Socializzazione e il continuum di vita
IL potere salvifico della socializzazione. La socializzazione permette di preservare la propria identità e il proprio personale valore. Nel contesto sociale, l’anziano vive il presente ancorato ai suoi ricordi. Nel contempo si proietta nel futuro, senza avvertire alcuna discontinuità dolorosa con la percezione del cambiamento in atto. La causa del cambiamento è da ricercare nella concomitanza di altre situazioni associate all’invecchiamento. Si tratta di eventi sociali e vitali come il pensionamento, il declino della salute, la perdita di persone significative, condizioni socioeconomiche spesso precarie.
Al contrario, l’isolamento è una presenza minacciosa che, soprattutto nell’anziano, crea una frattura esistenziale e gravi conseguenze psicofisiche.
Ancora, l’isolamento influisce non solo sulle condizioni psicofisiche ma anche sulla qualità di vita e sulla longevità degli anziani.
Solitudine e depressione nell’anziano
Le interazioni sociali sono per l’anziano un efficace antidoto contro il declino cognitivo e i disturbi dell’umore come la depressione e l’ansia. Anche la socializzazione su internet procura notevoli benefici.
Gli studi hanno evidenziato che un anziano su tre è affetto da disturbi mentali i cui sintomi sono affaticamento, difficoltà di concentrazione e attenzione, dimenticanze, ansia e irritabilità (Silva PAS et al. 2018).
La depressione è spesso considerata come facente parte del naturale processo di invecchiamento e costituisce anche uno dei tre determinanti la compromissione della qualità di vita. Essa può portare ad una condizione di disabilità nello svolgimento della vita quotidiana (Silva PO,et al., 2019).
La prevenzione nei confronti di un disturbo mentale, come la depressione maggiore o l’ansia generalizzata, si attua soprattutto tramite il sostegno sociale attraverso le interazioni sociali. Per gli anziani, le reti di sostegno sociale contribuiscono a una buona salute mentale e fisica e favoriscono il ripristino dell’autonomia funzionale e sociale ((Rabelo et al.,2016).
A differenza del sostegno, il distanziamento sociale procura senso di solitudine soggettiva che è particolarmente dannoso per gli anziani.
Marginalizzazione e declino cognitivo
Il percorso solitudine – depressione – declino cognitivo è spesso inesorabile. Da qui emerge l’importanza di favorire le interazioni sociali e la socializzazione per contenere e prevenire il rischio della marginalizzazione. Questa, tra le altre, escluderebbe dal tessuto sociale una risorsa che funge da collante intergenerazionale in quanto depositaria della sua memoria storica e apertura al futuro. .
L’aumento della longevità e della qualità di vita, nell’anziano, sono determinate da fattori economici, sociali, culturali e ambientali e sono fortemente condizionate dallo stato di salute fisica e mentale (Bezzerra et al., 2021). In merito, alcuni studi hanno evidenziato una correlazione significativa tra isolamento sociale e declino cognitivo (Yu B et al.,2020).
Un ulteriore recente studio (Read et al., 2020) che ha indagato l’associazione tra l’isolamento sociale e il declino della memoria negli adulti maturi e negli anziani, ha rilevato un calo della memoria con l’aumento del ritiro sociale.
Il declino delle capacità intellettuali può limitare importanti funzioni cognitive come la parola, il linguaggio, il ragionamento logico, il pensiero critico e la memoria. Anche i disturbi mentali e la depressione costituiscono importanti fattori di rischio verso il declino cognitivo (Torqueti AX et al., 2018). Altri studi hanno confermato che l’isolamento sociale è un fattore di rischio per la salute cognitiva, le malattie mentali, soprattutto l’ansia e la depressione, le malattie fisiche e croniche e non ultimo la mortalità ((Romero et al., 2021).
In sintesi è ampiamente documentato che vi è un’associazione tra il distanziamento sociale, il declino cognitivo, e i disturbi depressivi . Questi fattori interagiscono e si influenzano a vicenda e a risentirne è la qualità di vita.
Relazioni sociali e benessere psicofisico
A favorire il distanziamento sociale, oltre a fattori esterni come le caratteristiche sociali, economiche e demografiche, possono intervenire fattori interni come le condizioni fisiche, mentali e di salute. La terza età può essere accompagnata da un allontanamento dalla vita sociale, ma questo evento non va considerato inevitabile perché si devono creare le condizioni perché ciò non avvenga. Rimanere socialmente impegnati, anche in attività più limitate e meno impegnative, è una condizione favorevole al benessere psicofisico e sociale dell’anziano.
