Introduzione
In questo articolo si affronta la fatica di un figlio di crescere con un genitore che è portatore di una malattia mentale. La persona che si prende cura di una persona in difficoltà viene definita caregiver familiare. Nell’arco di vita, nel sistema familiare accadono tanti eventi, la malattia mentale può colpire un genitore.
Gestire la malattia nelle diverse manifestazioni cliniche ed emotive, non è affatto semplice. Il figlio presente in famiglia può ritrovarsi coinvolto nelle diverse fasi della cura, il caregiver familiare vive le crisi improvvise, i malumori del genitore. Il figlio in tali casi, si assume la responsabilità della cura ed è immerso fin da piccolo in un clima di instabilità emozionale.
Il genitore oscilla costantemente a livello umorale, spesso si vivono manifestazioni emotive improvvise, scoppi di aggressività, crisi esplosive. Essere caregiver familiare diventa impegnativo e fonte di stress. Si cresce nell’insicurezza, dominati dall’ansia per cui l’ambiente risulta imprevedibile e precario. Il figlio può risentirne in termini di regolazione emotiva, fiducia nelle relazioni, vive costantemente il trauma. Il figlio vive la fatica di essere caregiver familiare, come bambino allora diventa precocemente adulto, cerca di compiacere e tranquillizzare il genitore.
Il caregiver familiare e l’inversione di ruolo
La relazione tra madre e figlio è fondamentale sin dalla nascita al fine di giungere ad uno sviluppo sano ed armonico. Il modo in cui il genitore si sintonizza con il figlio determina il conseguente sviluppo sociale ed emotivo (Macfie et al., 2015). Purtroppo, questa sintonizzazione tra madre e bambino non sempre avviene, l’accudimento è deficitario oppure non risponde ai bisogni emotivi del figlio.
Un contesto che può creare inversione di ruolo è sicuramente la malattia mentale del genitore. Il genitore può manifestare sintomi ansiosi e depressivi, personalità borderline, problematiche di dipendenza quali alcool e abuso di sostanze, schizofrenia (Macfie et al. 2015).
Un giorno all’improvviso, film di cui propongo la visione, appare chiara l’incapacità della madre di soddisfare i bisogni del figlio, il modello comportamentale sviluppato dal ragazzo è l’inversione di ruolo.
Il fanciullo diventa precocemente adulto, un caregiver familiare che ha il compito di esaudire ogni desiderio della madre. Il ragazzo finisce così per sacrificare parte della propria vita, per prendersi cura dei bisogni del genitore, diventa un caregiver familiare a tempo pieno; rinuncia ad essere adolescente per occuparsi concretamente ed emotivamente del genitore.
Assistiamo ad una inversione di ruolo distruttiva in cui la relazione madre e figlio manca di scambio; il figlio non ottiene il soddisfacimento dei propri bisogni (Bellow et al., 2005). La madre è fragile e vulnerabile, ha bisogno di aiuto ed affetto continuo.
Un giorno all’improvviso
Il film drammatico Un giorno all’improvviso, del 2018 di Ciro D’Emilio è una pellicola che è stata presentata alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Orizzonti.
Il film racconta la storia di Antonio, un ragazzo di 17 anni che vive in provincia di Napoli, con la propria madre Miriam affetta da un disturbo dell’umore. Antonio, come caregiver familiare si prende cura di sua madre nelle numerose incombenze familiari: gestisce i farmaci, si occupa di economia domestica, procura il denaro per vivere, assumendosi così il ruolo di genitore. Per tale motivo, lavora da un benzinaio di notte mentre di giorno frequenta una squadra di calcio.
Antonio è un tipico adolescente, frequenta gli amici, incontra l’amore, scherza con i coetanei. Il sogno di Antonio è quello di diventare un calciatore professionista. Insieme alla madre, Antonio gestisce la terra lasciata dal nonno e i prodotti agricoli vengono venduti a commercianti locali, al fine di guadagnare qualche spicciolo.
