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La depressione della porta accanto e la solitudine

Depressione della porta accanto è uno spunto d’informazione e motivo di riflessione sul male oscuro e sulla solitudine della malattia e del nostro moderno vivere quotidiano.

La depressione della porta accanto è stato il tema della Giornata Europea sulla Depressione del 2015, proposto ed attuato dalla nostra associazione EDA Italia onlus. Lo stesso tema è stato trattato in altre dodici nazioni europee nei primi giorni dell’ottobre dello stesso anno. L’evento italiano fu riportato dai mass media ANSA Salute e Benessere1, AIFA Agenzia Italiana del Farmaco2 e dal sito Giornalisti Beni Culturali3. Nel 2001, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la depressione era al quarto posto fra le malattie che causavano inabilità al lavoro, prevedendo che entro il 2020 avrebbe raggiunto il secondo posto, subito dopo le malattie cardiovascolari. Allo stato si registra un’ulteriore crescita e si prevede il raggiungimento del primo posto entro il 20304.

Perché la depressione della porta accanto?

Il tema riproposto in questo numero della nostra rivista è una valutazione della depressione nel corso degli ultimi otto anni. In particolare quella silenziosa, quella che non ti aspetti, quella “della porta accanto”. Quando la depressione si manifesta con tutta la sua gravità sintomatologica è chiara ed evidente a tutti, ma lo è molto meno quando la stessa non è diagnosticata. Oppure è all’esordio della malattia e spesso confusa dalla tristezza o dallo stress quotidiano, o peggio ignorata e vista come una incapacità ed inefficienza operativa. Siamo talmente presi dalla vita frenetica che ci opprime con la corsa contro il tempo e agli impegni quotidiani che molto spesso trascuriamo noi stessi, i nostri cari e chi vive accanto a noi. Non ci fermiamo se non a fine giornata, consumiamo pasti frugali, riposiamo poco e male, magari pensando che sia una perdita di tempo.

Fermarci a leggere ed essere informati correttamente sul rischio di depressione ci potrebbe essere di grande aiuto per prendere cura di noi stessi e dell’altro. Riflettere sui nostri comportamenti e sullo stato di salute psicofisica nel quale viviamo, a mio avviso, è una necessaria valutazione della qualità della nostra vita. Soprattutto può essere una valida opportunità di prevenzione sanitaria sul “male oscuro”. Possiamo essere attratti dalle persone gioviali, di buona compagnia, che non ci fanno pensare alle difficoltà nelle quali viviamo e ci si allontana dalle persone tristi, depresse, pessimiste, scoraggiate.

Il mito dell’eroe vincente, instancabile e forte è molto presente e ricercato. Chi si deprime e che non ha la forza di rialzarsi e combattere è visto come perdente ed evitato. Pertanto molto spesso per non esserlo si mistifica la sofferenza, non la si comunica per evitare di affliggere l’altro o peggio la si ignora per cercare di non esserne afflitto.

Le risposte di chi vive accanto a chi soffre

Sono tante le risposte delle persone che vivono “accanto” a chi soffre di depressione e di chi li accudisce. Molto spesso li esortano benevolmente a farsi coraggio, a reagire e li invitano a non abbattersi. Il risultato però è che chi soffre, non riesce a star meglio con la sola forza di volontà, che fra l’altro è anche ridotta o assente per malattia. Peggio chi soffre si sentirà giudicato negativamente, incapace, di peso e ancora più depresso. La cosa migliore da fare è essere adeguatamente informati, rivolgersi a specialisti e prendersi cura di sé stessi e del congiunto.  

Chi vive nella depressione della porta accanto

Per depressione della porta accanto si può intendere sia il nostro vicino di casa sia anche metaforicamente chi vive vicino a noi. Per quanto predetto, per il valore negativo e colpevolizzante della depressione, non la si accetta, non la si comprende o la si mimetizza con una depressione sorridente. La paura dello stigma, del giudizio e dei pregiudizi sulla malattia mentale e sul male oscuro induce alla sua mistificazione. Ecco come la depressione della porta accanto non viene capita o semplicemente notata.

Riflessioni

Si vive sempre più soli, sia perché presi dai propri impegni, sia perché la depressione ci fa vivere in solitudine. La tecnologia e l’essere iperconnessi in rete non ci aiuta, abbiamo solo una socializzazione virtuale ed il contatto umano è sempre meno frequente. Il cortile degli antichi borghi o il pianerottolo dei moderni edifici non funge più da luogo d’incontro con i nostri vicini. Spesso oggigiorno l’incontro è virtuale e la depressione della porta accanto è trascurata. Lo scopo dell’associazione EDA Italia onlus e della nostra rivista Depressione Stop è quello d’informare, prevenire e fornire educazione sanitaria sulla depressione, anche quella della porta accanto.

Maurilio Tavormina

Sitografia

  1. https://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/salute/2015/10/16/ansa-depressione-della-porta-accantotroppo-spesso-mal-curata_43acaf19-b685-4cd7-a7fd-a4010cc5b587.html
  2. https://www.aifa.gov.it/-/-la-depressione-della-porta-accanto-domani-la-giornata-europea-della-depressione
  3. https://giornalistibeniculturaliwordpress.com/la-depressione-della-porta-accanto/
  4. https://www.janssenconte.it/it-it/abcdepressione/news/news-3

Foto: Envato Elements.

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