Periodico dell’ EDA Italia Onlus, Associazione Italiana sulla Depressione

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Storie di cura e di vita

Nella vita le parole a volte sono missili altre volte dolci carezze. Bisogna saperle dosare tenendo conto della grande efficacia delle stesse. Un incontro con gli alunni del Liceo delle Scienze Umane James Joyce di Ariccia e psichiatri dell’associazione EDA Italia Onlus

Introduzione

L’EDA (European Depression Association) Italia Onlus è un’associazione non profit. Essa è costituita da professionisti nel settore sanitario, giuridico e dell’istruzione che si impegnano costantemente per la prevenzione della depressione, prima causa di malattia secondo l’OMS. L’associazione organizza una giornata divulgativa sulla Depressione rivolta alla popolazione generale, al fine di prevenire e curare i disturbi dell’umore. Esiste un gruppo giovani EDA, di recente fondazione, che si impegna a coinvolgere adolescenti e giovani adulti in attività di informazione sanitaria, prevenzione e lotta allo stigma.

Nella giornata della salute Mentale e prevenzione della depressione, la dott.ssa Alba Cervone, del Gruppo Giovani Eda Italia, e il dr. Francesco Franza presidente dell’associazione Eda Italia, incontrano un frizzante gruppo di adolescenti del Liceo delle Scienze Umane James Joyce di Ariccia. I ragazzi sono stati invitati dalla relatrice a formulare delle domande, sul tema della loro vita psichica, in forma anonima. Dal brainstorming e dall’intervista si è creato un intenso gruppo di lavoro che ha incuriosito i ragazzi e permesso di riflettere su temi forti.

L’energia degli adolescenti

Scrivo nella tranquillità della notte, quando dormono tutti e regna nella mia casa il silenzio. Un silenzio rumoroso fatto delle mille emozioni vissute nella giornata odierna e della testa che frulla per le mille idee che mi occupano la mente. Scrivo ancora inebriata dall’energia che questi ragazzi ci hanno comunicato appena entrati nell’auditorium. Un’energia da mozzare il fiato, che si sente nelle corde dell’anima: il cuore batte forte, le mani cominciano a sudare e la bocca si prosciuga.

Appena entrata, penso di non farcela e di essermi imbarcata in un’impresa molto più grande di me. Eppure, superata l’impasse iniziale, incontrati i loro sguardi vivaci, ci sono riuscita. Ringrazio i ragazzi, ringrazio di aver imparato con fatica a rallentare e non a cercare la perfezione.

Nella vita le parole a volte sono missili altre carezze

 Mi chiamo Alba Cervone. Sono medico psichiatra e psicoterapeuta e come tale lavoro in un reparto di psichiatria, dove sempre più spesso mi trovo a ricoverare adolescenti, incapaci di chiedere aiuto ad un adulto per i motivi più disparati. Ringrazio ogni paziente che ho incontrato nella mia vita, perché le nostre storie, alcune per breve tempo, si sono intrecciate, lasciando ognuno nell’altro dei pezzetti di Sé. Ho imparato a mie spese, che le parole a volte possono colpire e le ferite faticano a rimarginarsi. Ho imparato però che le parole e gli abbracci curano e sono un balsamo per le ferite dell’anima. Per questo ho scelto di essere psichiatra e psicoterapeuta. «Avendo fuggito ogni altro lavoro per paura, mi ritrovo a fare il lavoro che fa più paura a tutti», come dice lo psichiatra Milone.

Con questo spirito ho incontrato questi ragazzi. Condivido con voi alcune domande dei ragazzi (all’incirca 0,5%), che entusiasti mi hanno dato il permesso per farlo.

Storie di cura e di vita. L’esperto risponde

Ci si può ammalare nuovamente di depressione? se sì come si può prevenire? Esiste una cura definitiva?

Ci si può ammalare di depressione di nuovo, così come di varicella e di altre malattie. Per questo motivo è importante effettuare un trattamento farmacologico adeguato e per il tempo necessario ed associarlo ad un percorso di terapia che consenta di individuare le cause più profonde della depressione ed imparare strategie di comportamento e pensiero più funzionali.

