Introduzione
I disturbi dell’umore, come la depressione ansiosa, di solito emergono come una risposta patologica a fattori biologici, psicologici e sociali. Lo stress è la causa più rilevante di questi disturbi, nella nostra modernità. Per evitare che la velocità di questo mondo in perenne corsa ci faccia vivere irrequieti, occorre rallentare per ascoltarsi. Occorre, cioè, ricercare “lo spazio tra le cose”.
La depressione ansiosa non è un’emozione ma uno stato d’animo che si differenzia dalla tristezza. Questa è simile alla depressione nel vissuto, ma ha una durata nel tempo limitata ed ha un carattere universale. Appartiene a tutti ed è la risposta fisiologica a specifici e diversificati eventi della vita. Non compromette la vita quotidiana e dopo un po’, con il tempo e con il supporto delle persone care, tende a risolversi spontaneamente.
La depressione, invece, è un disturbo clinico che può durare settimane o mesi e spesso non ha una causa evidente. Secondo il DSM-5 (APA, 2022), comprende sintomi persistenti come umore depresso, perdita di interesse, stanchezza, difficoltà di concentrazione, compromissione della vita sociale e lavorativa per almeno due settimane.
In sintesi, la depressione è fatica di vivere, senso di vuoto, assenza di emozioni positive. La tristezza è passeggera e fa parte della vita, la depressione, invece, è una condizione clinica che necessita attenzione e trattamento.
Essere performanti tra ansia e depressione
La depressione ha un’amica molto stretta: l’ansia. Sono amiche molto strette perché spesso coesistono nella stessa persona e possono essere l’una l’anticamera dell’altra: la depressione ansiosa. In un mondo in corsa, frenetico, dove tutto è accelerato, l’ansia si innesca come meccanismo di difesa e ci viene a dire che forse dobbiamo rallentare. Attenzione! Non frenare bruscamente. Perché, se tirassimo il freno all’improvviso potremmo precipitare, proprio in quel buco nero della depressione. Ad esempio, pensate a una persona che dopo una vita frenetica di lavoro, che ha corso per anni, arriva al pensionamento. Oppure perde quel lavoro che lo ha fatto tanto correre, trascurando sé stesso, i propri affetti, ciò che gli piaceva fare e stare bene. Tutto all’improvviso si ferma e quell’ansia, quella frenesia, si trasforma in depressione.
Vivere di corsa e la depressione ansiosa
Ci hanno convinto che sia normale vivere di corsa, ma in realtà ci stiamo ammalando di ansia, stanchezza, depressione. Non è normale andare al supermercato la domenica e trovarlo stracolmo di persone perché la domenica probabilmente è l’unico giorno libero. Li guardi in faccia ed hanno gli occhi stanchi. Ma davvero è normale trascorrere la domenica per andare a fare la spesa? E poi magari lavare i vestiti per la settimana seguente, o pulire la casa. Portare lo stress del lavoro a casa anche nei giorni liberi e la sera pensare già al giorno successivo.
Ci hanno insegnato che dobbiamo essere efficienti e noi ci crediamo. È diventato normale dormire poche ore, è diventato normale avere l’ansia se si raggiungono certi risultati. A lavoro siamo tutti sorridenti perché dobbiamo essere gentili e poi a casa facciamo fatica a respirare a essere cordiali con noi stessi e con le persone care.
La verità è che viviamo irrequieti, su un’altalena di emozioni, eventi, situazioni che ci travolgono e non riusciamo a gestire. L’essere performanti genera ansia e il non esserlo fa diventare depressi. Non essere performanti, ci fa fare i conti con la nostra autostima che è quella che determina il valore che ci diamo. L’umore dipende dall’autostima. Se la persona si riconosce poco valore, non raggiunge determinate performance. Se non corre come il mondo impone di fare, l’umore ne risentirà, tenderà alla depressione ansiosa e ci ammaliamo!
“Ma”: lo spazio tra le cose
In un’epoca dominata dalla velocità, dall’efficienza e dal fare incessante che causano un profondo malessere diffuso, c’è bisogno di una semplice pausa, di rallentare per ascoltarsi. C’è un termine giapponese “MA”, che significa “spazio fra le cose”. È un concetto culturale profondamente radicato nell’estetica giapponese (Richie, Donald,2001).
Il concetto di “MA” è molto più di una semplice “pausa” o “spazio”. Rappresenta una dimensione relazionale, uno spazio significativo tra le cose, fondamentale in molte forme d’arte, nella comunicazione e nella vita quotidiana giapponese (Isozaki, Arata, 2006). In architettura o arte, “MA” è lo spazio vuoto che dà equilibrio. Nella conversazione, è la pausa tra le parole che crea significato; Nel teatro o nella musica è il silenzio che valorizza il suono o l’azione.
“MA”, riflette una visione del mondo in cui il vuoto, il silenzio, lo spazio sono necessari per l’esistenza stessa del pieno. È un intervallo carico di potenzialità, una pausa che permette l’emergere del significato, dell’equilibrio, dell’armonia. Il concetto giapponese di “MA” ci offre una chiave di lettura profonda per comprendere e contrastare il disagio psichico contemporaneo, in particolare la depressione.
Il “MA” e la depressione ansiosa
La depressione ansiosa spesso è alimentata da ritmi di vita insostenibili e da una società che non lascia tempo per sentire, per stare, per elaborare. Essa può trovare sollievo proprio nella riscoperta del “MA”. Un tempo e uno spazio in cui l’individuo può ritornare al proprio centro, risintonizzandosi con il corpo, le emozioni e la vita.
Introdurre il “MA” nella nostra cultura significherebbe educare all’ascolto, alla lentezza e alla qualità del vivere. Offriamo così una risposta profonda a un malessere diffuso che chiede spazio per emergere, essere accolto e trasformato. In una vita piena di impegni c’è bisogno di quel “MA”: uno spazio fra le corse, un piccolo respiro fra un dovere e l’altro. Dieci minuti solo per sé, per sedersi in silenzio e respirare e leggere qualche pagina di un libro. Dedicarsi del tempo per camminare per guardare il cielo e sentire i rumori attorno, bere un caffè senza fretta come se fosse un piccolo rito. Il “MA” non è tempo perso, ma è il luogo in cui ritroviamo noi stessi.
Riflessioni
In un’epoca dominata dalla velocità, occorre restituire valore alla lentezza, all’ascolto e alla cura di sé. I disturbi dell’umore non sono un segno di debolezza, ma un grido silenzioso che merita attenzione e risposte adeguate. Promuovere la salute mentale significa anche cambiare il modo in cui viviamo, comunichiamo e ci relazioniamo.
Meritiamo una vita che non ci consuma, ma ci nutre e che non dobbiamo sempre sopportare. Meritiamo una vita dove il tempo non corre, perché nella lentezza c’è spazio per respirare, per sentire e per vivere davvero.
Nilla Procopio
Psicologa, ospite di redazione
Bibliografia
- American Psychiatric Association (APA). “Diagnostic and statistical manual of mental disorders” (DSM-5-TR), Washington, DC: APA, 2022.
- Bauman, Z., “Modernità liquida”. Laterza,2022.
- Beck, A. T., Rush, A. J., Shaw, B. F., & Emery, G., “Cognitive terapy of depression”. New York: Guilford Press, 1979.
- Ehrenberg, A., “La fatica di essere sé stessi. Depressione e società”. Torino: Einaudi, 2010.
- Isozaki, Arata, “Ma: Space-time in Japan”. Japan House London, 2006.
- Richie, Donald, “Atractate on japanese aestaetics”. Stone Bridge Press, 2001.
Foto: Envato Elements







