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Il manipolatore affettivo: caratteristiche, sessualità ed aspetti depressogeni

La manipolazione affettiva caratterizza le relazioni amorose definite “tossiche” all’interno delle quali uno dei due partner è un manipolatore e mantiene il legame solo per il soddisfacimento di secondi fini di tipo emotivo, economico, sociale e sessuale.

La relazione tossica si caratterizza per la presenza di un partner che costruisce attorno a sé un ambiente fatto di manipolazione, violenza, controllo, costante instabilità. Il manipolatore assume così il ruolo di “controdipendente” che sottomette la propria compagna attraverso una forma di amore basato sul meccanismo della paura. La vittima non si percepisce come tale e agisce in nome di un amore che non esiste, se non nel suo immaginario.

L’attribuire al proprio partner caratteristiche che non corrispondono alla realtà è il primo passo verso lo sviluppo della dipendenza affettiva. Nella coppia, quest’ultima, può trasformarsi in violenza domestica e, se ripetuta e sistematica, diviene parte del rapporto affettivo, in cui il sesso è il legame che tende a riparare ogni frattura, ma genera ambivalenza (Cabras E.; Saladino V., 2020).

Le fasi della relazione tossica

Una relazione tossica si sviluppa attraverso tre fasi:

1) Idealizzazione: è la prima fase in cui trova applicazione il cosiddetto “love bombing” verso il partner ossia il bombardamento d’amore. Il manipolatore sembra un perfetto gentiluomo, in grado di sorprendere la partner, anticiparne i desideri, leggerle nel pensiero. In questa fase, la compagna riceve regali importanti, effettua dei viaggi con lui. Il manipolatore, inoltre, tende a bruciare le tappe: in poco tempo vuole andare a convivere, sposarsi e desidera avere un figlio. L’obiettivo è riuscire ad agganciare la partner, chiudere nel più breve tempo possibile tale fase in quanto gli sottrae tempo, concentrazione, denaro ed energie mentali (Gaoni F., 2021).

2) Svalutazione: è la fase in cui il rapporto inizia a cambiare, il manipolatore sente di potersi rilassare, mostrando gradualmente la sua vera natura. È la fase in cui iniziano le critiche verbali ed atteggiamenti che portano a far sentire l’altro di poco valore. Il manipolatore diventa poco disponibile, inaffidabile, mette in atto comportamenti scorretti che trovano applicazione in promesse non mantenute e bugie.

3) Scarto: rappresenta la fase più dolorosa. La fine della relazione avviene in modo umiliante e spesso senza spiegazioni anche se di solito potrà esserci in futuro il ritorno del manipolatore. (Gaoni F., 2021). Un elemento che caratterizza tale fase è l’imprevedibilità. Per comunicare la decisione alla partner, il manipolatore è solito scegliere momenti dolorosi o ricchi di emozioni ad esempio una gravidanza, la perdita di una persona cara, un periodo di malattia. In alcuni casi anche situazioni festose ad esempio un compleanno, la laurea, un traguardo lavorativo. In aggiunta, la motivazione scelta raramente corrisponderà alla realtà.

Le caratteristiche del manipolatore

I comportamenti manipolatori includono: bugie patologiche, tradimenti ripetuti, svalutazione continua, colpevolizzazione. Le caratteristiche del manipolatore sono:

  • La colpevolizzazione degli altri: il manipolatore utilizza il ricatto in nome dell’amore, dell’amicizia, del legame familiare. Tende, inoltre, ad esagerare i propri malesseri e il carico di lavoro attribuendo la colpa e le responsabilità agli altri.
  • La perfezione: il manipolatore fa credere agli altri che bisogna essere perfetti, che non si deve mai cambiare opinione, che occorre sapere tutto e rispondere immediatamente alle richieste e alle domande.
  • L’ambivalenza: il manipolatore è poco chiaro nelle sue richieste, nei suoi bisogni, con i suoi sentimenti e le sue opinioni. Non accetta le critiche e nega l’evidenza. Crea, inoltre, sospetti, conflitti per avere la situazione sotto controllo e per provocare la rottura della coppia.
  • Il vittimismo: il manipolatore pone il dubbio che siano i comportamenti della partner a generare un malessere in lui, trovando così, una problematica all’interno della coppia.
  • L’uso delle qualità dell’altro per vedere soddisfatte le proprie necessità: ad esempio la cortesia, la solidarietà, la gentilezza, la generosità. Ma, in alcuni momenti mette in dubbio le stesse qualità per poterla criticare, svalutare e giudicare.
  • La gelosia patologica: il manipolatore può essere geloso anche di un genitore o di un parente. Per tale motivo effettua regali anche senza una ricorrenza o diventa pieno di attenzioni verso la partner.
  • La menzogna: il manipolatore utilizza la menzogna per produrre uno stato di malessere nella partner e avere il controllo sulla relazione.
  • La tendenza a cambiare idea, comportamenti, opinioni a seconda delle persone o delle situazioni in cui si trova.

Conseguenze psicologiche del manipolatore sulla partner

Una manipolazione affettiva portata avanti nel tempo genera nel/la partner-vittima vissuti depressivi. Essi si manifestano con perdita di piacere nel voler fare le cose, di energia, di tranquillità nel vivere il quotidiano, sensazione di impotenza (Nazare-Aga I., 2014). Oltre a ciò si associano sintomi del Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD) quali paura intensa, ricordi continui dell’evento traumatico, difficoltà nella concentrazione, appiattimento emotivo. Tali sintomi possono portare a conseguenze sul funzionamento lavorativo della persona e sulle sue capacità relazionali. Inoltre, lo stress può generare malesseri fisici quali cefalee, problemi nell’alimentazione e al sistema gastrointestinale, alterazione del ritmo sonno-veglia, indebolimento del sistema immunitario. Anche i sintomi ansiosi possono diventare evidenti al termine di una relazione tossica. Il partner manipolatore mantiene l’altra persona in uno stato costante di ansia e tensione. Tali aspetti, possono generare, al termine della relazione, attacchi di panico e ansia generalizzata (Gaoni F., 2021).

Conclusioni

La manipolazione affettiva è un fenomeno frequente nelle relazioni amorose. È difficile individuare un manipolatore affettivo dato che spesso è la persona a cui siamo maggiormente legati. Non è facile, inoltre, riconoscere di essere stati manipolati. Occorre, pertanto, intraprendere un percorso di tipo psicoterapeutico con un professionista al fine di cogliere i segnali d’allarme di una relazione tossica e prendere consapevolezza delle proprie fragilità per evitare conseguenze dannose alla propria persona.

Maria Vincenza Minò

Bibliografia

  1. Cabras E, Saladino V. “La dipendenza affettiva. Testimonianze di casi di manipolazione e violenza”. Carocci Editore, 2020.
  2. Gaoni F. “Relazioni Tossiche. Riconoscere un partner manipolare e salvarsi”. I Edizione, giugno 2021.
  3. Nazare-Aga I. “La manipolazione affettiva. Quando l’amore diventa una trappola”. I Edizione Ultra, aprile 214.
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