Forse sarà un Natale di un semitono più alto rispetto a quello dello scorso anno. L’augurio o meglio la speranza è che, per l’umanità ed i governi, possa essere un Natale di riconoscimento degli errori fatti. Anche se i segnali in merito sono poco confortanti. La tragedia del Covid avrà insegnato qualcosa all’umanità ed alle classi dirigenti? È questa la domanda che si pone oggi chi soffre di depressione e non ha ancora deciso se curarsi o meno. La stessa domanda di chi la sta curando da tempo. Se l’umanità non imparerà dai propri errori, chi già soffre di depressione dovrà continuare a curarsi e si allargherà a macchia d’olio la malattia.
Allarme salute
Si ricorda che l’Organizzazione Mondiale della Sanità già nel 2013, ancor prima della pandemia Covid, aveva lanciato un’allerta sulla depressione. Essa nel giro di pochi anni sarebbe diventata la prima patologia nel mondo occidentale. Ma al momento, purtroppo, non sembra siano state date risposte adeguate, sia in termini di risorse umane, sia economiche.
Un nuovo Medio evo
Oggi, il nuovo medio evo della folle di globalizzazione avanza, distruggendo certezze, creando precarietà nel lavoro e nelle vite affettive, disegnando incertezze e seminando paure, proponendo Babbi Natale con il tutù e facendo passare la mancanza di rispetto come innovazione culturale.
L’ ignoranza e la superficialità dilagano in una nuova società dove l’unica regola certa è l’assenza delle regole, dove bullismo e femminicidi proseguono indisturbati. Dove ai giovani l’educazione viene lasciata a loro stessi, con tutto ciò che ne consegue, nel nome di un acritico concetto di libertà.
L’inquinamento dell’ambiente nel quale viviamo procede senza che nessuno sia in grado di opporsi. Se non applichiamo correttivi saremmo ben presto costretti a sopravvivere con fatica.
In questo contesto, drammatizzato dalla emergenza Covid, i poveri esseri umani, soli ed indifesi potranno sfuggire alla depressione?
La Depressione
Ormai la depressione circola nella nostra società sempre più insidiosa. Qualche decennio fa si riteneva che la depressione fosse legata ad una patologia psichiatrica, ad un lutto od alla malattia di un congiunto, od addirittura una patologia che si riteneva fosse tipica delle società del benessere. Qggi vediamo il quadro cambiato. Siamo diventati una società povera, le conquiste passate e consolidate nel tempo, ad esempio il Sistema Sanitario Nazionale è in grave pericolo. Viviamo in una società dove il degrado morale, sociale e culturale nutrono pericolosamente i fenomeni depressivi nell’umanità.
Ma è anche vero che la Depressione nasce con l’alba dell’uomo. Appena egli diviene consapevole di non sapere da dove viene e né cosa succederà dopo la morte. Mentre il suo passaggio terreno è costellato di pericoli, problemi, difficoltà e paure.
Bene ha illustrato l’amico e collega Maurilio Tavormina in una sua interessante pubblicazione sulla rivista Depressione Stop, come tra gli antichi egizi un papiro testimoniasse come già in quell’epoca la depressione fosse una realtà.
La depressione marcia a fianco dell’uomo da quando ha consapevolezza della propria debolezza, mentre la morte viaggia al nostro fianco, fedele sorella, fin dal momento del concepimento.
Riflessioni
Forse queste consapevolezze negative sono quelle che hanno portato l’essere umano a comportamenti autodistruttivi. Esse hanno generato violenza e guerre, creando così una situazione in cui la stessa sopravvivenza del giorno successivo fosse fortemente in dubbio.
Ma l’uomo ha anche cercato di combattere la depressione, proprio elevandosi dallo stato primitivo, con le energie positive. Esse lo hanno portato verso una società civile, un progressivo avanzamento dell’igiene e verso scoperte scientifiche. Queste energie positive hanno migliorato la qualità e la lunghezza della vita, anche grazie all’uso dei farmaci.
Ma se fino agli anni 2000 immaginavamo un continuo progresso e pensavamo la vita potesse migliorare gradualmente e guardavamo con fiducia al futuro, oggi il mondo manda segnali inquietanti. Dittature che manipolano incontrollate pericolosi virus, violenze, barbarie e distruzione dell’ecosistema.
Noi ci sentiamo più soli e tristi e sentiamo di non poter comunicare con i nostri simili
imbavagliati dalle mascherine. Esse sono ormai il simbolo di questo periodo,
dove la fatica del vivere ci porta ad isolarci ed essere come degli anziani sul viale del tramonto.
Gli anni futuri, ricchi di incognite, vedranno sicuramente un dilagare della patologia depressiva. Gli psichiatri e gli psicologi avranno un ruolo chiave nella prevenzione e nella cura. Loro dovranno combattere, a fianco dei pazienti, la malattia ed essere portatori della luce della cultura. Purtroppo essa sta scomparendo dal mondo e a volte è curativa quanto i farmaci.
Dalla cultura viene l’arte, dall’arte la bellezza e la bellezza salverà il mondo, citando Dostoevskij.
La depressione fa perdere il senso contemplativo della bellezza del creato, attraverso un cielo stellato, oppure il volo di un’anatra in un tramonto.
Sconfiggere la depressione
Sconfiggere la patologia depressiva vuole dire far riflettere su una cosa molto semplice. Il Covid è una tragedia, però abbiamo appreso anche quanto è importante l’abbraccio con una persona cara. Questo dolce calore ci era stato tolto dalle misure restrittive contro la pandemia.
Tornare ad abbracciare, quando prima forse non lo facevamo, e sentire come ci dia felicità l’abbraccio, è una consapevolezza che ci ha regalato il Covid.
Da un abbraccio, dal bello e dalla cultura nasce la speranza per un domani sereno per l’umanità.
Affrontare la depressione vuole dire non solo un trattamento medico, psicofarmacologico o psicoterapeutico, ma anche lavorare alleati tra sanitari e pazienti. È necessaria una nuova educazione etica che riporti l’uomo a comprendere che, di tutto ciò che ha costruito di positivo nella sua storia, il solo momento in cui si è sentito felice ed ha vinto la depressione è stato quando ha abbracciato un suo simile.
Gianluca Lisa