Periodico dell’ EDA Italia Onlus, Associazione Italiana sulla Depressione

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Andare in pensione senza cadere in depressione

Il racconto di un'esperienza di vita vera ci ricorda come il segreto di una vita serena resta nelle cose semplici e fondamentali, come gli affetti. Così, con l'aiuto dei professionisti e del mutuo aiuto, pensione non fa più rima con depressione.

Introduzione

Poco tempo fa, ad una serata informativa organizzata dalle reti trentine sulla salute mentale (Servizio di salute mentale di Trento, Associazione il Cerchio e Associazione Ama) mi è capitato di ritrovare Roberto Cuni. Lui è stato una persona che ha esercitato indubbiamente una grossa influenza sulla realtà sociosanitaria trentina per molti anni ed è in pensione. È stato coordinatore del Centro Studi sui problemi alcol correlati ed altre fragilità. Ha fatto nascere a Trento oltre cento Club di Alcologia territoriale e i Club di Ecologia famigliare. Inoltre, in collaborazione con il Servizio di salute mentale di Trento, ha rivestito per anni la carica di presidente della Associazione Cerchio, cui aderiscono utenti, familiari, operatori e cittadini.

In questo ruolo ha promosso e sostenuto fortemente nascita e sviluppo di un approccio chiamato del fare assieme. Esso valorizza il sapere esperienziale di utenti e familiari e li rende sempre più protagonisti dei loro percorsi di cura.

Quella sera però Roberto ha portato un’altra storia, quella della sua caduta nelle paludi della depressione, dopo pochi mesi dalla sua pensione. Roberto ha detto di aver scelto di raccontarla, «per aiutarmi a viverla al meglio, e spero anche per aiutare qualcun altro ad evitare di viverla».

È stato un momento molto toccante e profondamente autentico, e gli ho chiesto se avesse voglia di rispondere a qualche domanda per i nostri lettori. Ecco il risultato della nostra chiacchierata.

Roberto come ti sei accorto di essere caduto in depressione, andando in pensione?

Sono un anziano di 74 anni. Nella mia vita ho fatto tante scelte di cambiamento, in particolare nell’ambito lavorativo, approdando ad un lavoro a Trento che mi ha dato tantissime soddisfazioni.

Il 1° gennaio di quest’anno sono andato in pensione, e qui sono incominciati i guai. Mi sono trovato davanti ad un vuoto di attività e impegni ed un’improvvisa mancanza di relazioni. Delle mille persone che avevo attorno a me sono rimasti pochi amici vicino. Ho iniziato a sentirmi stanco, svogliato, senza idee o progetti. Facevo persino fatica a partecipare alle associazioni di appartenenza. Non ero sereno, però non capivo bene cosa dovessi o potessi fare. Poi forse un po’ in ritardo ho incominciato a pensare che ero caduto in depressione.

Posso immaginare lo sconcerto. Avresti mai pensato di poter soffrire anche tu di depressione?

No, non avrei ma pensato di trovarmi a vivere tale fragilità. Nella mia vita negli ultimi quarant’anni ho attraversato vari mondi della salute mentale, e anche altre fragilità, e questo mi aveva illuso di essere immune a tutto ciò. Anche aver vissuto la storia di mio fratello Giuseppe, che aveva problemi di salute mentale e alcol correlati, non mi aveva preparato o evitato di entrare nella depressione.

Cosa hai fatto quando hai capito che c’era un problema con la tua andata in pensione?

Mi sono rivolto ad una conoscente, che è psichiatra, chiedendo un consulto, e mi ha confermato che ero in depressione. Ho avviato una terapia farmacologica, anche se non ne ero molto convinto all’inizio. Lei mi ha fatto riflettere sul fatto che la pensione mi aveva tolto il piacere del mio lavoro.  Avrei dovuto riempire il mio tempo con altre cose che mi dessero piacere. Poi ho iniziato a parlarne, con le persone vicine, ai gruppi, con chi incontravo e chiedeva di me. È stato molto utile, anche per non chiudersi nella solitudine.

Pensi che l’esperienza delle reti di auto mutuo aiuto possa aiutare chi soffre di depressione?

Si, assolutamente. Penso che i gruppi di auto mutuo aiuto siano un’opportunità preziosa per chi soffre di depressione e altre fragilità. Anche durante il periodo più difficile della mia depressione ho frequentato il gruppo dei club, dove partecipo, seppur con difficoltà. Questo ho fatto e sto ancora facendo, anche se a volte con fatica. Cogliendone però la bellezza e l’aiuto che mi stanno dando.

La cosa che più mi è servita è avere un gruppo di persone che mi ha ascoltato alla pari, e mi ha offerto il loro sapere esperienziale e il loro sostegno.

Quali consigli daresti a chi dovesse vivere in modo simile la pensione, per sfuggire alla depressione?

Quello che mi ha aiutato molto, oltre alla frequenza al gruppo di auto mutuo aiuto e al farmaco, è stato l’affrontare diversamente la malattia. Pensare e fare le cose che mi piacciono, magari anche nuove, come fare il nonno-sitter, andare in un circolo per diversamente giovani, e soprattutto evitare le cose che non mi soddisfano. Per me oltre alla cura tradizionale è stato molto importante la nuova vita da nonno.

Mio nipote Federico, di 3 anni, è stato importantissimo, trascorro tanti momenti felici con lui. Come dico sempre, lui è il mio miglior antidepressivo, e senza effetti collaterali!

Grazie davvero della tua disponibilità Roberto

Grazie a voi dell’occasione che mi avete dato di poter testimoniare il mio percorso di recovery.

Un altro aspetto che mi sta aiutando difatti è il parlare della mia depressione: parlarne agli amici, ai conoscenti, ma se possibile anche in occasioni pubbliche. Testimoniare la mia esperienza serve sicuramente a me, ma io spero che possa servire a tutti quelli che prossimamente andranno in pensione. È un augurio che rivolgo a tutti, di poter trovare il proprio percorso, anche nei momenti difficili. Tanto più il vostro lavoro vi è piaciuto, tanto più potreste trovarvi a soffrire dopo. Eppure, la pensione è una bellissima fase della vita, da vivere con amore, fiducia e speranza.

Wilma Di Napoli

Foto: Envato Elements

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Andare in pensione senza la depressione.

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