Periodico dell’ EDA Italia Onlus, Associazione Italiana sulla Depressione

Genio artistico e disturbo bipolare

Forme lievi e moderate di disturbo bipolare insieme a personali capacità artistiche possono diventare un potente crogiolo per la creatività.

Introduzione

Sin dall’antichità, la creatività straordinaria è associata a disturbi mentali, instabilità emotiva e malinconia. La relazione tra creatività e psicopatologia è profondamente radicata nella memoria culturale, nella prospettiva storica disturbo bipolare.

La teoria degli umori

Già Aristotele si chiedeva “Perché tutti gli uomini eccezionali, nell’attività filosofica o politica, artistica o letteraria, hanno un temperamento melanconico?”.

“Coloro che eccellono nelle arti possono essere benedetti da … un effetto umorale … non troppo caldo … non troppo freddo, ma giusto (eukraton)” affermava.

Il concetto si inserisce nella sua teoria della “melanconia” espressa nell’opera Problema XXX.1.

Aristotele si interrogava sul perché molte persone illustri nelle arti e nella filosofia sembrassero inclini alla malinconia, un termine correlato all’ antica teoria degli umori.

Nella tradizione antica, la teoria degli umori spiegava le malattie attraverso quattro umori corporei: sangue, bile gialla, bile nera (melanconia) e flegma. Secondo questa teoria, ogni persona aveva un umore predominante che influenzava il carattere e il comportamento.

Aristotele ipotizza che le persone di grande talento artistico o intellettuale potessero avere un effetto umorale non troppo caldo né troppo freddo. In altre parole, una sorta di melanconia temperata. In questa condizione l’umore predominante non era né eccessivamente alterato né stabile, ma fluttuava entro certi limiti. Questo concezione di equilibrio instabile anticipa le attuali ricerche secondo cui una giusta quantità di instabilità emotiva stimola l’immaginazione e permette al talento di manifestarsi.

Oggi sappiamo che molti artisti creativi mostrano tratti ciclotimici o di disturbo bipolare che possono favorire il pensiero divergente e la produzione artistica.

Il disturbo bipolare

Il disturbo bipolare è un disturbo dell’umore che interessa circa il 2-3% della popolazione mondiale. Una persona con questo disturbo alterna periodi di euforia e iperattività a periodi di depressione, intervallati da periodi di benessere psichico. Questi cambiamenti durano giorni o settimane, mesi e interferiscono con la vita quotidiana, il lavoro e le relazioni.

Si distingue in due principali sottotipi: disturbo bipolare I e disturbo bipolare II. Il disturbo bipolare I è caratterizzato da episodi maniacali completi, spesso alternati a episodi depressivi. Il disturbo bipolare II è caratterizzato da episodi ipomaniacali e depressivi. La cura di questo disturbo comprende una terapia psicofarmacologica a base di stabilizzanti dell’umore, neurolettici, antidepressivi e psicoterapia.

Molti pazienti con disturbo bipolare temono che i farmaci stabilizzatori dell’umore, come il litio e gli anticonvulsivanti, possano influire negativamente sulla loro creatività. Tuttavia, studi clinici hanno dimostrato che un trattamento efficace migliora la qualità della vita e permette una più stabile espressione creativa (Murray & Johnson, 2010).

Artisti con disturbo bipolare

Nel libro Toccato dal fuoco la psicologa americana Kay Jamison ( 2004) ha evidenziato come molti artisti presentavano segni di disturbo bipolare. Secondo la Jamison artisti e scrittori hanno tassi più alti di disturbi dell’umore rispetto alla popolazione generale, suggerendo una correlazione significativa.

Molti sono gli artisti che hanno sofferto di disturbo bipolare. A partire da artisti famosi come Van Gogh, Munch, Boudin, Gorky, Rothko.

Molti di questi artisti hanno usato la pittura come un modo per elaborare le proprie emozioni e per riordinare il loro caos interiore. Per questi artisti l’opera d’arte è una forma di autoterapia che permette di esprimere emozioni e canalizzare energie. Le opere di questi pittori dimostrano come, nonostante le difficoltà causate dal disturbo bipolare, sia possibile trovare un modo di conviverci.

In alcuni casi si può utilizzare la malattia come fonte di ispirazione per creare opere d’arte potenti e durature. In particolare, entrambe le fasi del disturbo bipolare contribuiscono alla creazione dell’opera artistica. Gli stati euforici (mania ed ipomania) producono idee ed associazioni, inducono a stabilire contatti con gli altri e suscitano energie frenetiche. La melanconia tende a imporre un ritmo più lento e a rivalutare criticamente pensieri e osservazioni sorti nei periodi maniacali e/ipomaniacali.

Le opere ispirate da uno stato maniacale possono essere rielaborate nei periodi di depressione per essere portate a termine quando l’artista è rientrato nella normalità.

Come afferma la Jamison (2004) la depressione diventa un elemento equilibrante e di domanda critica che induce a rivedere il lavoro svolto in stati più febbrili. Contano l’interazione e il passaggio tra stati d’animo instabili con la disciplina e le regole che si hanno dai periodi di salute.

L’arte come forma di autoterapia

La trasformazione dell’instabilità emotiva in arte rappresenta una strategia di coping, un modo per dare significato a esperienze che altrimenti sarebbero frammentate e caotiche.

Durante le fasi maniacali o ipomaniacali, gli artisti producono opere con una rapidità e intensità che riflettono il loro stato di iperattività. Al contrario, nei periodi depressivi, l’atto di creare può aiutare l’artista a trovare un senso di stabilità e controllo. Disturbi lievi e moderati possono ispirare e motivare il lavoro creativo, ma portano a opere d’arte solo se gestiti in modo coerente e organizzato.

Jackson Pollock, pittore con disturbo bipolare, utilizza il metodo dell’action painting.  Questo metodo, caotico a prima vista, in realtà segue un ritmo specifico. Pollock riesce a trasformare in questo modo i movimenti casuali e le emozioni esplosive in un’opera d’arte stabile e visivamente coerente.

Conclusione

Comprendere il legame tra creatività e disturbo bipolare può ridurre lo stigma nei confronti delle malattie mentali e valorizzare l’espressione artistica come forma di resilienza. Il legame tra creatività e disturbo bipolare offre infatti spunti interessanti sulle potenzialità e sui limiti della mente umana. Un soggetto dotato di talento, anche malato, può produrre meravigliose opere grazie alla capacità di gestire attraverso l’arte la propria sofferenza.

Antonella Litta

Bibliografia

  1. Aristotele a cura di Bruno Centrone, Problema XXX,1 Perché tutti gli uomini straordinari sono malinconici, Edizioni ETS, 2018
  2. Murray, G., & Johnson, S. L. (2010). The clinical significance of creativity in bipolar disorder. Clinical Psychology Review, 30(6), 721–732.
  3. Kay Redfield Jamison Toccato dal fuoco, Tea editore, 2004
  4. Holm-Hadulla RM, Hofmann FH, Sperth M, Mayer CH. Creativity and Psychopathology: An Interdisciplinary View. Psychopathology. 2021;54(1):39-46

Foto: Envato Elements

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Disturbo Bipolare e genio artistico.

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