Periodico dell’ EDA Italia Onlus, Associazione Italiana sulla Depressione

Cerca
Close this search box.

Fondazione EBRIS: progetto OPADE e depressione maggiore

La Fondazione EBRIS di Salerno ha presentato i dati di uno studio, denominato OPADE, sul trattamento della depressione maggiore curato dal prof. Alessio Fasano, del Massachusetts General Hospital della Harvard University.

Una collaborazione internazionale per la ricerca OPADE sulle Depressione Maggiore

La Fondazione EBRIS (European Biomedical Research Institute of Salerno) è nata dalla collaborazione iniziata nel 2012 tra una prestigiosa istituzione pubblico-privata, la Fondazione Scuola Medica Salernitana (SMS) e il Massachussets General Hospital (MGS) di Harvard. Si è trattato di voler dar seguito alla decisione dell’Università di Salerno di far rientrare il prof. Alessio Fasano, uno dei più brillanti ricercatori in campo medico. Il fine era quello di far continuare la sua ricerca presso la Fondazione che già lavorava nello stesso campo con il progetto OPADE. Fasano, di origini salernitane, ha iniziato il suo lavoro ad Harvard, dove dirigeva il reparto di Pediatria, Gastroenterologia e Nutrizione. Da ricercatore ad Harvard aveva già individuato la Zonulina e il ruolo svolto da questa proteina sulla permeabilità intestinale (Fasano, 2001; 2015).

I contenuti del Progetto OPADE di EBRIS e la cura della Depressione Maggiore

OPADE è un progetto europeo rivoluzionario, sviluppato nell’ambito della ricerca condotta da EBRIS sul microbioma (l’insieme del patrimonio genetico e delle interazioni ambientali). Lo studio OPADE ha il compito della progettazione di nuove molecole per la messa a punto di nuove e innovative terapie mirate. Si tratta di approfondire il funzionamento dell’immunità in condizioni fisiologiche e patologiche. Di utilizzare strumenti di analisi dei dati con approccio di Big Data Analytics, Machine Learning e Deep Learning. EBRIS si occuperà anche di Biobanca e della raccolta e conservazione di materiali biologici e dei dati clinici correlati.

Il Progetto OPADE si pone l’obiettivo di studiare nuovi percorsi per combattere patologie psichiatriche gravi, come la Depressione Maggiore, utilizzando l’intelligenza artificiale. Il coordinatore scientifico è lo psichiatra Giulio Corrivetti (direttore del DSM e vicepresidente della Fondazione).

La Fondazione EBRIS sta sviluppando il progetto per approfondire la ricerca multidisciplinare coinvolgendo ricercatori di alto spessore. Essi cooperano per comprendere le basi molecolari di alcune malattie e tradurre le scoperte di laboratorio in percorsi di cura, terapie e protocolli di somministrazione farmacologica, capaci di migliorare la qualità di vita dei pazienti.

Primo Meeting Internazionale di presentazione dei dati del progetto OPADE

Il Progetto OPADE ha recentemente pubblicato il suo primo report annuale. Lo ha presentato nell’ambito di un congresso internazionale che ha coinvolto studiosi internazionali oltre ai partner del progetto stesso (Atti del convegno, 2024).

La Zonulina è una proteina che stabilisce l’indice di permeabilità dell’intestino, ossia controlla la dimensione degli spazi tra le cellule. In caso di valori alti lo studio ha dimostrato che si possono manifestare disturbi che influenzano la comparsa di segni precursori di Depressione Maggiore. Ciò a causa di una minore efficacia nella regolazione della barriera intestinale con conseguente passaggio di sostanze nocive nel sangue per iper-permeabilità intestinale. O per la compresenza di sindrome da intestino irritabile, gocciolante e di difficoltà nella digestione del glutine, di intolleranze alimentari o di infiammazioni croniche.

Il progetto OPADE si propone di ottimizzare l’efficacia degli antidepressivi, avvalendosi sia dell’analisi multi-omica che di strumenti predittivi basati sulla Intelligenza Artificiale (AI).

Sono circa 280 milioni le persone soffrono nel mondo di un Disturbo Depressivo Maggiore (MDD), ma di questi solo tra il 6 e il 7% traggono un beneficio apprezzabile dagli attuali trattamenti con remissione totale (Atti del convegno, 2024).

