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Umorismo e benessere psicofisico

L’umorismo è un fenomeno cognitivo-emotivo e mentale che genera una condizione di benessere psicofisico.

L’umorismo adattivo opera in diversi modi promuovendo una resilienza emotiva, il miglioramento cognitivo e la riduzione dello stress. Esso favorisce anche i legami sociali, dona una visione positiva della vita e facilita la comunicazione interpersonale. L’uso abituale di questa risorsa è salutare. Il suo uso in ambito psicoterapeutico può, in alcuni casi, essere un mezzo efficace per gestire le emozioni e favorire la resilienza.

Umorismo un benessere psicologico

Secondo il dizionario della lingua italiana di Devoto-Oli, «l’umorismo è la capacità di rilevare e rappresentare il ridicolo delle cose, in quanto non implichi una posizione ostile o puramente divertita, ma l’intervento di un’intelligenza arguta e pensosa e di una profonda, e spesso indulgente, simpatia umana». Questa è la definizione che preferisco insieme a quella di comico che allude al riso. Secondo l’Oxford English Dictionary, comico significa «destinato a destare gaiezza, intenzionalmente divertente o che provoca involontariamente allegria; risibile, spassoso».

L’umorismo è un processo mentale cognitivo ed emotivo in cui, la risposta a un particolare stimolo, di solito incongruente, viene percepito come comico. Questa esperienza produce un vissuto di piacere. Consegue spesso una reazione istintiva, comportamentale, che è la risata. L’aspetto umoristico-comico è una prerogativa universale, ma la tipologia è legata alle diverse razze e culture, così come è diverso lo stile umoristico tra le persone. Alla base,  vi è una struttura umoristica della personalità che si diversifica anche tra gli individui, come tra le diverse razze e culture.

Il riso è uno scudo ai pensieri negativi

L’umorismo ha il potere di rovesciare il significato negativo di una situazione, rendendola accettabile e meno inquietante. Si attribuisce ciò a cambiamenti cognitivi cui si associano modificazioni nella risposta emotiva. L’effetto positivo, diremo adattivo, dell’umorismo consiste in questo distanziamento dall’esperienza negativa e nell’attribuzione di un significato più costruttivo. Analogamente l’umorismo può portare a valutare le situazioni di auto minaccia in modo non ansiogeno (Lefcourt, 2001).

«Il riso» di Henri Bergson è un saggio sul significato del comico. A proposito del riso il filosofo francese lo definisce come una sorta di anestesia momentanea del cuore, che coglie l’aspetto comico di certe persone, situazioni o cose. Allo stesso tempo Bergson risalta il potere socializzante del riso perché favorisce una certa complicità con gli altri che ridono. Con i quali, più o meno implicitamente, si sviluppa un’intesa. Quest’ultimo aspetto sottolinea la funzione aggregante della comicità. Nel condividere un sano umorismo e salutari risate si consolidano ulteriormente i rapporti e se ne creano di nuovi.

La dimensione relazionale ha molteplici ruoli perché scioglie le eventuali tensioni, i pensieri negativi, favorisce la complicità e il senso di condivisione. Questi ultimi aspetti, in particolare, sono essenziali per chi vive una condizione di isolamento e di umore depresso almeno nelle fasi iniziali. Nei soggetti sani i meccanismi neurobiologici legati al piacere e all’umorismo fanno da scudo ai pensieri ed alle emozioni negative.

Anche nei soggetti ansiosi l’umorismo determina una maggiore sicurezza e fiducia in sé stessi di fronte alle proprie situazioni ansiogene. In sintesi, possiamo dire che l’umore è correlato all’umorismo in senso direttamente proporzionale. Quando il primo è basso, con molta probabilità lo è anche il secondo (e viceversa).

Differenze interindividuali e umorismo

Ogni individuo possiede schemi di pensiero, cognitivi, e aspetti emotivi personali che in parte sono il risultato di esperienze passate. Quando ci trova di fronte a persone, situazioni o cose che non rientrano nei nostri schemi cognitivi, cioè alle nostre aspettative si coglie una incongruenza. Oppure si ha l’effetto sorpresa.

L’incongruenza e l’effetto sorpresa attivano il nostro senso dell’umorismo, spesso condiviso, che procura piacere. Esistono sicuramente delle disposizioni personali all’umorismo insieme alle abilità cognitive e intellettive. Quanto più queste sono affinate tanto più numerosi e vari sono gli stimoli umoristici. Anche le diverse caratteristiche di personalità manifestano altrettanti diversi stimoli umoristici.

