Introduzione
La depressione è un disturbo psichiatrico molto diffuso nella popolazione mondiale. Più di 350 milioni di persone ne soffrono. È stato stimato che almeno una persona su 6 ad un certo punto della sua vita ne è affetto (WHO, 2021). Il disturbo colpisce più spesso i giovani tra i 20 e i 40 anni ed è un fattore di rischio di molte complicazioni, tra cui il suicidio. Nella depressione le abilità cognitive sono compromesse e risentono di molti fattori. Essi comprendono la gravità della sintomatologia depressiva, la frequenza delle ricadute, la durata degli episodi in senso cumulativo, la presenza di altre patologie. Tutti questi aspetti incidono negativamente e in maniera indipendente sulle diverse manifestazioni mentali. La disfunzione cognitiva e le alterazioni funzionali, che ne derivano, sono tra le più comuni lamentele dei pazienti.
Esse persistono anche nei depressi che raggiungono la remissione sintomatologica. Sono una componente costante della depressione e possono essere presenti sin dalla sua insorgenza. Infatti, rientrano nei criteri diagnostici del DSM-5: «diminuita capacità di pensare o di concentrarsi, indecisione, quasi ogni giorno (per resoconto soggettivo o come osservato da altri)».
La depressione
Lo psicologo statunitense Seligman ha paragonato la depressione ad un comune raffreddore a causa della sua rapidità di diffusione (Seligman, 2007). Quando essa comincia ad impossessarsi della nostra vita, a volte, non riusciamo a riconoscerla e a definirla o addirittura la sottostimiamo. L’umore alterato, di solito, è il principale ospite molesto, ma questo non si presenta da solo. Esso può essere accompagnato da un corteo di sintomi emotivi, fisici, comportamentali, neurovegetativi (insonnia o ipersonnia, diminuzione o perdita di peso ecc.) e cognitivi.
L’ansia è spesso l’unica fedele e subdola compagna in quel deserto di solitudine e di sofferenza che è la depressione. Quando l’individuo presenta l’ansia diventa vittima di pensieri distorti e minacciosi. La sua presenza genera paure. Paure di tutto, di tutti e della vita presente e futura, paura della sua disfunzione cognitiva.
Nella depressione i diversi sintomi contribuiscono in misura diversa a creare un quadro patologico variegato che può modificarsi o stabilizzarsi nel tempo.
La disfunzione cognitiva
La disfunzione cognitiva possiamo intenderla come una compromissione medica che interessa i processi cerebrali e che comporta un’alterazione della memoria, dell’attenzione, della percezione e del pensiero. Alcuni studi hanno confermato la presenza nella fase acuta della depressione della compromissione della velocità di elaborazione delle informazioni, dell’apprendimento, dell’attenzione e della memoria. Durante la remissione, i deficit sono apparsi meno pronunciati ma sempre presenti. In particolare, hanno riguardato l’attenzione, l’apprendimento, la memoria e la memoria di lavoro (Kriesche et al, 2022). È stata anche riportata una correlazione in positivo tra il numero di episodi depressivi e deficit cognitivi nonché tra la gravità della depressione e i deficit cognitivi (Mc Clintonck et al, 2010).
Nei disturbi dell’umore, la concomitanza delle disfunzioni cognitive tende ad aggravare la sofferta esistenza del paziente. Egli si trova a dover affrontare il quotidiano e la vita in generale con nuove difficoltà. Le dimenticanze, singhiozzi della memoria, di tutto ciò che prima era fluido e apparentemente banale, diventano dei limiti inaccettabili. Dimenticare le chiavi, dimenticare di chiudere il gas, dimenticare un evento accaduto il giorno prima, mortifica ulteriormente l’autostima del paziente, mina la sua identità.
Analoghi vissuti si ripetono quando egli avverte il rallentamento dei propri pensieri associato a quella incapacità di prendere decisioni immediate e di risolvere problemi. Attività che prima apparivano semplici o automatiche! Rientrano, tra questi, gli esempi di come preparare un pasto, ordinare la casa, scegliere come abbigliarsi ecc. L’incapacità a seguire con attenzione la trama di un film, di un discorso, di una lettura, procura un senso di alienazione dalla realtà.
Correlazione tra la depressione e la disfunzione cognitiva
Il soggetto depresso ha la tendenza al pensiero negativo da cui scaturisce demotivazione, apatia e mancanza di sensazioni di piacere. La concomitanza dei sintomi cognitivi come la difficoltà di concentrazione e memoria aggrava, pertanto, le sue condizioni psicofisiche. Egli tende, quindi, a chiudersi e ad avere perdita di interessi. Queste disfunzioni emotive e cognitive sono strettamente correlate e svolgono un ruolo chiave per lo sviluppo ed il mantenimento dei sintomi depressivi.
