Introduzione
Chiariamo subito per i non addetti (tanti) ai lavori: i manga sono i fumetti, gli anime le animazioni, film o serie TV animate giapponesi. Di solito viene prodotto prima il manga, poi di seguito viene animato in un film singolo o in una serie, a seconda del successo di pubblico. Guardare ad essi solo come un prodotto culturale o subculturale esotico è un grave errore di valutazione. Errore che spesso gli adulti e la generazione dei boomer e degli X, compiono, ossia tutti quelli che hanno dai 50 anni in su oggi.
La realtà è che i manga e gli anime costituiscono la letteratura popolare globalizzata e cross culturale che influenza pesantemente le culture del Terzo Millennio. I manga e gli anime possono essere usati come strumenti influenti per la sensibilizzazione al disagio psicologico, alla inclusione sociale e contro i vari stigma.
Negli ultimi anni sono diversi gli studi scientifici volti ad esplorare queste potenzialità. Chissà se in futuro, come già avviene con la letteratura e il cinema, manga e anime saranno suggeriti dai professionisti della salute mentale come adiuvanti alle psicoterapie.
Nei manga e negli anime si riesce ad affrontare temi complessi in modo efficace che viene recepito dalle nuove generazioni. La facilità data dalla rete di raggiungere un vasto pubblico internazionale, li rende efficienti e non solo efficaci nella promozione del cambiamento sociale. (Ferretti, Starace 2020)
Il contesto
I manga nacquero in Giappone per un pubblico adulto e si diffusero nel secondo dopoguerra svolgendo una funzione sociale analoga a quella che in Italia svolse il cinema popolare: intrattenere, e offrire svago. Dopo il ‘68 e con la diffusione internazionale del prodotto, le strategie di marketing individuarono un target molto proficuo di lettori: i giovani.
La produzione giapponese conservò di base uno stile narrativo complesso e maturo, anche se i protagonisti erano giovani e preadolescenti. Al contrario, quello di Walt Disney fu pensato per riproporre le fiabe e le favole ad un pubblico prevalentemente infantile.
La differenza di genere non fu mai un problema, con una folta presenza di protagoniste femminili o personaggi fluidi (sic!) specchio dei tempi. Un esempio per tutti: il noto robot gigante Jeeg ha bisogno per assemblarsi e combattere dell’aiuto di Milva, la pilota del jet futuristico di supporto. Milva lancia i componenti! urla Hiroshi dalla sua moto … E Jeeg Robot si assembla! Senza Milva, l’uomo d’acciaio non può comporsi. Il cartone animato è degli anni 70.
Diversi tipi di manga e anime
Manga e anime hanno decine e decine di sottogeneri che sono molto diversi fra loro ed è bene specificare che non tutti adatti ad un pubblico sensibile e minorenne. Ci sono manga e anime con prevalenza di narrazioni aggressive e violente. Ci sono quelli sessualmente espliciti, quelli con forte componente di cinismo. Infine, esistono sottogeneri horror per tutti i gusti, a volte così eccessivi da provocare un senso di nausea. Ma vendono, sono richiesti e quindi interpretano lo spirito dei tempi. Questo è già un fatto che genitori, formatori e terapeuti devono tener presente.
Tuttavia, ogni manga riporta la dicitura del genere di appartenenza. Per cui un genitore può facilmente informarsi sul tipo di storie e contenuti. Poi in base alle sensibilità e gusti dei giovani lettori si può scegliere cosa far leggere. I manga seguono le regole del marketing: il prodotto è ben identificato ed è pensato per pubblici specifici. Sul web inoltre sono tanti i siti sui quali è possibile informarsi prima dell’acquisto.
Come in tutti gli ambiti del sapere, occorre evitare gli stereotipi e scegliere ciò che è efficace. Negare la lettura dei manga o la visione degli anime significherebbe privarsi di uno strumento formativo formidabile.
Manga e anime come specchio della società
L’influenza dei manga e degli anime sulla percezione sociale e sui comportamenti degli individui è significativa e complessa. Si ritrova un intento formativo già nel primo manga/anime del dopoguerra, 1949 circa, è stato Kimba, il leone bianco. Una storia di autoaffermazione sociale e accettazione della propria diversità da parte di un leone albino, diverso quindi da tutti gli altri leoni della savana. Il leoncino, un cucciolo, impara a conoscersi e a criticare la mentalità alfa del branco, spesso bullizzante e discriminante nei suoi confronti. Un bianco che è debole in Africa in sintesi.
Ma Kimba non è solo, cerca e crea alleanze con altri animali che si rifiuta di mangiare. Con un gruppo di amici trova la sua via nella spietata savana. È il gruppo misto di predatori e prede che aiuta tutti a sopravvivere. Un gruppo di pari nel bisogno, ma non nella identità.
Una dinamica orizzontale, ben diversa da quella verticale, sciamanica, ancestrale che Simba, il Re Leone della Disney ha proposto negli anni 2000. Simba è anch’egli un cucciolo, esposto ad un forte trauma, che rigetta e nega, fuggendo. Quando poi scopre la propria sessualità comincia a risentirsi predatore e da senso alla sua vita grazie al lascito dell’eredità paterna. Simba cambia da irresponsabile a eletto in meno di una notte insonne. Riprenderà il suo posto nella società della savana, naturalmente come capo branco illuminato, ma a cui è dovuto la riverenza del nuovo status sociale. Gli amici non predatori, mai fuori dal ruolo comico, rimangono al suo fianco.
Considerazioni
Quante volte in clinica si deve lavorare contro gli stereotipi del ruolo sociale? Ancora convinti che la narrazione patinata alla Disney sia il miglior intrattenimento per l’infanzia?
Quasi tutte le narrazioni nei manga e negli anime hanno un modello orizzontale di interazione, avendo in comune con gli altri gioie, dolori e frustrazioni. La condivisione collettiva dei drammi e difficoltà personali sono oggi più che mai fiorenti e articolate. E questo è uno dei motivi per cui agli occhi di un pubblico giovanile, ma ormai smaliziato, manga e anime risultano molto più attraenti della concorrenza.
Luigi Starace
Bibliografia
- Ferretti M, Starace L 2019. Social impact of infohybrids and effects the mythopoiesis processes in the Covid19 Occidental Society. http://www.psychiatryonline.it/node/9317
- Marcello Ghilardi, Filosofia nei manga. Estetica e immaginario nel Giappone contemporaneo. Con un saggio di Marco Pellitteri, Mimesis, 2010
- Raffaeli L. Le anime disegnate. Il pensiero nei cartoon da Disney ai giapponesi e oltre, Tunuè, 2018.
Foto: “Manga guerriero” di Luigi Starace, 2024