“Aggiungi un posto a tavola/ Che c’è un amico in più/ Se sposti un po’ la seggiola/ Stai comodo anche tu, / Gli amici a questo servono/ A stare in compagnia, / Sorridi al nuovo ospite/ Non farlo andare via/ Dividi il companatico/ Raddoppia l’allegria”.Questo motivetto simpatico i più giovani non lo conosceranno. Nelle parole di questa canzone è racchiusa una cultura ormai antica, di cui non abbiamo più memoria. Il piacere della condivisione, dell’incontro e dell’accoglienza. Si corre, ci si saluta, si vive con ritmi frenetici in cui si è sempre più “soli”. A soffrire di solitudine è soprattutto chi ha il tempo per poterla percepire: i bambini e gli anziani.
Il male di vivere e la solitudine
Nell’inverno della vita si soffre per la solitudine, per il corpo che invecchiando, non può avere le prestazioni cui in giovane età si era abituati. Si dorme meno, si mangia senza assaporare, ci si arrabbia più facilmente e ci si lega di più ai ricordi e agli oggetti di un tempo lontano.
La depressione nel paziente anziano, si manifesta prevalentemente con sintomi somatici (nausea, vomito, mal di testa, accentuazione dei dolori legati a malattie croniche), e cognitivi (amnesie, “distrazioni”, “assenze”, “strani convincimenti”, “fissazioni”) e peggiora la salute già spesso compromessa (Cassano, Tundo, 2006; Tavormina et al, 2013).
La ricchezza condivisa, senza solitudine
I nonni rappresentano una ricchezza infinita, a cui si attinge sempre meno. Gli anziani sono un collegamento vitale con il nostro passato, riuscendo a dare ai bambini un senso di identità e di prospettiva storica. Ricordo con affetto mia nonna, che raccontava della guerra o di alcuni eventi del passato e leggende locali. Nell’interazione intergenerazionale, si cresce insieme bambini e anziani hanno la possibilità di apprendere gli uni degli altri, dagli altri e con gli altri. Si arricchiscono le relazioni interpersonali, contrastando gli stereotipi negativi e la solitudine delle persone anziane.
In Europa, dal 2012, è attivo un progetto di apprendimento e relazione intergenerazionale, Together Old & Young: Bambini e anziani insieme per costruire comunità solidali (sito 1). Aderiscono a questo programma diverse nazioni della comunità europea: Irlanda, Italia, Slovenia, Spagna, Olanda, Polonia e Portogallo.
“Le attività di apprendimento intergenerazionale sono iniziative che favoriscono l’incontro di persone di varie età e generazioni diverse. Svolgendo attività insieme, imparano, arrivano a capirsi meglio, si divertono e superano la solitudine. La maggior parte delle iniziative di apprendimento intergenerazionale coinvolgono persone anziane e bambini e giovani di età compresa tra i 9 e i 25 anni. Finora, solo poche attività intergenerazionali hanno coinvolto i bambini da 0 a 8 anni di età” (sito 2). Il progetto è iniziato con una fase di ricerca per analizzare le relazioni intergenerazionali nell’Europa contemporanea. Nel corso di questi anni abbiamo assistito a cambiamenti sociali, economici, culturali e demografici. Essi hanno contribuito a modificare la struttura e le abitudini familiari causando una crescente separazione tra le generazioni e solitudine. La ricerca si è poi focalizzata sui benefici che possono derivare dai contatti e dai rapporti intergenerazionali, anche al di fuori del contesto familiare.
Gli anziani e i due anni di pandemia
Ognuno di noi ha sofferto la “reclusione”, ma su bambini e anziani la solitudine, la separazione, la paura hanno avuto una risonanza affettiva più amplia. Bambini e anziani si somigliano. Sono agli estremi della vita e condividono paure e bisogni. La paura del buio, la paura dell’abbandono, la paura della morte sono percepite in maniera forte e possono inficiare le normali attività quotidiane. Il bisogno di essere amati, coccolati è presente anche in chi da giovane era più restio a lasciarsi andare in effusioni ed attenzioni.
Lo scrittore Lorenzo Marone ne “La tentazione di essere felici” descrive molto bene ciò che accade ad un anziano e scorbutico settatrenne. Il protagonista ha trascorso la vita ad essere antipatico ed egoista. Nell’inverno della vita, in solitudine, apprende quali sono le sue strategie per non cadere in depressione. Esse sono l’amore per il nipotino, mantenere una sana attività sessuale, prendersi cura di amici e animali e recuperare il rapporto coi figli.
“Si crede di non aver bisogno di nessuno finché ci si accorge di non avere più nessuno. E quando succede, è un bel casino.”- scrive, appunto, Marone
Conclusioni
La depressione nel paziente anziano assume caratteristiche differenti che spesso non vengono comprese dai familiari e dal medico curante. Vi è frequente ricorso a svariate terapie che risultano inefficaci, non ultimo l’uso di tisane e fitoterapici di dubbia efficacia. Riconoscere i sintomi consente di aiutare il prossimo, quando non ha parole per dirlo. Una pacca sulla spalla, non aiuta se non si comprende il dolore o si accompagna chi soffre.
L’interazione bambini-anziani è un tesoro inestimabile, in termini affettivi, cogniti e culturali, a cui non sempre si attinge perché si vive in comunità separate o lontano dai propri cari con disgregazione del nucleo familiare e in triste solitudine.
“Una famiglia che ha presso di sé un anziano ha con sé il più bello degli ornamenti e il più prezioso dei tesori.” (proverbio cinese)
Alba Cervone
Bibliografia
- G. B. Cassano, A. Tundo (2006).Psicopatologia e clinica psichiatrica, Edra Ed.
- Tavormina G., Nardini G. et al (2013). Luce sul male oscuro, Sardini Ed.
Sitografia