Infatti, i pazienti depressi mostrano spesso uno stile di pensiero specifico, chiamato ruminazione. Esso è un pensiero ripetuto e intensivo sulle cause, le conseguenze e i sintomi dei propri sentimenti negativi (Dehn et al,2019).
Gli studi suggeriscono che la depressione sia associata ad una serie di meccanismi neurobiologici che aumenterebbero il rischio di sviluppare patologie nervose che causano demenza (Jamieson et al., 2019).
La presenza e la persistenza dei deficit cognitivi, limita la qualità di vita dei pazienti perché ne compromette l’aspetto personale, sociale e lavorativo. Infatti, anche i pazienti che hanno superato la fase depressiva, lamentano spesso alterazioni cognitive e le conseguenti limitazioni nella loro funzionalità. Si è visto, che la perdita di lavoro è spesso una delle conseguenze dei disturbi cognitivi, dovuti alla difficoltà di attenzione, concentrazione e memoria e alla difficoltà di pensare lucidamente.
Anche la prognosi della depressione ne risente negativamente perché le limitazioni delle funzioni cognitive riducono l’autostima e l’umore dei pazienti. Aumenta quindi, il rischio di recidiva della depressione e si riduce la risposta alla farmacoterapia. E’ stata anche rilevata una mancata risposta al trattamento psicoterapeutico ed un aumento del ricorso al suicidio (Weightman MJ., 2019).
Terapia
«Le disfunzioni della rete neurale e i cambiamenti nella morfometria in particolari aree del cervello sono responsabili della persistenza dei deficit cognitivi dopo il trattamento del disturbo depressivo maggiore. Esistono però prove crescenti che gli antidepressivi utilizzati nella pratica clinica possono migliorare le funzioni cognitive indipendentemente dal loro impatto sulla componente affettiva» (Czerwinska et al, 2019).
I risultati preliminari mostrano che alcune classi di antidepressivi possono essere più efficaci nel migliorare sintomi cognitivi specifici rispetto ad altre (Ixchel Herrera-Guzmán et al., 2009). Per la terapia sui deficit cognitivi, oltre ai composti farmacologici, sono stati proposti diversi interventi non farmacologici. Le strategie e tecniche di training cognitivo mirano a migliorare la performance cognitiva e il funzionamento psicosociale del paziente. Esse si basano sul presupposto che i deficit siano modificabili e che il cervello possa acquisire nuove abilità.
L’obiettivo sarebbe quello di integrare le terapie farmacologiche e non farmacologiche e adattarle alle esigenze e alle caratteristiche delle problematiche emotivo-cognitive del paziente.
Conclusione
L’urgenza di prevenire, quando possibile, e la necessità di curare la depressione è importante perché l’umore depresso e il deterioramento cognitivo sono altamente invalidanti. Questi risultati suggeriscono che durante il trattamento vanno monitorate le funzioni cognitive al fine di accelerare il recupero funzionale dei pazienti con depressione maggiore. Sebbene si tratti di patologie diverse, la ricerca neuroscientifica degli ultimi anni ha dimostrato, inoltre, come anche la presenza di disturbi d’ansia rappresenti un fattore di rischio per lo sviluppo di demenza (Di Rosa E., 2023).
Enza Maierà
Bibliografia
- Czerwinska A., Pawlowski T., Cognitive dysfunctions in depression-significance,description and treatment prospects, 2020, https://doi.org/10.12740/PP/OnlineFirst/105415
- Dehn, L. B., Beblo T. Verstimmt,verzerrt,vergesslich: Das Zusammenwirken emotionaler und Kognitiver Dysfunktionen bei Depression, 2019, https://doi.org/10.1007/s40211-019-0307-4
- Di Rosa E. Depressione e ansia: quale legame con la demenza?,2023, The Inquisitive Mind
- Ixchel Herrera-Guzmán et al, Major Depressive Disorder in recovery and neuropsychological functioning: effects of selective serotonin reuptake inhibitor and dual inhibitor depression treatments on residual cognitive deficits in patients with Major Depressive Disorder in recovery,2010, DOI: 10.1016/j.jad.2009.10.009
- Jamieson A et al. (2019). Depression related cerebral pathology and its relationship with cognitive functioning: A systematic review. Journal of affective disorders, 250, 410-418.
- Kriesche D., et al., 2022, https://doi.org./10.1007/s00406-022-01479-5
- McClintock SM., et al. 2010, https://doi.org/10.1037/a0017336
- Seligman M, Walker E.F., Rosenhan D., Psychopatologia, Zysk I Ska:Poznan, Poland, 2007.
- Weightman MJ., et al BT., 2019, htpps://doi:org/10.1016/j.psychres.2019.02.035
- WHO. Depression and Other Common Mental Disorders Global Health Estimates. Available on line: www.who.int(accessed on December 2021) Seligman M, Walker E.F., Rosenhan D., Psychopatologia, Zysk I Ska:Poznan, Poland, 2007
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