Periodico dell’ EDA Italia Onlus, Associazione Italiana sulla Depressione

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Il perdono fa bene alla salute

Il perdono può diventare una strategia utile per cancellare il malumore, i sensi di colpa. Quando perdoniamo ci proiettiamo verso un futuro più sereno e tranquillo. Il perdono migliora le relazioni e il benessere dell’individuo. Fa bene alla salute? Anche nei pazienti affetti da depressione?

Perdonare è una sana strategia di vita

Il perdono è una strategia comportamentale che consente agli individui di ripristinare e di mantenere le relazioni in maniera stabile e positiva. Porta guadagno e utilità a chi perdona e permette di ristabilire le relazioni distrutte e di ricostruire il benessere e la salute personale (Fourie et al., 2020). Il perdono è una sorta di tranquillante personale e sociale e nei conflitti personali, familiari e sociali diventa un potente rigeneratore del benessere.

Non è facile, tuttavia, perdonare. Richiede un notevole impegno emotivo, una predisposizione d’animo e un po’ di coraggio. Anche perché dal punto di vista evolutivo probabilmente l’uomo è più propenso alla vendetta. Allora, perché l’umo ha iniziato a perdonare?

Come è nato il perdono nell’uomo. Perché è stato inventato?

Dal punto di vista evolutivo, il perdono potrebbe essere stato inventato come strumento di adattamento alternativo alla vendetta. Quest’ultima richiede un dispendio di risorse, di energie e di tempo. Un conflitto all’interno di un gruppo o del proprio clan scatena reazioni violente che possono compromettere la qualità della vita e la sopravvivenza dei loro stessi membri.

Chi ha inventato il perdono, secondo il pensiero evolutivo, avrà pensato: «Ora sto qui al calduccio del mio fuoco. Gli uomini o le donne le tengo. Il cibo non mi manca. Gli uomini vanno a cacciare. Io, semmai, dovrò sopportare le urla dei bambini (se l’inventrice fosse stata donna). In alcuni periodi di scarsa disponibilità di selvaggina dovrò stringere gli ossicini della mia cintura. Già è difficile cacciare (se uomo).  Che ci guadagno in questo conflitto? A tenere la rabbia? E se nello scontro ci rimanessi stecchito? Perdono, faccio pace e continuo a vivere sereno». A questo pensavano i nostri antenati?

Il perdono come antico costruttore di amicizie

Il perdono, come invenzione riparatrice sociale, avrebbe consentito la costruzione o la ri-costruzione di nuove e vecchie amicizie. «Che bella invenzione il perdono: i miei nemici diventano degli ex! Se diventa ex non lo tradisco e non rischio una clavata in testa» (pensieri di donne e uomini preistorici). Fino a nuovi conflitti e a nuovi perdoni il perdonare porta pace.

Prima o poi si ricomincia a dover chiedere scusa e a dire grazie, presupposti del perdono. E anche questo non è facile. Fonzie di Happy Days ne era un esempio. Il perdono richiederebbe una capacità intellettiva elevata, forse. Le cose però si complicano perché nonostante la presunta superiorità della nostra specie il perdono esiste anche nei nostri cugini lontani. Alcune specie di primati non umani hanno sviluppato, infatti, lo strumento del perdono prima di noi per fermare i conflitti all’interno del gruppo (Tinberger, 1995). Allora perdonare è più semplice di quel che sembra.

Il perdono è utile, la vendetta forse

Il perdono diventa socialmente utile. In quanto potente arma di pacificazione consente la riduzione dello spreco di risorse.  Contrapposto al perdono c’è la vendetta. Ritenuta essere una componente tipicamente umana rappresenta un’altra invenzione, malefica. Non ci sono evidenti prove di comportamenti vendicativi tra gli altri animali o tra le piante. Pertanto, diventa di diritto una invenzione umana. 

È parte integrale dell’animo umano. Abele ne sapeva qualcosa. Siamo, forse, tutti figli di Caino? La vendetta può indubbiamente portare dei vantaggi ma più frequentemente è distruttiva. Semina rovine, fa vittime, stragi, Il perdono, invece, no. È un’altra cosa. È elegante, confortante. Il perdonatore è superiore. Sarà difficile, faticoso perdonare, ma ne vale la pena (Billingsley & Losin, 2017).

Perdono, società e cultura

Il perdono sociale e individuale si muove sul terreno della propria cultura di origine. La struttura culturale di ogni gruppo sociale può giocare un ruolo fondamentale nei processi che portano l’individuo a perdonare (Sandage & Williamson, 2005). Il perdono è il figlio del tipo di società in cui si sviluppa. Determinati fattori culturali influenzano in maniera significativa i processi di ogni singolo individuo che lo portano al perdono o alla vendetta.  Esistono culture collettivistiche e individualistiche (Hofstede, 2010). Le culture che favoriscono una maggiore capacità di inclusione sociale hanno una predisposizione al perdono. Il guadagno finale non è solo un minore spreco di energie ma anche l’acquisizione di nuove energie sociali (Toussaint et al., 2023). Il perdono è conveniente.

