Introduzione
Attraversiamo una fase del progresso scientifico e tecnologico, in continuo avanzamento. Ma nulla di quanto si era auspicato in termini evolutivi, di crescita umana, si sta realizzando. Il benessere si è tradotto in un crescente malessere generale! Stiamo assistendo, infatti, ad una lenta regressione morale e socioculturale caratterizzata da perdita di valori, di senso e di scopi nella vita. Niente è comprensibile, accettabile e giustificabile di questo scenario, quasi apocalittico, dove le guerre, le diseguaglianze sociali, l’individualismo esasperato destinano la vita dell’uomo.
Questo è il contesto globale, questo è lo scenario di vita dei giovani, che sembra profilarsi senza prospettive, senza speranza! Questo è il contesto in cui si annida e alimenta il nichilismo!
Il nichilismo è un atteggiamento mentale di sfiducia e demotivazione che origina dalla caducità dei valori, dalla mancanza di scopi e di risposte. Sono le risposte ai perché di cui si nutre la mente umana.
Il nichilismo, infine, è l’espressione di una società basata sul profitto, sull’apparire, sul capitalismo fine a sé stesso. In tale contesto, l’avanzamento tecnologico prodotto dalla intelligenza umana sta prendendo il sopravvento.
Il contesto socioculturale si sta capovolgendo: l’uomo tende ora ad essere al servizio dell’Intelligenza Artificiale e da essa ne è dominato. La comunicazione è sempre più virtuale e domina ogni contesto relazionale, sociale e lavorativo. A cominciare da quell’ambito privilegiato che è la famiglia. È in essa che la mente del singolo, sin dall’infanzia, si delinea nei suoi schemi intellettivi ed emotivi, secondo altre modalità, quelle interattive.
In questo triste panorama globale i giovani e gli adolescenti, in particolare, vivono una doppia crisi: socioculturale ed esistenziale
Adolescenti e crisi socioculturale
Si è passati dall’idea di futuro come speranza, al futuro come mancanza di senso. «Quando il futuro chiude le sue porte o, se le apre, è solo per offrirsi come incertezza, precarietà, insicurezza, inquietudine, allora, come dice Heidegger, “Il terribile è già accaduto”, perché le iniziative si spengono, le speranze appaiono vuote, la demotivazione cresce, l’energia vitale implode» (Galimberti, 2007).
Di fronte a questo appiattimento di orizzonti, il giovane cade in una monotonia esistenziale che diventa patologica quando degenera nella depressione. La visione del presente e del futuro si svuota di significati e di speranze. I giovani sono, pertanto, le principali vittime di questa condizione socioculturale dominata dal nichilismo che, con la sua fredda razionalità, ha spento le emozioni. Reso arida la vita dell’uomo.
L’incertezza del futuro rende i giovani inquieti, demotivati, confusi. Non trovando soluzioni rassicuranti essi vivono intensamente e impulsivamente il presente. Questo comportamento ha un effetto liberatorio perché attenua la loro angoscia esistenziale.
In questa condizione, le regole diventano per loro incomprensibili ed inaccettabili perché prive di contenuti, di senso e di un fine. Le regole aumentano l’ansia e generano ribellione. Forme ripetute di violenze e di comportamenti aggressivi, senza alcun movente, diventano il modo più immediato per canalizzare la loro noia e la loro rabbia. Anche l’autorità, una volta devoluta alle figure di riferimento, genitori ed insegnanti, è venuta meno.
La comunicazione nel nuovo standard socioculturale
La comunicazione tra le generazioni, apparentemente superficiale, non va oltre i silenzi e il distanziamento. Le risposte degli adulti ai silenzi e alle chiusure dei giovani sono inadeguate o punitive. Da un altro lato, anche gli adulti sono spesso vittime, in questo contesto socioculturale, di un ideale di vita che liberalizza il comportamento umano verso un individualismo esasperato. In questo clima si delinea una autoreferenzialità che è alla base di un nuovo narcisismo indotto dall’abbandono dei valori sociali condivisi.
In questa dinamica distorta anche i giovani ottengono risposte non adeguate alle loro richieste, perché esse non rispondono ai loro bisogni. I genitori proiettano sui figli i propri desideri che soddisfano copiosamente con regali costosi e inutili o gratificazioni effimere e superflue. Ma spesso sono anche risposte a desideri vuoti, inesistenti.
D’altra parte, la scuola inneggia alla meritocrazia che a volte significa fare il pieno di nozioni in ogni disciplina. In questi casi, sono i voti e i giudizi soggettivi degli insegnanti che, loro malgrado, incidono sull’autostima dei giovani, nel bene e nel male.
