Le origini dei manga e anime
I manga (letteralmente immagini divertenti o disegni stravaganti) e gli anime (animazioni) hanno iniziato a diffondersi dopo la Seconda Guerra Mondiale. Osamu Tezuka (1928-1989), considerato il padre del manga moderno, ha plasmato il genere creando opere che rispecchiavano le profonde ferite psicologiche lasciate dalla bomba atomica e dalla devastazione del conflitto.
La cultura visiva giapponese ha così dato vita a un immaginario unico, dove mostri e paure profonde convivono con eroi che si sacrificano per il bene comune, combattendo avversità come alieni o nemici sovrannaturali.
Negli anni ’80, emerge il fenomeno degli otaku, giovani appassionati di manga e anime che dedicano intere giornate a questa cultura, talvolta isolandosi dalla realtà sociale. Il termine otaku significa la propria casa e descrive ragazzi spesso introversi e riluttanti verso la socialità, che trovano nei manga un rifugio. Questo movimento ha anticipato il fenomeno degli Hikikomori, giovani che si ritirano completamente dalla vita sociale (Righi, 2021).
La competizione giovanile in Giappone
La gioventù giapponese è sottoposta a una pressione sociale e scolastica costante. Fin da piccoli, i ragazzi vivono in un ambiente estremamente competitivo, dove il rendimento scolastico determina il valore personale.
Chi non riesce a tenere il passo con gli standard richiesti viene spesso emarginato o vittima di bullismo. Questo crea insicurezza e isolamento, soprattutto nei più sensibili e fragili. Inoltre, la cultura giapponese, storicamente riservata, non incoraggia l’espressione dei sentimenti, aggravando il senso di solitudine. In questo contesto, manga e anime diventano per molti giovani un’evasione, un luogo immaginario dove eroi e protagonisti affrontano paure e incertezze che riflettono i loro vissuti personali.
Manga e anime: specchio dell’inquietudine giovanile
Manga e anime non sono solo intrattenimento: rappresentano una lente narrativa per esplorare emozioni profonde e temi esistenziali. Opere come Death Note (Takeshi Obata, 2003), Neon Genesis Evangelion (Hideaki Anno, 1995) o Attack on Titan (Hajime Isayama, 2009-2021) affrontano dilemmi morali e conflitti interiori. Esse offrono ai giovani un senso di comprensione e connessione emotiva.
Tuttavia, queste storie presentano anche un lato oscuro. Alcuni temi, come l’autolesionismo o il suicidio, rischiano di essere normalizzati o idealizzati, soprattutto per i ragazzi già vulnerabili. Nei manga e negli anime, inoltre, la morte è spesso rappresentata in modo poetico o eroico, diventando un simbolo di sacrificio o di trasformazione (Takahashi, 2022).
Le ricerche giapponesi su manga e anime: un allarme da prendere sul serio
Uno studio recente condotto in Giappone (Kato & Suzuki, 2023) ha evidenziato che i giovani appassionati di storie legate alla morte o al suicidio mostrano una maggiore predisposizione a pensieri autolesionistici. Sebbene non ci sia una relazione diretta tra queste opere e comportamenti dannosi, esiste una correlazione che non va ignorata. Secondo gli autori dello studio, molti giovani attratti da questi temi sono già vulnerabili. Le storie che leggono o guardano possono amplificare sentimenti di alienazione, disperazione o inadeguatezza. Tuttavia, gli stessi ricercatori sottolineano che non è il mezzo espressivo in sé a essere dannoso, ma piuttosto il modo in cui viene interpretato e vissuto.
Per un adolescente occidentale, infatti, questa prospettiva potrebbe risultare estranea o difficile da elaborare, soprattutto se si trova in una fase di fragilità emotiva. L’identificazione con personaggi che affrontano la morte come una via di fuga dal dolore potrebbe alimentare pensieri disfunzionali, soprattutto in assenza di un supporto emotivo adeguato.
Un messaggio positivo nei manga e anime: l’eroe psichiatra di Shirink-VR
Probabilmente in risposta allo studio presentato e per evitare il rischio di fraintendimenti, sono stati creati manga che scelgono di affrontare il disagio psicologico con messaggi positivi e costruttivi.
Un esempio recente è il manga Shirink-VR di Cleen (2023), in cui il protagonista è uno psichiatra, Konosuke Yowai. Attraverso il suo lavoro, affronta i problemi della salute mentale in Giappone, paese con uno dei tassi di suicidio più alti tra le nazioni sviluppate. Nell’affrontare il suo lavoro, egli utilizza anche la realtà virtuale. Ogni capitolo affronta un disturbo psichico diverso, con l’obiettivo di aiutare, soprattutto i giovani, a riconoscere e curare le proprie sofferenze.
Questo manga rompe con il modello dell’eroe tradizionale, proponendo una figura empatica e scientifica che affronta il dolore attraverso la comprensione e la cura. La serie è ancora in corso. L’ultimo capitolo pubblicato risale ad agosto 2024.
L’opera rappresenta un modello di come i manga possano diventare strumenti educativi e di sensibilizzazione. Oggi possono aiutare i giovani a normalizzare la richiesta di aiuto e a far loro comprendere che il disagio psichico non è una debolezza. Esso è una condizione di sofferenza da affrontare con il giusto supporto.
Come prevenire situazioni di rischio anche nel nostro contesto culturale?
Il fenomeno dei manga e degli anime non va dunque demonizzato, ma conosciuto meglio e gestito con consapevolezza. Ecco alcune strategie utili:
1. Promuovere il dialogo aperto: creare spazi in cui i giovani possano esprimere le proprie emozioni e discutere delle opere che amano.
2. Educazione mediale: insegnare a interpretare i messaggi e a sviluppare un pensiero critico per evitare l’idealizzazione del dolore.
3. Supporto psicologico: offrire ascolto e aiuto a chi manifesta disagio emotivo, senza giudizi.
4. Incoraggiare alternative creative: attività artistiche e sportive possono aiutare a canalizzare le emozioni in modo positivo.
Conclusione
Manga e anime possono essere strumenti preziosi per esplorare emozioni e costruire una connessione culturale con il mondo giovanile. Tuttavia, è necessario che genitori, educatori e professionisti supportino i giovani, aiutandoli a trasformare queste passioni in opportunità di crescita piuttosto che in trappole emotive.
Il dialogo e l’ascolto rimangono essenziali: ogni giovane merita di sentirsi compreso, libero di esprimere il proprio mondo interiore senza paura di giudizi o solitudine.
I manga e le anime, oltre a esprimere l’inquietudine e la sofferenza, possono offrire spunti di aiuto più vicino al linguaggio dei giovani. Modelli positivi come il protagonista di Shirink-VR dimostrano che il dolore se ben riconosciuto, può essere affrontato e superato, trasformandosi in un’occasione di crescita e rinascita.
Antonella Vacca
Bibliografia
- Kato, T., & Suzuki, T. (2023). Manga, Anime and Adolescent Mental Health: A Cross-Cultural Perspective. Journal of Youth Studies.
- Takahashi, M. (2022). Death in Japanese Popular Culture: Philosophical Reflections in Manga and Anime. Tokyo University Press.
- World Health Organization (WHO). (2023). Preventing Suicide: A Global Imperative.
Sitografia
- Righi C. Manga e rivoluzione culturale, 2021 https://decodethe.art/manga-e-rivoluzione-culturale/
- Shirnk: Psychiatrist Yowai da MangaNato: htps://manganato.com
Foto: Manga e anime, foto inedita generata con A.I. da Antonella Vacca, 2024