OPADE si propone di identificare biomarcatori, molecolari e non molecolari, con studi clinici condotti su adulti e bambini. L’obiettivo è predire l’efficacia dei trattamenti e sviluppare nuove cure personalizzate contro la depressione.

Lo studio OPADE e l’efficacia della cura per la Depressione Maggiore

Lo studio ha già coinvolto 350 pazienti tra i 14 e i 50 anni in 6 Paesi per 24 mesi. Il Meeting Annuale ha permesso di condividere i primi risultati della ricerca, discutere le sfide future e gettare le basi per nuove collaborazioni. I partecipanti hanno evidenziato l’importanza del progetto OPADE e il suo straordinario potenziale nel trattamento della depressione, migliorando significativamente la qualità della vita dei pazienti coinvolti (Atti del convegno, 2024).  

«La Commissione europea ha chiesto specifiche iniziative sulla materia, – ha affermato il professore Fasano – perché è noto che nonostante il gran numero di farmaci antidepressivi, la loro efficacia è bassissima. Solo tra il 6 e il 7 per cento dei pazienti risolvono il loro problema utilizzando questi farmaci e spesso i sintomi aumentano nel tempo, in tutte le fasce d’età, inclusa quella pediatrica.

Gli adolescenti, durante il COVID-19, hanno subito un grave danno che si è tradotto in malattie depressive.

L’obiettivo di questo progetto è ottimizzare l’efficacia dei farmaci personalizzando l’intervento. I nostri studi dimostrano l’efficacia di un trattamento personalizzato, purché si parta dalla genetica del soggetto, dai suoi standard di vita e si tenga nel dovuto conto i fattori ambientali» (Atti del convegno, 2024).  

La sfida del progetto OPADE

«Il progetto OPADE è uno dei progetti internazionali in cui la Fondazione EBRIS è stata scelta come coordinatrice – ha dichiarato il dr. Giulio Corrivetti responsabile scientifico del Progetto OPADE – nonostante vi siano state più generazioni di farmaci contro la depressione, abbiamo ancora troppi limiti. Con l’intelligenza artificiale e i biomarcatori, stiamo cercando di rendere più efficace il trattamento per ogni singolo paziente. Questo primo Meeting è un passo cruciale per completare l’arruolamento dei pazienti e sviluppare marcatori sensibili per obiettivi terapeutici strategici».

Il confronto che si è sviluppato ha segnato un passo importante nel percorso per migliorare le conoscenze per il trattamento della depressione e la competenza farmacologica degli operatori coinvolti.

Il ruolo della Zonulina

Un’altra funzione chiave dell’intestino è la sua capacità di lavorare come una barriera. È in grado di regolare il passaggio di macromolecole tra il lume intestinale e la circolazione sanguigna. La parete intestinale è costituita da enterociti capaci di formare una vera e propria barriera protettiva. È questa barriera che impedisce a microrganismi, tossine e a microscopici residui di alimenti non digeriti di entrare nel circolo sanguigno. Ma si può deteriorare a causa di uno stress fisico prolungato, di una cattiva alimentazione, di un utilizzo improprio di farmaci o di altri fattori ambientali. In questi casi le sue funzioni risultano fortemente alterate. Comportano una iperreattività del sistema immunitario e l’innesco di un processo infiammatorio.

La Zonulina agisce sulle giunzioni degli enterociti e regola la permeabilità intestinale. Alti livelli di questa proteina sono la causa prima di deterioramento della mucosa intestinale. Questa non svolge solo una funzione protettiva. Il suo malfunzionamento causa una serie di condizioni di infiammazioni croniche, infiammazioni che costituiscono la causa prima di autoimmunità, di malattie metaboliche, di malattie neurodegenerative e la Depressione Maggiore. Possono favorire persino l’insorgenza di un cancro. 

La permeabilità intestinale Zonulina-dipendente e Depressione Maggiore

La Zonulina è una proteina endogena prodotta dalla mucosa intestinale danneggiata, che modula le giunzioni tra gli enterociti, ossia tra le cellule che costituiscono la parete intestinale. La Zonulina si configura, pertanto, come un potente regolatore della permeabilità intestinale e può ripristinare un solido legame fra queste cellule. 

