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Billie Eilish e gli adolescenti

La giovane cantautrice, che ha sofferto di depressione in adolescenza, è un punto di riferimento per gli adolescenti di oggi. Li aiuta a riconoscere e superare i vissuti dolorosi.

Billie Eilish è la pop star adorata dagli adolescenti

La giovanissima cantautrice statunitense è molto amata tra gli adolescenti.

Le sue canzoni hanno sempre uno sfondo malinconico e i suoi testi sono pieni di tristezza e solitudine.  Basta ascoltare Everything I Wanted ispirata ad un sogno sul suicidio o Lovely che rende bene la sensazione di sentirsi intrappolati in una condizione depressiva.  

La depressione di Billie Eilish

Eilish ha sofferto di depressione in adolescenza, ansia e autolesionismo fin dall’età di 13 anni. Ha confessato anche che dall’età di 11 anni ha iniziato a vedere video a contenuto pornografico fino allo sviluppo di una vera e propria dipendenza.

In alcune interviste ha ammesso di essere arrivata a pensare anche al suicidio per porre fine alla sua sofferenza psichica. Tutto questo probabilmente si è riversato nelle sue canzoni con le quali riesce a coinvolgere il pubblico di adolescenti.

Adolescenza età a rischio

L’adolescenza è un’età a rischio per sbalzi d’umore, depressione e comportamenti impulsivi come autolesionismo e dipendenze patologiche.

Il cervello adolescente è in via di maturazione, sottoposto a sbalzi ormonali e ad un’accelerazione del processo di sfoltimento neuronale (www.neuroscienzedipendenze.it/maturazione_cerebrale.html).

In adolescenza vi è un gap tra le aree cerebrali subcorticali e frontali a svantaggio di queste ultime. L’ultima parte del cervello a “maturare” è la regione prefrontale, sede di funzioni esecutive come pianificazione, controllo degli impulsi, valutazione delle conseguenze delle proprie azioni. Questo si traduce sia in una maggior spinta emotiva, sia in scarse capacità di gestione dell’impulsività, che sono comuni negli adolescenti.

Il potere rassicurante della musica negli adolescenti

I ragazzi usano le mie canzoni come un abbraccio. Canzoni sull’essere depressi, sugli istinti suicidi o su come a volte sei completamente solo contro te stesso… Alcuni adulti pensano che sia sbagliato, ma sento che vedere che qualcun altro prova le stesse orribili cose è un conforto. È una bella sensazione. È come avere qualcuno con cui urlare” afferma la cantautrice in un’intervista sulla rivista musicale “Rolling Stone”.

Il valore rassicurante della musica inizia fin da quando siamo piccoli: basti pensare al ruolo delle ninne nanne.

Ognuno di noi possiede la propria playlist preferita. Diversi ascoltatori dichiarano di divertirsi ascoltando musica triste o musica contenente altre emozioni complesse e “più oscure”, come la perdita, il desiderio o la nostalgia.

Studi recenti sostengono come l’ascolto di musica triste abbia un importante ruolo consolatorio. Ascoltare musica triste e decodificarne i testi aiuterebbe a riflettere su sé stessi, fornendo opportunità per fronteggiare eventi negativi e sviluppando sentimenti di interconnessione (ter Bogt, 2017).

Riflessioni conclusive

“Per favore, abbiate cura di voi, siate buoni con voi stessi e siate gentili con voi stessi. Non fate quel passo in più per ferirvi ancora di più. Amatevi”.

L’appello accorato che rivolge Billie Eilish ai suoi fan non può che farci amare ancora di più questa giovane popstar, diventata in pochi anni un fenomeno musicale.

Regalando agli adolescenti grandi emozioni, ci conferma ancora una volta il ruolo consolatorio e supportivo della musica.

La musica può diventare una vera amica immaginaria, aiutando a sentirsi meno soli e a superare momenti di tristezza e disperazione che possono insorgere in adolescenza.

Antonella Litta

Bibliografia

  1. Casey B.J., Getz Sarah, Galvan Adriana, The adolescent brain, Developmental Review, Volume 28, Issue 1, 2008, Pages 62-77
  2. ter Bogt, T. F. M., Vieno, A., Doornwaard, S. M., Pastore, M., & van den Eijnden, R. J. J. M. “You’re not alone”: Music as a source of consolation among adolescents and young adults. Psychology of Music, 2017, 45(2), 155–171.

Sitografia http://www.neuroscienzedipendenze.it/maturazione_cerebrale.html

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