Gli studi in merito dimostrano che le interazioni non devono svolgersi necessariamente con una relazione a lungo termine. Né sono da riferirsi alla quantità di amici che si hanno. I ricercatori utilizzano termini di interazioni positive quelle associate al rilascio di un mediatore chimico chiamato dopamina, e di interazioni negative. Queste sono associate al rilascio dei glucocorticoidi o ormoni dello stress. Ma sono le interazioni positive, con poche o molte persone, durature o momentanee, a produrre i benefici.
Socializzazione e cervello
L’effetto positivo delle relazioni sociali si evidenzia in diverse parti del cervello. Una zona, costituita dai Lobi Frontali, è localizzata in una zona cerebrale posta dietro agli occhi. Questa zona ha sviluppato la capacità, di riconoscere gli stati mentali delle altre persone, soprattutto le motivazioni e le intenzioni. Questa abilità è definita mentalizzazione o teoria della mente. Queste abilità sono fondamentali per instaurare e mantenere le relazioni sociali. Questa zona presenta altre due funzioni importanti. Aiutano a prevedere le conseguenze delle nostre azioni impedendoci di avere comportamenti socialmente inappropriati e a prendere decisioni importanti.
La socializzazione e l’aumento dei rapporti interpersonali favorisce anche lo sviluppo dell’Amigdala. Si tratta di una piccola struttura cerebrale situata dietro ciascun orecchio che è deputata a elaborare le nostre emozioni, essa aumenta con l’intensificazioni dei rapporti sociali. Un’ultima curiosità è che l’attività sociale influenza una regione cerebrale che si chiama Corteccia Entorinale, che si trova all’altezza dei lobi temporali. Essa è deputata a rievocare molti tipi di ricordi tra cui quelli per noi più importanti.
Si è anche visto che le interazioni tramite internet e quelle vis-à-vis influenzano particolarmente l’amigdala. Mentre i lobi frontali e la corteccia entorinale si sviluppano solo con le interazioni in carne e ossa!
Conclusioni
Non tutte le interazioni si equivalgono! In altri termini è importante che le relazioni siano positive e quindi diventano salutari. Gli studi hanno evidenziato che nella socializzazione non è la quantità delle interazioni a giovare ma la loro qualità a livello individuale.
Analogamente si è riscontrato che è di grande beneficio avere più rapporti intergenerazionali questo è rilevante per le persone anziane. Sono soprattutto i rapporti coi bambini e gli adolescenti che riducono lo stress, l’ansia e la depressione. Ci sono diverse ragioni che influiscono su questi benefici. La possibilità di avere numerosi confronti compresi quelli intergenerazionali amplia i punti di vista e accresce e diversifica le opinioni. Migliora la qualità del processo decisionale che nasce proprio dall’acquisire il punto di vista dell’altro. Inoltre, i benefici delle amicizie intergenerazionali si ripercuotono positivamente anche sulla vita dei giovani.
In questo processo, che non è per nulla automatico, vengono attivate diverse aree cerebrali che sono fondamentali a mantenere viva l’attenzione, la memoria, la pianificazione della vita, a sentirsi motivati e felici, ad entrare in empatia con gli altri e non ultimo a continuare sentirsi utili, ed efficienti.
Enza Maierà
Bibliografia
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- Yu B,Steptoe A,Chen Y, Jia X, Social isolation, rather than loneliness,is associated with cognitive decline in older adults:the Cina Health and Retirement Longitudinal Study, 2020, DOI: 10.1017/S0033291720001014
- Rabelo Df,Neri, in Velhices : temas emergentes nos contextos psicossocial e familiar,2016
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- Romero DE, Muzy J, Damacena GN, Souza NA, Almeida WWS, Szwarcwald CL,et al. Older adults in the context of the Covid-19 pandemic in Brazil: effects on health,income and work,2021, DOI: 10.1590/0102-311X00216620
- Silva PAS, Rocha SV, Santos LB, Santos CA, Amorim CR,Vilela ABA, Prevalencia de transtornos mentais comuns e fatores associados entre idosos deum municipio do Brasil, 2018, DOI: 10.1590/1413-81232018232.12852016
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