Umorismo e psicopatologia

 L’umorismo è una componente importante nelle interazioni e nella comunicazione umana quotidiana ed ha implicazioni notevoli per il buon funzionamento sociale ed emotivo positivo. L’umorismo ha un ruolo importante per la qualità delle relazioni con altre persone, per il coping, il sostegno sociale e il benessere psicologico.

Viceversa, la compromissione della capacità umoristica è un aspetto rilevante dei deficit di funzionamento sociale, come nei disturbi dello spettro affettivo e psicotico. Ciò indica che l’umorismo è funzionalmente legato alla salute mentale.

Gli interventi clinici basati sui concetti di psicologia positiva si avvalgono spesso degli aspetti positivi dell’umorismo per facilitare il funzionamento sociale ed emotivo dei pazienti con disturbi mentali. Gli studi sperimentali hanno dimostrato uno stretto legame tra condizioni negativi di stato di animo, il disturbo depressivo maggiore e l’ansia sociale (Uekermann et al, 2008).

Umorismo e basi neurobiologiche

È noto che esiste una variazione individuale, sia in condizioni di salute che di malattia, nell’uso e nella comprensione dell’umorismo. Ciò ha orientato gli studiosi a focalizzare le loro ricerche verso l’indagine delle basi neurologiche da cui origina l’umorismo.

I risultati di studi condotti con tecniche di neuroimaging come la fMRI volte ad indagare le basi neurobiologiche dell’umorismo hanno confermato quanto in precedenza ipotizzato. Essi hanno dimostrato che la produzione dell’umorismo potrebbe derivare dall’interazione e dall’integrazione di alcune zone cerebrali. Le aree coinvolte sono le regioni frontali e le subcorticali.

Mentre la disfunzione di altre regioni cerebrali chiamate amigdala ed insula, lo striato ventrale e dorsale sono associate all’anedonia (mancanza di soddisfazione ed interesse).  Questa condizione è presente in diversi disturbi dell’umore, soprattutto gli stati umorali. Ne consegue che l’umorismo legato alla funzionalità di queste aree sia parte integrante alla presenza del senso di piacere e della ricompensa legate all’umorismo (Whitton et al, 2015).

Conclusioni

L’umorismo è una caratteristica umana onnipresente e ha una gamma di effetti positivi, sia sul benessere emotivo personale, sia sulle relazioni interpersonali. Contemporaneamente l’assenza di capacità umoristiche è spesso associata con l’insorgenza e il decorso di disturbi mentali come la schizofrenia, l’ansia o la depressione.

D’altra parte, interventi mirati come ad esempio quelli basati sui concetti derivanti dalla psicologia positiva possono migliorare, in casi selezionati, le condizioni di pazienti psichiatrici. Esse agiscono tramite una riattivazione delle abilità legate all’umorismo.

In calce la storia di Emma. Nasce in provincia di Vercelli il 29 novembre 1899, muore il 15 aprile del 2017 alla veneranda età di 118 anni. Si legge: « […] Giunge al traguardo in perfetta forma fino all’ultimo giorno, spirando serenamente nel sonno […]. Il rifiuto di assumere farmaci, il consumo giornaliero di uova e di carne poco cotta, qualche bicchiere di grappa, qualche gianduiotto, l’ottimismo, lo spiccato senso dell’umorismo e “l’aver convissuto poco con un uomo”: questo è il suo “elisir di lunga vita”» (Occhi di un mondo altro -Facebook 29.11.2023).

Enza Maierà

Bibliografia

  1. Leftcourt,H.M.(2001). Humor: The psychology of living buoyantly. Kliwer Academic Publishers. Doi 9781-4615-4287-2
  2. Uekermann J, Channon S, Lehmkamper C, Abdel-Hamid M, Vollmoeller W, Daum I (2008). Executivefunction,  mentaliziging and humor in major depression. J Int Neuropsychol Soc.14:55-62.Doi:  10.1017/S1355617708080016
  3. Whitton AE, Treadway MT, Pizzagalli DA(2015). Reward processing dysfunction in major depression bipolar, bipolar disorder and schizophrenia. Curr Opin Psychiatry. 28:7-12. Doi: 10.1097/YCO.0000000000000122

Foto: Envato Elements

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