bowlby, dimostrano che la condivisione delle proprie vulnerabilità favorisce la costruzione di legami sicuri. In questo modo viene incrementato il senso di appartenenza e protezione all’interno delle relazioni interpersonali (Bowlby, 1996).

“Vivere la vita è un gioco da ragazzi / Me lo diceva mamma ed io / Cadevo giù dagli alberi”. Durante l’infanzia la fragilità non viene percepita come una colpa, ma come parte naturale dell’apprendimento e della crescita personale.

L’Acceptance and Committment Therapy (ACT)

La resilienza non si manifesta nella capacità di evitare la sofferenza, ma nella volontà di accoglierla e trasformarla in una risorsa. Un tipo di psicoterapia che aiuta ad accettare la propria fragilità è l’’Acceptance and Commitment Therapy, conosciuta anche come ACT. Essa è un tipo di psicoterapia di terza generazione che integra strategie di accettazione mindfulness e di impegno nell’azione. Essa agisce migliorando la capacità di gestire lo stress e le difficoltà della vita (Harris, 2012).

Quanto è duro il mondo / Per quelli normali / Che hanno poco amore intorno / O troppo sole negli occhiali“. Le difficoltà della vita possono essere amplificate dal senso di inadeguatezza, imparare ad accettarsi aiuta a superarle.

Ignorare la fragilità

Ignorare o reprimere la fragilità può avere conseguenze negative sulla salute mentale, favorendo lo sviluppo di ansia, depressione e burnout. Strategie terapeutiche come l’Acceptance and Committment Therapy incoraggiano un atteggiamento di accettazione di sé, riducendo il rischio di sviluppare sintomi psicologici legati a stress e difficoltà emotive.

I girasoli con gli occhiali mi hanno detto / Stai attento alla luce / E che le lune senza buche / Sono fregature“. Cercare di apparire sempre forti e perfetti può risultare controproducente, perché la vera forza risiede nella capacità di accettare le proprie imperfezioni.

Un nuovo sguardo

La fragilità è una componente essenziale dell’essere umano e non va combattuta, ma accolta come parte integrante della vita. Accettarla può migliorare la salute mentale, rafforzare le relazioni e favorire una società più empatica e consapevole, capace di accogliere le diversità senza giudizi.

Però non sono nessuno / Non sono altro che Lucio”. Accettarsi per quello che si è rappresenta il primo passo verso un benessere autentico e duraturo.

Eugenio Borgna, psichiatra e studioso della fragilità umana, recentemente scomparso, sottolineava come essa non fosse un limite, bensì una dimensione fondamentale dell’esperienza umana. 

Secondo Borgna, la fragilità è profondamente intrecciata all’empatia, consentendo una comprensione reciproca più autentica e favorendo relazioni basate sulla condivisione sincera delle emozioni e delle esperienze.  Nel suo libro “La fragilità che è in noi”, sottolinea come accogliere la propria vulnerabilità favorisca l’empatia e la sensibilità verso le sofferenze altrui (Borgna, 2014).

La società moderna, orientata alla performance e alla perfezione, spesso tende a occultare le debolezze, negando il valore trasformativo dell’accettazione della propria fragilità interiore. 

Riconoscere la propria vulnerabilità non significa arrendersi, ma compiere un atto di coraggio che apre alla crescita personale e al rafforzamento delle relazioni umane autentiche.

Riflessioni

La canzone di Lucio Corsi offre uno spunto prezioso per riflettere sul ruolo della fragilità nella nostra esistenza.

La canzone si conclude con un pensiero sull’accettazione di sé: “Vivere la vita è un gioco da ragazzi, me lo diceva mamma ed io cadevo giù dagli alberi”. Questa immagine suggerisce che, nonostante le cadute e le difficoltà, l’accettazione delle proprie fragilità è fondamentale per una vita autentica e soddisfacente. 

Lontano dall’essere un ostacolo, la vulnerabilità rappresenta una dimensione essenziale della condizione umana, capace di favorire la crescita personale e il benessere mentale.

Antonella Litta

Bibliografia

  1. Bowlby John Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento editore Raffaello Cortina Editore, 1996 
  2. Harris Russ Se il mondo ti crolla addosso. Imparare a veleggiare tra le ondate della vita edizioni Erickson 2012
  3. Eugenio Borgna La fragilità che è in noi Einaudi editore, 2014
  4. https://www.youtube.com/watch?v=vkWEvDK45p

Foto: Envato Elements

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