Le farebbe piacere parlarci di un paziente che porta nel cuore?

Li porto tutti nel cuore. «I miei pazienti, mi pagano per insegnarmi», scrive Winnicot ed io concordo in pieno. La prima paziente con cui ho cominciato a lavorare da specializzanda, circa quindici anni fa, effettuava in media quattro ricoveri l’anno per anoressia. Ora è mamma, medico e specialista affermato. Il primo tatuaggio che ha scelto di disegnarsi è un’alba, stilizzata che sembra un abbraccio, perché racconta di essere nata con la psicoterapia.

Come ci si accorge che una persona è depressa anche se finge di stare bene?

Ci sono due livelli da considerare per rispondere a questa domanda. Il primo livello è se si tratta di una persona abituata ad essere brillante e non potersi permettere di essere depressa (manager, genitore onnipresente, imprenditore). Un altro livello è il tipo di depressione, vale a dire se è una fase depressiva di un disturbo dell’umore più complesso (disturbo bipolare).

La depressione, mi sembra una malattia grave. Serve sempre rivolgersi ad uno psichiatra perché uno psicologo potrebbe non essere sufficiente?

La depressione è una malattia multifattoriale. È come l’ipertensione ed il diabete e va trattata in maniera integrata, attraverso il ricorso ai farmaci, alla psicoterapia e il cambio dello stile di vita. Uno psicologo sensibile è in grado di riconoscere la gravità ed indirizzare il paziente da uno specialista per un trattamento farmacologico.

Si può aiutare qualcuno che non vuole essere aiutato?

No. La motivazione fondante è il cambiamento. Si può tentare di motivare una persona, sostenere i familiari o i caregiver, ma la responsabilità e la volontà del cambiamento è del soggetto.

Ho paura di non fare mai abbastanza. Sono sempre in ansia e non faccio le cose perfette. Come mi potrebbe aiutare?

La paura di non fare abbastanza è un ottimo motore per fare meglio, ma la perfezione non è di questo mondo. Se la paura è 50/100, mi aiuta. Se la paura è 100/100 mi blocca, ed io devo imparare ad usarla.

Il percorso di psicoterapia può aiutare ad utilizzare la paura come la benzina contenuta in un serbatoio: essa è utile e funzionale per chi la prova.

Esiste la felicità?

A questa domanda esistenziale, non so rispondere in maniera universale, se non citare esimi filosofi che esprimono la loro lettura della vita. Rispondo per me. Per me la felicità è nel godermi le piccole cose della vita, a tutto tondo. Una mattina di fermenti e chiacchiere briose con adolescenti curiosi e autentici è puro ossigeno per la mia vita.

Conclusioni

L’adolescenza è una fase delicata della vita; nei soggetti fragili il rischio di suicidio è maggiore, perché in questa fase si è più impulsivi ed il ricorso all’uso di sostanze può peggiorare ulteriormente la pericolosità degli agiti. La prevenzione è uno strumento indispensabile per la cura.

Quella fase precaria dell’esistenza che è l’adolescenza, dove l’identità appena abbozzata non si gioca come nell’adulto tra ciò che si è e la paura di perdere ciò che si è, ma nel divario ben più drammatico tra il non sapere chi si è e la paura di non riuscire a essere ciò che si sogna (Galimberti, 2007).

Alba Cervone

Bibliografia

  1. Cassano GB, TundoA (2006)Psicopatologia e clinica psichiatrica,Edra Ed.
  2. Galimberti U (2007) L’ospite inquietante,
  3. Tavormina G., Nardini G. et al (2013). Luce sul male oscuro, Sardini Ed

Sitografia

Instagram: gruppo giovani Eda Italia onlus

Foto: di Alba Cervone, Momenti del convegno Vita e cure dell’EDA al liceo di Ariccia e domande anonime al convegno di Ariccia, 2.2.2024

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