Introduzione
“Perfect Days” è un film potente, fuori dal comune. Köji Yakusho, il protagonista, ha vinto la Palma d’Oro come miglior attore al Festival di Cannes nel 2023. Veste il ruolo di Hirayama che trascorre le giornate sempre uguali, in una routine fissa fatta di gesti ripetitivi, sempre quelli, come in un rituale sacro.
“Perfect Days” è una pellicola esistenzialista. Ci pone di fronte al senso della vita, dell’esperienza di essere nel mondo. Dell’esperienza di vivere una pace interiore. «Lui è felice perché controlla sé stesso, è padrone di sé. Vive per l’istante, non vive per il futuro. Non vive nel passato, vive per il qui ed ora e la sua capacità spirituale di vivere l’istante è meravigliosa». Asserisce il regista Wim Wenders nell’intervista a Che Tempo Che Fa (1).
Hirayama
Hirayama è un uomo di 60 anni, riservato dalla vita metodica e routinaria. Pulisce i bagni pubblici della città, bagni avveniristici progettati dai migliori architetti. É sereno, non vive il suo ruolo con frustrazione. Collezionista di audiocassette, ama la musica rock degli anni ’70. Lou Reed, Patty Smith, van Morrison, The Animals in The house of Rising Sun in versione originale e in quella giapponese.
Vive solo in un modesto appartamento, senza televisione. Si alza all’alba, volge lo sguardo al cielo e sorride. Cura le sue piantine. Fa colazione in piedi alla macchinetta sotto casa, spesso la finisce nel van ascoltando le sue audiocassette. E inizia il suo giro dei bagni pubblici. I tramezzini nella pausa pranzo al parco comunale, dove raccoglie delicatamente piccole piantine sofferenti per curarle a casa. Fotografa le ombre degli alberi. Un bagno ristoratore nelle docce pubbliche. La cena sempre nello stesso locale. La sera, prima di addormentarsi, la lettura di un libro. E giorno dopo giorno identico scenario.
Un uomo di poche parole ma che sta bene con sé stesso. Un uomo gentile che si prende cura dell’altro. Un bambino in difficoltà perché si è allontanato dalla mamma. Un giovane collega superficiale e svampito, il ragazzo del bar, un malato terminale, Niko la nipote adolescente fuggita di casa. Lavora con serietà, trovando soddisfazione nell’atto del pulir bene. Utilizza uno specchietto per pulire angoli nascosti. A differenza del suo collega più giovane, che non comprende il suo impegno «tanto poi il bagno lo sporcheranno di nuovo!» (2).
Cosa rende perfetti i giorni in Perfect Days?
Hirayama è un uomo che sa farsi bastare ciò che possiede: l’essenziale. Fa solo ciò di cui ha bisogno. Possiede solo ciò di cui ha bisogno. «La riduzione è un mezzo per semplificare la vita» (1). Qui la routine non è noia, non è vuoto, ma frutto di una scelta esistenziale. Hirayama sembra un personaggio che ha rinunciato a aspetti della nostra vita moderna. Questa rinuncia non deve esser vista come una perdita ma un riappropriarsi del nucleo essenziale di sé. La sua solitudine non è isolamento, ma un ritrarsi dal rumore per accedere all’essenziale.
“Perfect Days” ci porta ad una riflessione profonda sulla bellezza della semplicità. Un invito silenzioso a ritrovarsi nelle piccole cose. Un inno alla lentezza. La ripetitività delle azioni funge da struttura di significato, un modo coerente e stabile di stare nel mondo. Hirayama non parla quasi mai, ma la sua identità traspare dai suoi gesti, abita nelle cose, nella vita che conduce.
Il passato che riemerge
Un tempo, si intuisce, doveva essere stato ricco con un padre ingombrante. Wim Wenders in una intervista disse che in passato era un uomo di affari dal lavoro intenso e stressante. Evidentemente lo stress lavorativo lo aveva indotto alla decisione di cambiare radicalmente vita. Un passato che intuiamo doloroso, i rapporti con la sorella devono essere stati difficili. Sorella vista, intuiamo dopo diverso tempo, perché con autista viene a riprendersi sua figlia. Niko, infatti, dopo aver litigato con la madre aveva chiesto ospitalità allo zio (2).
Il passato riemerge nei sogni in bianco e nero. Qui immagini sfocate del passato vengono sovrapposte sapientemente ai fotogrammi delle verdi chiome degli alberi che lui fotografa in un parco (3). La sensazione che si ha è che non sia fuggito, ma abbia semplicemente scelto una forma di esistenza più autentica per sé. Dandoci una lezione di libertà interiore.
Cosa ci insegna Perfect Days?
“Perfect Days” ci ricorda che la gioia non risiede nei grandi eventi, ma in quanta attenzione prestiamo nelle cose che facciamo tutti i giorni. Hirayama non ha lo sguardo triste, sorride alla vita che scorre nel quotidiano. Ci insegna che la solitudine non sempre è isolamento. Il protagonista è solo, ma non è solitario in senso depressivo. La sua solitudine è uno spazio personale, creativo e sereno. È equilibrio, è forza e centratura, non è dolore. “Perfect Days” è un’esperienza da sentire con il cuore, non narra storie da capire.
“Luce tra le foglie degli alberi”, foto di Immacolata d’Errico, 2025
Considerazioni finali
In un momento in cui Niko è turbata e fatica a godere del presente, Hirayama, dice «un’altra volta è un’altra volta, mentre adesso è adesso» (4). Questa frase che compare nel film “Perfect Days” di Wim Wenders riflette la filosofia di vita del personaggio. E ci invita a vivere pienamente il presente senza lasciarsi sopraffare dalle preoccupazioni per il futuro.
Dopo lo scorrere dei titoli di coda compare una parola giapponese: Komorebi, che indica la luce che filtra tra le foglie degli alberi (5). Con questa parola Wenders coagula il senso profondo del film. E cioè anche dietro un’esistenza che sembra modesta si nasconde una luce interiore. Come la luce del sole che filtra tra le foglie.
Immacolata d’Errico
Sitografia
- https://www.youtube.com/watch?v=SKxFL5tRtvY
- https://www.luciobrunelli.com/post/perfect-days
- https://www.mymovies.it/film/2023/perfect-days/pubblico/
- https://www.youtube.com/watch?v=x1qYtRCOAZM
- https://studiaregiapponese.com/2017/03/19/parole-forti-komorebi/
Foto: “Perfect Days”, scene del film di Wim Wenders, detentore copyright Master Mind, foto di Immacolata d’Errico, 2025
Foto: “Luce tra le foglie degli alberi”, di Immacolata d’Errico, 2025