La meritocrazia dell’istruzione in questi casi si contrappone alla meritocrazia dell’educazione che pone al centro dell’interesse la persona. È un modello educativo che si allinea con lo standard socioculturale, concentrato sulla produzione, sul profitto e sul falso benessere. Ma è anche un modello che incide negativamente sul bisogno primario dei giovani, di essere accolti e compresi. E che trovano solo nel gruppo dei coetanei, la forza propulsiva alla crescita. Col rischio che il gruppo può disgregarsi perché la meritocrazia nozionistica potrebbe creare all’interno del gruppo, inaccettabili e pericolose differenze.
La società tutta, dal canto suo, è impegnata a formare giovani che rispondano alle esigenze e agli interessi delle grandi forze economiche e finanziarie.
Adolescenti e crisi esistenziale
L’adolescenza ci è ben nota per essere la fase dei cambiamenti fisici, fisiologici, psicologici, relazionali. È la fase in cui i giovani devono affrontare trasformazioni in maniera improvvisa e intensa. Il momento in cui essi si trovano impreparati a gestire, da soli, cambiamenti che comportano radicali e complessi processi di nuovi adattamenti e di risignificazioni. Rivalutazioni di sé stessi e della loro vita, delle loro relazioni e di una nuova visione del mondo. Cosa avviene nell’adolescente durante questa crisi esistenziale?
L’adolescente affronta le modifiche del suo corpo mentre vive intensamente le nuove pulsioni. Avverte nuove emozioni mentre crea nuovi interessi. Cambia la visione del mondo mentre si allontana gradualmente dalla sua infanzia. Vive il suo nuovo contesto socioculturale. Va alla ricerca e consolida nuovi rapporti con coloro che vivono la stessa crisi e con cui condivide gli stessi disagi. Tutto si svolge con enorme dispiego di energie mentali, affettive e fisiche. L’aspetto più traumatico è l’improvvisa conflittualità con le figure genitoriali. Questi sono i segnali di un fisiologico bisogno di autonomia.
Allo stesso tempo si avvia quel processo di conoscenza di sé stessi che indirizza i giovani verso l’acquisizione di quell’identità che li definisce adulti. Si tratta di un processo tumultuoso che si accompagna a grandi disagi interiori ed esistenziali. Un disagio che coinvolge naturalmente anche le figure genitoriali rivolte a contenere le ansie e i tumulti dei giovani. «Il processo di trasformazione proprio dell’adolescenza richiede infatti un’evoluzione emotiva e cognitiva che sovente comporta ansia e incertezza, fino a sfociare in stati di grave difficoltà psicologica e relazionale» (Slepoj V., 2008).
Galimberti afferma inoltre che «Oggi l’educazione emotiva è lasciata al caso e tutti gli studi e le statistiche concordano nel segnalare la tendenza, nell’attuale generazione, ad avere un maggiore numero di problemi emotivi rispetto a quelle precedenti» (Galimberti U. 2007).
Considerazioni
Sarebbe auspicabile una rivoluzione culturale che ponga i ragazzi al centro della famiglia, della scuola e della società. Una rivoluzione che tenga conto delle loro caratteristiche personali, delle loro esperienze di vita, dei loro bisogni e che sappia interpretare i loro silenzi.
Ciò significa, semplicemente, comprendere le inflessioni della voce per entrare nella profondità del loro animo. Cogliere il loro sguardo per recepire pensieri ed emozioni. Disporsi con l’ascolto attivo alle loro richieste di aiuto, accogliere e contenere le loro ribellioni come espressione di una loro richiesta di conferma identitaria. Fermarsi, osservare, ascoltare rimandare messaggi di empatia e di comprensione, diventa la modalità più adatta per contenere le paure e le angosce esistenziali e culturali dei nostri giovani.
La speranza dei giovani nasce da una comunicazione attenta e profonda che dia loro quelle risposte necessarie a proiettarli in un futuro dove i principali architetti della loro vita sono loro. «Gli adolescenti hanno così tanto da offrire al nostro mondo a questo riguardo, grazie all’entusiasmo e all’ingegno, che consentono loro di trovare soluzioni nuove a problemi globali così seri […] i giovani hanno bisogno del sostegno degli adulti […]» (Siegel, 2024).
Il compito dei genitori e degli insegnanti, in questa fase, è fondamentale con giovani in transito verso l’età adulta. In questo percorso di grandi tumulti emotivi, cognitivi, fisiologici, finalizzato all’acquisizione della propria identità, il giovane necessita soprattutto di certezze. Sono le certezze che lo guidano e lo proiettano in un futuro dove egli deve trovare la propria identificazione personale, sociale e lavorativa.
Enza Maierà
Bibliografia
- Galimberti U., 2007, L’ospite inquietante- il nichilismo e i giovani, Ed.Serie Bianca Feltrinelli
- Slepoj Vera, L’età dell’incertezza,2008, Ed. Mondadori
- Siegel D.J., 2024 La mente adolescente, Ed.Raffaello Cortina Editore
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