Perdonare, ruminazione e depressione

Nella depressione la ruminazione è spesso presente. La persona affetta da depressione si concentra continuamente e in maniera passiva sui propri sintomi e sui motivi che hanno causato la propria sofferenza (Nolen-Hoeksema et al., 2028). E non si dà pace; rimugina sulle proprie colpe e non si dà perdono. E rimugina, e si angoscia, si dà colpe e non si perdona e così via, in un circuito vorticoso senza fine.

Cosa c’entrerà il perdono con questo?  Il perdono è fortemente associato alla ruminazione che a sua volta è fortemente associata alla depressione. La costante ruminazione dei sensi di colpa, dei pensieri negativi blocca l’individuo, crea angoscia, le ruba energie. Il perdono potrebbe portare sollievo a tale sofferenza? Probabilmente si, aiutando le persone con depressione a bloccare il costante, continuo, doloroso circuito autorigenerante della ruminazione.

Chi rumina di più? Chi perdona di più?

Le culture in cui prevale il pensiero collettivo sono più inclini a valorizzare la riconciliazione e sono le culture che perdonano di più. Il perdono diventa la loro arma potente. Le società collettivistiche aiutano a perdonare e a far comprendere i motivi in cui si sono sviluppati gli eventi dolorosi. Consolano la sofferenza con il perdono. «Errare è umano, perdonare è divino» (Upenieks et al., 2025). Contrapponendosi all’evitamento e alla vendetta queste società stimolano la risoluzione dei conflitti e la riparazione delle relazioni personali e sociali. Le società collettivistiche, madri del perdono, sono quelle che muovono l’umanità.

Perdono, culture collettivistiche e benessere

Perdonare migliora le capacità dei propri membri ad accogliere le idee dell’altro. Tipico delle culture con elevato livello empatico diventa uno strumento per migliorare il benessere della collettività.  Il pensiero collettivo favorendo la risoluzione dei conflitti potenzia la capacità di migliorare sé stessi e gli altri. Migliora l’umanità e il benessere dei propri membri.

Sono queste le culture del buonumore, delle arti, dell’empatia, della solidarietà e della integrazione. Il perdono, invece, è uno strumento poco utilizzato nelle culture individualistiche in cui il desiderio di vendetta rappresenta l’elemento predominante. Questo desiderio implica un annientamento delle proprie risorse emotive e cognitive impoverendo e limitando il progresso evolutivo di questo gruppo sociale.

Riflessioni

Il perdono è una caratteristica tipica delle culture che favoriscono la collettività e non quelle individualistiche. Nelle prime il contatto sociale, il miglioramento dei rapporti personali e delle relazioni sociali favoriscono l’apertura verso nuove esperienze. Il perdono dà speranza.  Possiamo dire che le persone e i gruppi sociali che perdonano di più stanno meglio? Che sono più felici? Ci sarà un fondo di verità in tutto questo? Certo è che le culture collettivistiche che favoriscono il perdono sono orientate verso un benessere sociale e sono capaci di affrontare meglio gli affanni della vita. In definitiva sono più serene. Stanno meglio!

«Il perdono è fatto per menti superiori così come l’ironia. A volte, non perdonare è divertente»

Francesco Franza

Bibliografia

  1. Billingsley J, Losin EAR. The Neural Systems of Forgiveness: An Evolutionary Psychological Perspective. Front Psychol. 2017;8:737.
  2. Fourie MM et al. Parsing the components of forgiveness: Psychological and neural mechanisms. Neurosci Biobehav Rev. 2020;112:437-451.
  3. Hofstede G. Cultures and Organizations: Software of the Mind, Third Edition. McGraw Hill; 3° edizione, 2010
  4. Nolen-Hoeksema S, et al.  Rethinking rumination. Perspect. Psychol. Sci 2008; 3: 400-424
  5. Sandage SJ, Williamson I. Forgiveness in cultural context. In Worthington EL Jr. (Ed.), Handbook of forgiveness. Routledge 2020
  6. Tinberger N. Il comportamento sociale degli animali. Einaudi editore.1995.
  7. Toussaint L et al.  Forgiveness, rumination, and depression in the United States and Korea: A cross-cultural mediation study. J Clin Psychol. 2023;79:143-157.
  8. Upenieks L et al. “To Err is Human, to Forgive, Divine” J Relig Spiritual Aging. 2025;37(1):98-119.

Foto: Envato Elements

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