Introduzione
Un giorno, navigando su Internet casualmente, Laura incontra sul sito della nostra rivista Depressione Stop, www.deprestop.it, un articolo in memoria al caro Prof. Marcello Nardini. Commossa e contenta di aver rincontrato in rete un ricordo della bravura e della profonda umanità del suo defunto psichiatra scrive la sua testimonianza al direttore responsabile, dr. Francesco Franza.
Il direttore risponde alla sua e-mail: «Il suo racconto conforta la nostra decisione di dedicare uno spazio a Marcello Nardini. Marcello è ancora qui con noi, nelle nostre azioni, nelle nostre decisioni. Come saprà è stato fino alla sua morte il Presidente della EDA Italia, un’associazione che dedica le sue risorse alla divulgazione di informazioni sulla depressione. Oggi io ne sono il presidente e cerco di fare il mio meglio per seguire le indicazioni di Marcello. Avendolo conosciuto si renderà conto che il compito è vano. Era una persona non imitabile, irraggiungibile, unica. Le sue parole sono state commoventi. Oso chiederle se volesse che le pubblicassimo nello spazio a lui dedicato».
Ottenuta dall’autrice la disponibilità alla pubblicazione del suo scritto, si riporta di seguito le belle parole di stima, fiducia, gratitudine ed affetto rivolte al caro Prof. Marcello Nardini.

“Prof. Marcello Nardini, psichiatra, valente clinico ed accademico, direttore Clinica Psichiatrica Università di Bari”
Testimonianza al caro Prof. Marcello Nardini
«Salve, non so neanch’io come mi sono ritrovata sul vostro sito e come ho letto questa parte dedicata all’INDIMENTICABILE PROF. MARCELLO NARDINI.
Ho letto che si raccoglievano testimonianze e così mi sono detta che forse quella di una sua paziente, che ancora non riesce a dimenticarlo, poteva avere un piccolissimo valore. Se ho sbagliato a scrivervi vi chiedo scusa.
Mi presento: mi chiamo Laura, sono di Lecce e nel gennaio del 2005 ho avuto la fortuna di incontrare il Prof. Nardini.
Soffro di depressione da non so bene quanto. Tutto è iniziato a 14 anni (nel passaggio dalla scuola media alle superiori) con un banale mal di stomaco. Da lì i problemi allo stomaco continuavano tra diagnosi di gastrite, gastroduodenite e appendicite. Riuscita a scamparmela dalla sala operatoria per ben tre volte, sono entrata per la prima volta in un SPDC a 18 anni, sono stata ricoverata e da lì è nata una storia senza fine.
Era il 1997 quando un medico che conoscevo mi “implorava” di andare a Bari perché diceva: “lì c’è un medico molto bravo, per favore provaci”. Non so se si riferiva al Prof, se esercitava già a Bari, ma non ho voluto mai ascoltarlo per vari motivi.
Dieci anni dopo, quando i medici che mi seguivano mi hanno detto che dovevo imparare a convive con la depressione, ho pensato che non si potesse convivere con la voglia di morire perché era contro natura. Tutti gli esseri viventi hanno l’istinto di sopravvivenza, allora perché io no. Grazie a quelle parole e a quel medico con empatia uguale a zero, (proprio l’opposto del Prof.) ho detto BASTA! Ci provo vado a Bari.» …
Il primo appuntamento col Prof. Marcello Nardini
«Quando sono entrata nello studio ho incominciato a tremare, avevo paura: un nuovo psichiatra e poi per di più un docente universitario, volevo scappare. Poi ho visto uscire da una stanza un uomo alto, con un aspetto austero, appariva burbero, scontroso e continuava a fissarmi. Mi sono fatta coraggio e sono entrata con i miei genitori. Ero ammutolita (come sempre), ho chiesto di parlare senza la presenza dei miei genitori perché così ero stata sempre abituata. Non ricordo quasi niente di quel colloquio, ma quel medico non mi piaceva, presi l’appuntamento per il mese successivo, ma non ero per niente certa di volerci andare.
Non so perché ma ho voluto dargli e darmi una seconda possibilità. Sono tornata il mese successivo e poi quello seguente e poi così fino al 2018.» …
Il Prof. Marcello Nardini
«Descrivere il Prof non è facile, era un uomo “complesso”. Era dotato del senso dell’umorismo; rideva sempre delle mie “disgrazie” ma non mi dava fastidio, era strano perché alla fine io ridevo con lui.
Il Prof era affettuoso, paterno, protettivo. Sulla base delle mie esperienze con altri psichiatri mi ripeteva sempre, soprattutto nei momenti più brutti: “Laura io non ti mollo”!!! Lo ripeteva sempre e così è stato.
In uno dei nostri primi incontri mi disse:” Io ti tengo la mano, ma la capriola devi farla tu”! Io sono sempre stata una persona molto timida e anche con lui parlavo poco. Lui quasi mi implorava, mi chiedeva per favore di raccontargli qualcosa perché lui aveva parlato tutto il giorno ed era stanco.
