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Come stanno i ragazzi

«Come stanno i ragazzi», un docufilm che racconta la realtà della sofferenza psichica in età evolutiva. L’adolescenza è un cammino difficile in cui affrontare ostacoli e profondi disorientamenti.

Introduzione

I disturbi psichici in età evolutiva sono un tabù di cui non si parla e che non si considera nella giusta misura. La salute mentale è una conquista, che giunge alla fine di un difficile cammino in cui si sono dovuti affrontare ostacoli, dolore e disorientamento profondi. Il docufilm Come stanno i ragazzi, del 2020, racconta la realtà della sofferenza psichica in età evolutiva in Italia, dando la parola ai ragazzi stessi. Il film vede interventi di psichiatri e psicoterapeuti, genitori e commosse testimonianze di adolescenti, una generazione alle prese con il mal di vivere.

Come stanno i ragazzi

Il docufilm è stato prodotto da Next New Media in collaborazione con il Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino dell’Ospedale di Padova.  Un documentario inteso e toccante di Alessandro Tosatto e Andrea Battistuzzi. Come stanno i ragazzi è distribuito da RaiPlay. Racconta le storie di medici e pazienti alle prese con i problemi psichiatrici giovanili. «Viaggio tra i ragazzi che ogni giorno sfidano i propri demoni» il sottotitolo della locandina del docufilm. È un documentario dirompente che rompe il silenzio che spesso avvolge il tema della malattia mentale adolescenziale e giovanile.

Il suicidio, in Italia, è diventato la seconda causa di morte tra gli adolescenti. I gesti di autolesionismo tra gli adolescenti sono in aumento, ogni anno vengono registrati sempre più accessi ai pronto soccorso e ricoveri ospedalieri.

In adolescenza

In adolescenza, compito veramente difficile è quello della gestione dell’identità. Un processo complesso che si compie per tentativi ed errori, non sapendo mai dove collocare la verità!  Un processo delicato in cui il rapporto con sé stessi e con gli altri va sempre negoziato e rinegoziato ed è in continuo rimodellamento. Nulla è statico nella ricerca di quell’unicità del proprio modo di dare senso a sé stessi e alla vita. In adolescenza la caratteristica di questa coscienza emergente è il contraddistinguersi a tutti i costi rispetto agli altri. Per dare unicità al proprio modo di dare senso al vivere. Rivendicazione di identità: questo è lo slogan dell’adolescente.

Rivendicazione di identità

Il contraddistinguersi, la rivendicazione di identità sono la chiave di lettura di tanti modi di fare dell’adolescente che ci sembrano innaturali, strambi. Non in linea con il normale sentire e con quello che gli altri fanno. Le modalità attraverso cui gli adolescenti gestiscono questo caparbio bisogno di autonomia sono le più varie. I contenuti possono cambiare di volta in volta: barba piuttosto che capelli lunghi, spinelli piuttosto che sigarette, ritiro piuttosto che non tornare mai a casa. Musica rock a tutto volume piuttosto che comportamento new age e così via!

Ciò che veramente conta è capire che quei modi di fare non rappresentano già una personalità fatta, ma piuttosto un modo di gestire l’identità. Quei comportamenti vanno pensati come uno stato provvisorio di formazione, come fare le prove generali della vita. Il superamento di questo fisiologico processo genera nuove possibilità di senso e apre a prospettive sempre più aperte verso l’adultità.

Ricardo in Come stanno i ragazzi

Ricardo torna da scuola, dove era in disparte, «non avevo fatto amici», torna a casa e litiga con il fratello, lo rimprovera. Per essersi seduto al suo posto. I suoi genitori rimproverano lui «perché non dovevo arrabbiarmi così» e «mi viene da pensare che non mi vogliono più bene». È uscito, ha preso il tram «e ho fatto quello che ho fatto, mi sono buttato dalle mura della città».

La madre invece ci dice «abbiamo avuto un litigio banale, per una cosa successa all’ora di pranzo, il tono è cresciuto ma non si può parlare di una grande crisi». «[…] Ma un bisticcio perché con Ricardo si risolveva tutto semplicemente». «E anche quel giorno lì non è stata una gran litigata ma un bisticcio». «Lui ha preso il suo zaino, è uscito di casa e dopo un’ora circa è arrivata la polizia a casa». «[…] E la polizia ci ha spiegato che non è stata una caduta, ma una caduta volontaria».

Qui si coglie una differenza di vedute tra il mondo degli adulti e il mondo degli adolescenti. Lo stesso evento è stato da Ricardo drammatizzato, dai genitori minimizzato. Evidentemente Ricardo immerso nel trend della solitudine, con segni di sofferenze emotive non è riuscito ad esprimersi e la mamma ad ascoltare. Il mondo dell’adulto ritiene di essere portatore di verità, di saggezza nella modalità di leggere il figlio e di guidarlo. E il mondo degli adolescenti invece è un mondo contro.

Essere adolescenti è essere contro. L’essere contro non è malattia. È bene sottolinearlo perché c’è la tendenza a considerarla tale appena si presenta un problema. Il rischio è che nel mondo frettoloso di oggi non ci sia tempo a disposizione per l’ascolto e la comprensione. La posizione che un genitore deve tenere è l’accettazione del figlio con ascolto attivo.

