Introduzione
Le persone tossiche manipolano, svalutano e prosciugano emotivamente chi le circonda, mentre la positività tossica impone un ottimismo forzato che nega le emozioni negative. Entrambe le attitudini ostacolano l’autenticità, il benessere e la crescita personale. Il messaggio centrale è che relazioni sane si fondano sull’accettazione emotiva, l’ascolto empatico e il rispetto reciproco.
L’espressione persona tossica si riferisce a un individuo che, con i suoi comportamenti, atteggiamenti e il suo modo di interagire, provoca un persistente malessere emotivo. Spesso induce stress e un senso di svalutazione nelle persone che fanno parte della sua vita (amici, partner, colleghi, familiari).
Non è un termine clinico ufficiale, ma è ampiamente utilizzato in psicologia popolare per descrivere persone che avvelenano le relazioni.
In sintesi, una persona è considerata tossica quando il suo comportamento non sostiene il benessere dell’altro, ma tende invece a prosciugarlo emotivamente (Castro Arbeláez, 2023).
Caratteristiche comuni di una persona tossica
Comportamenti e atteggiamenti di una persona tossica:
Manipolazione e controllo
- I manipolatori usano la colpa, il vittimismo o la lusinga per ottenere ciò che vogliono e per far sentire gli altri in debito o responsabili della loro felicità.
- I maniaci del controllo: Tentano di dirigere la vita, le decisioni e le azioni degli altri, spesso attraverso la gelosia eccessiva, richieste costanti o il controllo intrusivo (es. del cellulare o dei movimenti).
- Il gaslighting è il comportamento di persone che distorcono i fatti o negano eventi accaduti, facendo dubitare la vittima della propria percezione della realtà e della propria sanità mentale (Marchini, 2024).
Egoismo e vittimismo
- Egoismo/narcisismo: tutta l’attenzione deve essere focalizzata su di loro. Parlano costantemente di sé, dei loro problemi e successi, minimizzando o ignorando completamente i bisogni e i sentimenti degli altri.
- Vittimismo cronico: assumono il ruolo di eterna vittima, per cui tutti i problemi sono causati dagli altri o dalle circostanze. Questo serve a sottrarsi alla responsabilità e a ottenere compassione e attenzioni.

Negatività e critica costante
- Critica e svalutazione: hanno la tendenza a criticare continuamente, a giudicare duramente e a minare l’autostima degli altri con commenti sminuenti o sarcasmo. Non sono disponibili per confronti costruttivi.
- Lamentela cronica: sono concentrate sugli aspetti negativi della vita e diffondono negatività, portando l’umore generale verso il basso.
- “Drainer” di energia: dopo un’interazione con loro, ci si sente esauriti, scarichi e stressati, come se avessero prosciugato le energie emotive.
Mancanza di limiti e responsabilità
- Non rispetto dei limiti: ignorano i “no” o i confini personali stabiliti dagli altri, forzando la mano e creando situazioni di disagio.
- Incoerenza: dicono una cosa e ne fanno un’altra, minando la fiducia e creando insicurezza in chi li circonda, che non sa mai cosa aspettarsi.
- Rifiuto di ammettere l’errore: difficilmente ammettono di aver sbagliato; tendono a proiettare la colpa sugli altri (Marchini, 2024).
Il concetto di tossicità
La tossicità non risiede tanto nelle singole azioni, ma nel modello costante di comportamenti che rendono la relazione o l’interazione emotivamente estenuante e distruttiva.
La presenza costante di una persona tossica impedisce all’altra persona di risplendere della propria luce. La porta a rinunciare alla propria identità, bisogni e desideri per assecondare o placare l’individuo tossico.
Positività tossica
A persone tossiche spesso si contrappongono persone che esprimono una positività eccessiva, talvolta fuori luogo, ignorando o minimizzando le difficoltà proprie o altrui. Positività tossica (o in inglese, Toxic Positivity) è la convinzione che, indipendentemente dalla situazione, le persone dovrebbero mantenere una mentalità positiva ed evitando emozioni negative.
Ecco alcuni punti chiave per capire di cosa si tratta:
- Rifiuto delle emozioni negative: questo atteggiamento tende a respingere, sopprimere o negare sentimenti naturali come tristezza, rabbia, ansia o frustrazione, considerandoli “sbagliati” o controproducenti.
- Pressione all’ottimismo: può manifestarsi come una pressione auto-imposta ad essere sempre felici e ottimisti, oppure come un’imposizione sugli altri. Ad esempio, dicendo “Devi solo vedere il lato positivo!” o “Andrà tutto bene!” in momenti di grave difficoltà, sminuendo il dolore dell’altro) (Digiglio).
Conseguenze dannose
Nonostante le intenzioni possano essere buone, questa positività forzata può essere dannosa perché:
- Impedisce l’elaborazione emotiva autentica.
- Fa sentire le persone che stanno soffrendo non comprese, isolate o giudicate per le loro emozioni.
- Può portare a vergogna o senso di colpa per non riuscire a “essere positivi” in un momento difficile.
In sostanza, non è la positività in sé ad essere dannosa, ma l’eccesso acritico di essa e il rifiuto di accettare e affrontare la gamma completa delle emozioni umane, incluse quelle negative.