Un giorno ho deciso di mandargli una mail e raccontarmi, da quel momento in poi è iniziato un rapporto epistolare.» …
Il rapporto epistolare
«Gli mandavo sempre e-mail, anche il giorno dopo la visita perché solo così riuscivo a chiedere aiuto e a farmi conoscere. Lo scorso anno, per caso ho trovato le e-mail che gli spedivo ed erano pochissime quelle con le risposte sotto, ma questo sapete perché? Perché la sera o il giorno dopo lui mi telefonava e parlavamo un po’. Il prof. Marcello Nardini mi chiamava sempre, sapeva che io avevo paura di dare fastidio. Se non riceveva una mia e-mail da una o due settimane mi chiamava lui, anche di domenica perché diceva che la domenica aveva più tempo per ascoltarmi. Quando mi chiamava spesso esordiva: “Ciao, sono Marcello”, come se fosse mio amico! Ma dove si trova un medico e poi anche docente universitario che ti telefona per sapere come stai? Io non l’ho mai conosciuto.
Lui era unico in tutto e chi non ha avuto l’onore di conoscere questo straordinario medico non può capire. Non può capire perché io continuo a scrivere di lui anche sulla mia pagina Facebook. Gli scrivo il giorno dell’anniversario della sua morte, del suo compleanno, quando tocco il fondo e vorrei che lui fosse accanto a me.
Il “mio” (passatemi l’affettuoso termine) doc mi manca tantissimo, piango ancora la sua assenza. A volte penso che, se fosse vivo non so se sarebbe fiero di me.
L’anno scorso ho tentato il suicidio e credo di essere stata in pericolo di vita per tanto tempo, anche se l’ho capito da poco. Sono stata più di due mesi in ospedale e ho pianto, ho pianto tutte le mie lacrime perché in quel momento avrei voluto fosse con me a tenermi quella mano che mi aveva dato nei nostri primi incontri.» …
Ultimo ricordo del Prof. Marcello Nardini
«Le “nostre” e-mail sono state pubblicate in un libro scritto dal mio gruppo di auto mutuo aiuto, non ci sono le sue risposte, ma alla fine ho potuto trovare un piccolo spazio per ringraziarlo pubblicamente.
Ho sentito il Prof. Marcello Nardini per l’ultima volta una settimana prima che lui morisse. Ormai con WhatsApp le nostre e-mail si sono trasformate in lunghi messaggi e nell’ultimo gli raccontavo la morte di mio padre, scomparso nel giro di tre mesi per un tumore non diagnosticato. Il Prof mi ha chiamato anche se lui stava male e mi ha detto che anche lui non stava bene. Non lo vedevo e ne sentivo da un po’ per via delle condizioni di salute di mio padre, e non sapevo niente della sua malattia. È stato proprio lui a dirmelo; mi è caduto il mondo addosso, ma lo sentivo tranquillo e in cuor mio sentivo che ce l’avrebbe fatta.
Così non è stato e nel giro di poco più di due settimane ho perso mio padre e il mio psichiatra.» …
Riflessioni
«Mi sono dilungata troppo, ma non sapevo come riuscire con le mie parole a descrivere questa persona che con amore faceva la sua professione. Il Prof. Marcello Nardini ha cambiato la vita di molte persone e anche la mia. Mi ha salvato quando tutti i medici non credevano in me e, purtroppo, è accaduto ancora una volta la scorsa estate durante quel lunghissimo ricordo. Ho pianto tanto perché sapevo quanto lui credesse in me, quanto avrebbe combattuto per me e come mi avrebbe fatto sentire al sicuro, come solo lui sapeva fare.
Adesso sono riuscita, forse, a trovare lo psichiatra giusto che, guarda caso, mi è stato lasciato in “eredità” dallo stesso professore Nardini.
È stato un suo studente, il professore mi disse che gli voleva un gran bene e che era un bravo ragazzo, sarebbe diventato un bravo psichiatra (e così è stato). Si credo anch’io che sia una brava persona e un bravo medico; disponibile, sensibile e anche simpatico. Sarà il suo carattere, ma credo sia anche grazie a quello che il Prof. Marcello Nardini gli ha lasciato.
Vi ringrazio per la pazienza, ma avevo il bisogno di parlare di lui. Gli sarò infinitamente grata, cercherò di riuscire a sentire totalmente come mio terapeuta il mio nuovo doc, perché da quando lui non c’è più non riesco a lasciare a nessuno prendere il suo posto!
Una cosa vorrei chiedergli, se mi potesse ascoltare:” Prof. ho fatto la capriola”? Io non so se riuscirò a farla senza la sua mano.» …
Ringraziamenti
«Fate in modo che il Professore Marcello Nardini, non venga mai dimenticato, anzi fate in modo che sia conosciuto da tutti, anche qui a Lecce. Farebbe bene a molti colleghi imparare da lui a mettere amore con i pazienti.
Io lo faccio con i miei amici di sventura e quando stanno male, a volte, sono riuscita a farli stare meglio con qualche perla di saggezza del “mio” carissimo Prof.
In ultimo, per farvi capire come speciale fosse questo medico, voglio dire che la mia famiglia per tanti anni ha vissuto diversi problemi economici. Da quando il Prof. l’ha saputo non mi ha fatto più pagare un solo centesimo.
Grazie Prof. Marcello Nardini. Sarà sempre nel mio cuore!!!
E grazie a tutti voi per avermi lasciato raccontare la storia di una ragazza smarrita, che un giorno ha incontrato nel buio della sua vita una persona che sembrava un orso. L’orso le ha teso la mano e la ragazza l’ha afferrata. Quella mano non l’hai mai lasciata per tutto il lungo cammino fatto insieme. La ragazza è caduta cento, mille volte ma quella mano l’ha sempre tirata su e riportata verso la luce».
Grazie, Laura
Ospite di redazione
Foto: “Prof. Marcello Nardini”, di Imma d’Errico, per sua gentile concessione.







