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Creatività e depressione

Una tematica complessa come la creatività dovrebbe indurci a una profonda riflessione sulla vita degli artisti e sulla creatività. Fin dall’antichità filosofi, scrittori, pittori e scultori hanno avuto un legame ambiguo con i disturbi dell’umore, in particolare con la depressione.

Introduzione

L’archetipo della creatività può essere rappresentato da un’emozione intensa come l’elaborazione del dolore di un trauma, un lutto, una separazione. Nell’Iliade di Omero, Efesto nella mitologia greca «viene scaraventato giù dall’Olimpo a causa della sua menomazione» (Piana, 2020). Egli fu allevato dalle ninfe marine Nereidi, ritorna all’Olimpo come dio del fuoco. L’archetipo di un’emozione come il rancore, la rabbia, la ribellione, e soprattutto, la riparazione della ferita narcisistica originaria. Quest’ultima correlata al rifiuto, all’abbandono e talvolta alla non appartenenza al gruppo. Infatti, nell’antica Grecia la creatività espressa dagli artisti implicava un investimento affettivo manifestato attraverso la catarsi del dolore.

 La scrittura permette al dolore nei lutti, nelle separazioni, nella paura dell’abbandono un vero e talvolta immaginario atto liberatorio. Quest’ultima emozione ha un’azione catartica, cioè, liberarsi dall’ansia e dall’angoscia legata a quel pensiero. E, come nei bambini si dovrebbe usare il pensiero divergente che non utilizza schemi formali, «originalità, anticonformismo e fluidità» (Motta, 2019). La creatività degli artisti nell’analisi storica dei secoli per citarne alcuni: Virginia Woolf, Vincent Van Gogh, Ligabue, Michelangelo, è spesso correlata alla depressione.

Creatività e solitudine

Questi grandi artisti vivevano in solitudine, sicuramente in gran parte per scelta personale. La creatività si accompagna spesso alla solitudine. Gli aspetti positivi della solitudine scelta e del silenzio sono molteplici, in primis nell’ascolto del flusso di idee correlate alla creazione di una nuova opera d’arte. Essi sono alla base della intuizione nella creatività. Certi ambienti sociali si sovrappongono creando confusione. È basilare per la creatività la dimensione negativa di un trauma, che viene utilizzata per investire questa emozione in ciò che si sta realizzando. Quest’ultima può essere rappresentata da un’emozione data da una sfumatura della tristezza esistenziale.

In genere molti artisti vivevano in povertà che si manifestava nella realizzazione delle loro opere. Uno strumento utilizzato è proprio il pensiero divergente che si sgancia dalle modalità comuni e alimenta la creatività. Secondo Bruner (1956) il pensiero divergente consente alle persone di superare le restrizioni imposte da quello convergente, che si focalizza su un’unica soluzione, generando punti di vista inaspettati. Questo permette a molte idee di trovare in un breve periodo di tempo, una risposta per migliorare un problema.

La creatività e la depressione

La creatività in molti artisti si esprimeva in periodi cosiddetti pervasi da una tristezza esistenziale, o dalla depressione, come per Vincent Van Gogh «Più sono spento, malato, una brocca rotta, più sono un artista, un artista creativo» (Nerozzi,1988). 

Lo stesso Freud, parla della caducità in rapporto al tema della perdita, del lutto e, quindi, del Thanatos (Rudas, 1997). «Il lutto è un grande enigma. Se gli oggetti sono per noi perduti, la nostra capacità di amare torna ad essere libera. Può prendersi altri oggetti come sostituti o tornare provvisoriamente all’Io. Ma perché questo distacco della libido dai suoi oggetti debba essere un processo doloroso, resta per noi un grande mistero» (Freud, 1917). E la tristezza predispone alla depressione.

Il senso di colpa tormentava Van Gogh, uno degli artisti più importanti dell’impressionismo e post-impressionismo. I colori dei suoi dipinti cambiavano in relazione al tono dell’umore. Per esempio, si passa dal dipinto Il seminatore in giugno, pieno di luce e di colori, alla Ronda dei carcerati, dove prevalgono i colori cupi, scuri. Si pensa che lo stesso dipinto rappresenti Van Gogh nella sua permanenza nel manicomio di Arles (1888). Inoltre, la sua ossessione per il giallo, «pochi artisti hanno espresso i dolori e la sofferenza con la stessa intensità di Van Gogh” (Valmori, 2016). I colori dei suoi dipinti scelti sapientemente, soprattutto erano influenzati dalla sua tecnica. Il giallo era un giallo diverso a causa della sua malattia, la xantopsia (visione gialla di oggetti bianchi), conseguenza dell’abuso di assenzio. Esso, oltre a peggiorare il disturbo dell’umore con allucinazioni, gli dava questa discromia.

Conclusione

Nella depressione è presente l’idea della morte, ma negli artisti prevale la cosiddetta depressione creativa, non distruttiva, investire nelle nuove passioni o creazioni (opere d’arte).

Jung scriveva: «La nostra morte è un’attesa o, se vuole, una promessa che non è mai compiuta. Per questo essa non ci impone di vuotare la nostra vita, ma piuttosto di procedere alla sua pienezza» (G.C. Jung). Questa frase è stata scritta da Jung in una lettera ad una sua cara amica nell’evento luttuoso per la morte del coniuge. E, non può che indurci ad una profonda riflessione sul vissuto delle emozioni e sul significato della vita.

È necessaria, un’analisi soprattutto sul sentimento di perdita che rappresenta il nucleo della sofferenza psicologica. (Meloni M.E, Rudas N., 2019). I disturbi dell’umore, il dolore psicologico e morale della depressione o della malattia maniaco-depressiva, possono come un sentimento e investimento emotivo, talvolta essere elaborati attraverso le opere d’arte.

Maria Efisia Meloni

Bibliografia

  1. Nerozzi D.: La malattia maniaco-depressiva, ovvero la sindrome di Dr. Jekyll e Mr. Hyde.
  2. Rudas N.: Ricerca delle origini (nascita) e caducità in un romanzo sardo: Cenere di Grazia Deledda. Isola dei Coralli, itinerari dell’identità. Carocci editore Roma 2004, pag. 169-177 Guido Gnocchi Editore 1998, pag. 35-44.
  3.  Freud S.: Caducità. Opere introduzione alla psicoanalisi. Volume 8 Edizione Bollati Boringhieri Torino, 1984, pag102.
  4. Guire Mc Willian et al: Jung parla. Interviste e incontri. Edizioni Adelfi 1999.

Sitografia

  1. Il mito di Efesto e la disabilità ai tempi dell’antica Grecia. https://www.sistemabile.it
  2.  Piana F.: Archetipo Efesto: lavoro, arte e solitudine. 26 marzo 2020 https://federicapianapsicologa.it
  3. Motta G.: Laboratorio di sociologia del diritto. Creatività e pensiero divergente. https://giuseppemotta.it/creatività-e-pensiero-divergente/
  4. La psicologia di Bruner. https://www.unipi.it
  5. Pasino T.: I disturbi umorali agevolano l’espressione artistica? 28 febbraio 2022. https://www.stateofmind.it
  6. Valmori U.: I gialli di Van Gogh: la pittura come ossessione che esaspera la nevrosi. State of Mind. Il Giornale delle Scienze Psicologiche, 13 maggio 2016. https://www.stateofmind.it

Foto e quadro: di Maurilio Tavormina, 2024. Titolo “Depressione diafana”, olio su tela, 50×40 cm, 1974.

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