È cruciale distinguere tra un sano ottimismo e questo comportamento disfunzionale. Un sano ottimismo è realistico e accompagna il riconoscimento e l’accettazione di tutte le emozioni, positive e negative.
La positività tossica, invece, è l’imposizione di una positività superficiale. Si presenta spesso attraverso frasi fatte e cliché che, pur sembrando incoraggianti, in realtà invalidano l’esperienza dell’altra persona (Litrico, 2025).
Esempi di positività tossica che invalidano l’esperienza dicendo che:
- In caso di lutto o perdita: “Tutto accade per una ragione,” o “C’è sempre qualcosa di buono in ogni situazione.” Cosa passa all’altro? ..il dolore appare non giustificato perché la situazione deve avere un risvolto positivo (che non si vede).
- In caso di tristezza/depressione: “Devi solo sforzarti di essere felice,” o “Guarda il lato positivo.” Cosa passa all’altro? …i sentimenti negativi sono una scelta o il risultato di non aver provato abbastanza.
- In caso di ansia o stress: “Non pensarci! Good vibes only (Solo buone vibrazioni),” o “Rilassati, non è la fine del mondo.” Cosa passa all’ altro? … le preoccupazioni sono banali o che si possono eliminare con uno sforzo di volontà.
- In caso di problemi seri: “Potrebbe andare peggio!”. Cosa pensa l’altro? … La tua sofferenza è irrilevante rispetto a quella degli altri; quindi, non hai il diritto di lamentarti.
Quando la positività è considerata tossica
Questa eccessiva enfasi sulla felicità a tutti i costi ha conseguenze negative sia su chi la esercita sia su chi la riceve:
- Soppressione e intensificazione delle emozioni. Le emozioni negative non spariscono quando vengono ignorate. Anzi, reprimerle può portare, nel lungo periodo, a un aumento di stress, ansia e una maggiore intensità di quelle stesse emozioni che si cercano di evitare.
- Isolamento e inautenticità. Chi subisce la positività tossica impara che le sue vere emozioni (tristezza, rabbia, paura) non sono accettate. Questo porta all’isolamento, al ritiro e al non sentirsi al sicuro nel condividere le proprie difficoltà, minando la fiducia nelle relazioni.
- Senso di colpa e vergogna. Se una persona non riesce a “pensare positivo” o “essere felice” durante un momento difficile, la positività tossica la porta a sentirsi inadeguata, aggravando il malessere.
- Ostacolo alla crescita. Le emozioni negative sono spesso segnali importanti che indicano la necessità di un cambiamento, di un’azione o di una guarigione. La positività tossica funge da cerotto che impedisce di riconoscere e affrontare il danno reale, bloccando l’apprendimento e la crescita personale (Litrico, 2025).
Differenza: positività sana / positività tossica
La chiave per un approccio emotivo sano è l’accettazione e l’agilità emotiva.
- La positività tossica rifiuta le emozioni negative. La positività sana accetta tutte le emozioni come parte dell’esperienza umana.
- La positività tossica giudica: “Non dovresti sentirti così.” La positività sana convalida: “È normale e giusto che tu ti senta così.”
- La prima maschera la realtà con frasi fatte. La positività sana, invece, riconosce la realtà e offre supporto autentico.
- La positività tossica cerca di risolvere il problema forzando il cambiamento di umore. La positività sana cerca di dare spazio all’emozione per poi muoversi verso l’azione. Invece di dire: “Sii felice, non è grave!” (Positività Tossica) si dovrebbe dire: “Capisco che stai soffrendo ed è normale. Sono qui per te. Cosa ti serve in questo momento?” (Ascolto e supporto autentico). (Carbone, 2025).
Conclusioni
Le relazioni diventano dannose quando sono dominate da dinamiche tossiche, siano esse di tipo distruttivo o eccessivamente positivo. Le persone tossiche minano il benessere altrui attraverso manipolazione, controllo e svalutazione, mentre la positività tossica nega la validità delle emozioni negative e ostacola l’autenticità. Coltivare relazioni sane significa riconoscere e accettare l’intera gamma emotiva umana, promuovendo empatia, ascolto e rispetto dei confini. Solo così possiamo costruire connessioni autentiche e realmente nutrienti.
Antonio La Daga
Sitografia
- Carbone F. (2025) “Positività tossica: come interferisce con il percorso di consapevolezza di sé” P.by pazienti.it https://www.pazienti.it/benessere/mental-health/positivita-tossica-come-interferisce-con-il-percorso-di-consapevolezza-di-se-03072024
- Castro Arbeláez María Alejandra (2023) “Positività tossica: arma a doppio taglio “- La Mente è Meravigliosa.
- Digiglio A. “Gaslighting : “Riconoscere e combattere la manipolazione psicologica” -Blog- (https://www.antonelladigilio.it/articolo/che-cosa-e-il-gaslighting-manipolazione-psicologica
- Litrico A. (2025) “Positività tossica come riconoscerla e come liberarsene-Starbene-https://www.starbene.it/benessere/psicologia/positivita-tossica-come-riconoscerla-e-liberarsene/
- Marchini M. (2024) “Persone tossiche come riconoscerle” – Blog- https://marcomarchinipsicologo.it/persone-tossiche/
Foto: Envato Elements