Il padre di Antonio ha abbandonato il figlio, anzi lo ha rifiutato dalla nascita. La madre non ha mai accettato la fine della relazione con tale partner, vive nella costante ossessione di ricostruirsi una famiglia con il proprio ex. La madre Miriam ha sovente crisi emotive intense ed Antonio, nel ruolo di caregiver familiare, si ritrova completamente solo nella gestione della malattia.
Ad un certo punto, Antonio vince un provino di calcio e viene selezionato per giocare in una squadra di serie A, il Parma. Perciò il ragazzo decide di seguire la squadra andandosene dalla provincia di Napoli e iniziare così la carriera calcistica. La madre, nel frattempo, continua a creare numerosi problemi a causa della malattia mentale, la vita è complicata. Antonio continua ad essere un caregiver familiare premuroso.
L’assistenza sociale e la fine del film
I Servizi sociali monitorano costantemente la situazione critica e minacciano di separare Antonio dalla madre, in quanto non in grado di accudire il figlio. Antonio continua a svolgere il proprio ruolo di caregiver, cerca di occuparsi totalmente della propria madre, rinunciando alla vita di adolescente, all’amore, agli amici. Antonio mostra ai Servizi sociali una realtà che non esiste. L’assistente sociale alla fine, firma l’idoneità della madre, seppur dubbiosa, è favorevole al trasferimento di entrambi, madre e figlio a Parma.
La madre Miriam accetta la proposta di trasferirsi con il figlio, camuffando in modo maldestro, i suoi atteggiamenti disfunzionali difronte all’assistente sociale. Tuttavia, prima di andarsene desidera salutare l’ex partner e si reca da lui portando un regalo, in segno di saluto. Il figlio mostra il totale dissenso per tale visita al padre, ma Miriam decide comunque di andare. All’ennesimo rifiuto dell’ex amante, Miriam crolla.
Mentre Antonio è impegnato con la squadra di calcio Miriam ha una forte crisi. Al ritorno dalla partita di calcio, il figlio scopre i vicini ammassati, difronte alla propria casa e ode le sirene dell’ambulanza. Terrorizzato sale di corsa i piani del palazzo, fino a giungere a casa, ma trova solamente l’appartamento sottosopra e imbrattato senza traccia del genitore.
La madre si è tolta la vita, enormi sensi di colpa invadono Antonio. Si sente responsabile della morte della madre, come caregiver familiare avrebbe voluto salvarla. La madre ormai esausta compie tale gesto estremo per evitare la sofferenza e il dolore intenso.
Conclusioni
In generale l’inversione di ruolo è un fattore di rischio per il figlio, può compromettere il sano sviluppo emotivo e relazionale. Lo sviluppo del sé può risentirne con problematiche di depressione, bassa autostima ed isolamento sociale (Bellow et al., 2005). Nel caso di Antonio, un caregiver familiare, si assiste allo sviluppo di un’identità sana, seppur estremamente responsabile e matura per l’età cronologica.
Il protagonista del film, Antonio mostra nonostante tutto, una grande capacità di resilienza affrontando ogni giorno nuove sfide. Trova il proprio talento nell’attività calcistica, e riesce così ad avere un proprio spazio tutto per sé. Sarà fondamentale per Antonio elaborare la perdita della madre all’interno di uno spazio personale e/o gruppale per riparare la ferita emotiva subita.
Donatella Costa
Bibliografia
- Bellow, S. M., et al. (2005). Conceptual and Clinical Dilemmas in Defining and Assessing Role Reversal in Young Child-Caregiver Relationships. Journal of Emotional Abuse, 5(2–3), 43–66.
- Macfie, J., Brumariu, L. E., Lyons-Ruth, K. (2015). Parent–child role-confusion: A critical review of an emerging concept. Developmental Review, 36, 34–57.
- Macfie, J., et al. (2005). Intergenerational transmission of role reversal between parent and child: Dyadic and family systems internal working models. Attachment & Human Development, 7(1), 51–65.
Sitografia
- https://it.wikipedia.org/wiki/Un_giorno_all%27improvviso
- https://www.spietati.it/un-giorno-allimprovviso
- https://cineforum.it/recensione/Un-giorno-all-improvviso
- https://www.stateofmind.it/2023/03/accudimento-invertito-figli/
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