In un articolo pubblicato sugli Annales of New York Academy of Sciences, il prof. Fasano e i colleghi dell’Università di Baltimora, nel Maryland, forniscono la prova di questo collegamento tra permeabilità intestinale Zonulina-dipendente e sviluppo di una malattia infiammatoria.

I sintomi generati da questo tipo di alterata permeabilità intestinale sono vari e si possono sintetizzare in mal di testa, difficoltà di concentrazione, dolori articolari, dolori addominali, mancanza di energia, allergie e intolleranze alimentari. È necessaria poi far seguire un’attenta valutazione clinica e una serie di esami mirati.

Gli esami che misurano la permeabilità intestinale

Il prof. Fasano ha elencato i principali esami per evidenziare lo stato di alterata funzionalità intestinale. Tra questi:

  1. La Zonulina fecale: mediante numerosi studi sono state messe a punto una serie di analisi da effettuare sulle feci. Esse sono in grado di individuare l’esistenza di patologie intestinali e lo stato del tubo digerente.
  2. Test sulle intolleranze alimentari: dipenda dallo stile di vita e da interventi dietetici. Costituisce una opzione di trattamento sempre più importante. Esso ha evidenziato come, in seguito a una terapia nutrizionale basata su principi di moderazione e di esclusione di alimenti non tollerati, si è rilevato un notevole miglioramento del quadro sintomatologico.  Quindi, della qualità di vita dei pazienti con alterata permeabilità intestinale.

Conclusione

La ricerca del prof. Fasano ci indica una strada assolutamente nuova da percorrere nella ricerca di cure più efficaci contro la Depressione Maggiore. Soprattutto dimostrando che la loro genesi è correlata non solo a stili di vita, ma anche a carenze proteiche, quali la carenza qui dimostrata di una proteina endogena.

Walter Di Munzio

Bibliografia

  1. Fasano A (2001): Zonula Occludens Toxin Structure-Function Analysis,identification of the fragment biologically active on tight junctions and of the zonulin receptor binding domain, The Journal of Biological Chemistry, febbraio 2001, pp. 19160-19165, PMID 11278543.
  2. Fasano A (2015): Celiac Disease Genomic, Environmental, Microbiome, and Metabolomic (CDGEMM) Study Design: Approach to the Future of Personalized Prevention of Celiac Disease, vol. 11, Nutrients, novembre 2015, pp. 9325–9336, PMID 2656929
  3. 2024. Atti del Convegno “1st Annual Meeting Progetto Opade”, (19-20 giugno 2024), Fondazione Ebris, Salerno.

Foto: Envato Elements

0 0 voti
Article Rating
Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Il più recente
Il più antico Il più votato
Feedback in linea
Visualizza tutti i commenti
Fondazione EBRIS, progetto OPADE e depressione maggiore.

Ultime News

Depressione, neurotrasmettitori ed esercizio fisico.

Esercizio fisico, neurotrasmettitori e depressione

Sin dai tempi di Ippocrate e Galeno è noto il beneficio dell’esercizio fisico per la salute umana e nel quotidiano. La ricerca scientifica focalizza gli studi nell’individuare la modalità di azione e i marcatori biologici.

Leggi ...
Normalità e patologia

Normalità e patologia

Che cos’è la normalità? È possibile definirla? La storia di uno psichiatra figlio di una persona affetta da disturbo bipolare potrà aiutarci?

Leggi ...
Autonomia differenziata e rapporto GIMBE.

Autonomia differenziata e rapporto GIMBE

Ogni anno la Fondazione GIMBE presenta ai decisori politici un accurato report sui dati di tutte le regioni italiane riferiti al funzionamento dei servizi sanitari. L’ultimo report affronta il problema della ricaduta sulla qualità dei servizi erogati alla luce delle nuove norme sulla Autonomia Differenziata.

Leggi ...

Macro Aree

Articoli Correlati di Categoria

0
Mi piacerebbe conoscere il tuo pensiero, si prega di commentarex

Newsletter

Puoi cancellare la tua iscrizione quando vuoi

newsletter