Come stanno i ragazzi, il cutting

Ricardo in Come stanno i ragazzi, ci dice anche che si taglia. Il fenomeno del cutting non è un’esibizione intenzionale ma espressione drammatica di sofferenze all’acme. Un tentativo, sebbene estremo e non adeguato, di porre fine ad un dolore intimo insopportabile. «Io nella mia esperienza quando sto male, …hai un mare dentro che sta esplodendo e da calmo diventa agitato». Il ritmo emotivo in crescendo «le onde … sempre più forti, sempre più forti». E ancora «non riesci a controllare quello che hai dentro, per allontanarti dal dolore mentale applichi un taglio e inizi a concentrarti nel dolore fisico». Infine l’allentamento dell’angoscia «lasciando perdere un po’ il dolore mentale … per dei minuti funziona». «Però il problema rimane e non va via solo tagliandosi mentre i segni dei tagli rimangono».

Come stanno i ragazzi e Il secchiello bucato

Nel docufilm ci sono interviste a diversi ragazzi che hanno tentato il suicidio. Storie sofferte di depressione, di dolori vissuti in solitudine. Di allontanamento dalla vita e dai contesti sociali e rifugio nel mondo virtuale. Il racconto di Riccardo mi ha però particolarmente colpita proprio per questa differenza di vedute e di comunicazione e ascolto. Il che ha portato ad una rottura che in Ricardo, in un attimo, è divenuta insanabile. Basta un attimo. Attimi di dolore psichico che si cristallizzano in significati che avviluppano e imprigionano da cui non poter uscire.

«C’è solo un enorme vuoto che mi sforzo di riempire giorno per giorno con esperienze e sorrisi, ma che come un secchiello bucato lascia scivolare via tutto rendendo inutile ogni mio sforzo» (Antonella Diacono, 2018)

Nel 2020, in occasione della Giornata Europea sulla Depressione, abbiamo organizzato su Bari l’evento online Il secchiello bucato. A nome dell’EDA Italia Onlus e in collaborazione con l’associazione Anto Paninabella ODV. Online in quanto eravamo in piena pandemia. Il titolo dell’evento, che è visibile tutt’ora online, è stato estrapolato da una frase di Antonella Diacono. Antonella il 28 Novembre 2017, all’età di 13 anni, decide di togliersi la vita senza aver mai manifestato esplicitamente la sua sofferenza. L’associazione Anto Paninabella OdV nasce in nome di Antonella.

Abbiamo costruito quest’evento articolandolo su alcune clip, estremamente significative, ad alta intensità emotiva, prese dal film documentario Come stanno i ragazzi. Le clip sono state alternate da video testimonianze di adolescenti, video messaggi di interventi istituzionali, interventi di psichiatri e psicoterapeuti, interventi musicali. E la speciale partecipazione di Andrea Battistuzzi, regista del documentario Come stanno i ragazzi. Ritengo che la visione del nostro documentario online possa ben integrare la visione del docufilm. Ve lo consigliamo!

Conclusione

Nel suicidio ci sono solitudine ed isolamento, angoscia e una sofferenza senza soluzione. Il suicidio viene visto come un tentativo, sebbene estremo e non adeguato, di porre fine ad un dolore insopportabile. Non, quindi, un desiderio di morte ma un movimento di allontanamento da emozioni intollerabili, dolore insopportabile e angoscia inaccettabile. Nell’adolescente il passaggio all’atto è un processo: può sembrare che venga deciso in maniera estemporanea. Nasce e scaturisce e si cristallizza a partire da un’impressione di malessere che nella maggior parte dei casi è misconosciuto o comunque non ascoltato. Accade anche che il malessere non venga palesato perché l’adolescente si vergogna del proprio dolore che lo fa sentire un alieno.

Quando il malessere persiste, l’idea di morte appare come una luce risolutiva e rinfrancante. L’idea diventa ideazione. Si appaleserà ad ogni difficoltà e si imporrà trasformandosi in idea prevalente. È questa la miscela esplosiva per il suicidio. Un elemento da monitorare nei ragazzi, per evitare il raggiungimento di un’acme emotivo, è quello delle reazioni se immodificabili. Cioè il ragazzo sperimenta uno stato di costrizione psicologica, una visione tunnel, un restringimento delle soluzioni normalmente disponibili. E in questo modo non si vedono vie di uscita. Abbandonate le possibilità di soluzione, perché oramai in loop, si inizia ad organizzare l’atto letale. E basterà una scintilla!

Immacolata d’Errico

Bibliografia

  1. Diacono A.: Io sono come il mare, Poiesis Editrice 2018
  2. d’Errico I., Mastrofilippo D.: Soli in popolosi deserti: una nuova depressione esistenziale?  Telos Suppl 2017 – Depressione: parliamone insieme

Sitografia

  1. https://www.raiplay.it/video/2020/07/Come-stanno-i-ragazzi-eae4564e-cc87-4588-8b72-c1bbef4e9d24.html
  2. https://m.facebook.com/watch/?v=1025138664613866&vanity=paninabella

Foto: di Imma d’Errico, 2024, “Una scena del film -Come stanno i ragazzi- di Alessandro Tosatto e Andrea Battistuzzi, 2020”.

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