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Il tango e la depressione

Il tango è un ballo che appassiona la vita e con il suo abbraccio sensuale unisce nella danza due corpi liberandoli dal gravame dei pensieri depressivi.

La patologia depressiva si sta allargando a macchia d’olio nella società contemporanea, ed al di là dell’azione di medici e psicologi. Le arti in ogni loro espressione hanno sempre aiutato l’essere umano a sopportare le tristezze della vita ed a reagire alla depressione. Le muse erano figlie di Zeus e Mnemosine, celebravano la parentela degli umani con gli dei attraverso le arti. Attraverso Tersicore, musa della danza, nell’evoluzione umana arrivò il tango, nel cui svolgimento c’è una delle più alte espressioni affettive dell’essere umano che allontana la depressione: l’abbraccio.

Poche cose come il tango condensano in sé il senso della vita, forse perché proprio è nato in ambienti poveri tra Buenos Aires e Montevideo, dove immigrati dall’ Europa trovarono spesso poca fortuna e molta miseria e sofferenza (De Amicis, 1889).

L’essere umano ha in sé un fondo di ansia e depressione, legato alla consapevolezza della propria caducità. È consapevole del fatto di non sapere da dove arriva e dove andrà, ed alla lotta quotidiana fatta di incertezze e precarietà. Pertanto l’essere umano è facile preda della depressione.

L’ atto umano che aiuta più chi soffre, che allontana la solitudine e tempera la sofferenza, è l’abbraccio. Nel tango l’abbraccio è l’espressione fondamentale che avvicina due esseri umani, sia che si conoscano sia che sia una conoscenza occasionale.

Tango, milonga e tande

Il tango si balla nella milonga, dove è articolato in tande (generalmente tre talvolta quattro brani separati alla fine da una pausa detta cortina in attesa della tanda successiva). Ballare una tanda racchiude il senso della vita: nel primo brano le due persone si incontrano e cercano di armonizzarsi, come nell’adolescenza della vita.

Nel secondo brano, se l’armonizzazione tra i due è buona tra i due scatta l’intesa. Cominciano a connettersi completamente l’uno con l’altro ed il piacere del tango li pervade, come nella maturità dell’esistenza umana.

Nel terzo brano i due apprezzano il piacere di aver condiviso qualcosa di sintonico e gradevole che tra breve (od al massimo alla quarta tanda) finirà, come ogni cosa bella nella vita. Però sono consapevoli di aver vissuto con sentimento e gioia un momento vitale. (Muraca, 2013)

Probabilmente il successo e la diffusione del tango nella nostra società derivano da come loro possono essere d’aiuto a comprendere i molti aspetti della vita. Sono un supporto ad eventuali cure per la depressione, attraverso diverse azioni.

La socializzazione nel tango

La nostra civiltà contemporanea attraverso una disumana globalizzazione rende le persone sempre più sole, anche attraverso l’isolamento che dettano i “social”.

Il tango è uno strumento che può aiutare a combatte la depressione attraverso la socializzazione, che accomuna e mette in contatto persone di diverse età e culture. Stimola e promuove le comunicazioni interpersonali dirette attraverso l’abbraccio e la connessione.

La psicomotricità

Il tango è forse il più difficile stile tersicoreo (da Tersicore, musa della danza) da acquisire. Il rigore dell’apprendimento induce le persone, in particolare quelle depresse, ad aumentare la loro autostima. Esse imparando la difficile tecnica della sequenza dei passi si rendono consapevoli dei loro miglioramenti artistici e personali. Il tango è un ballo che ha delle basi tecniche rigide che però possono essere ornate dall’improvvisazione, con eleganza e passionalità.

Nelle persone avanti negli anni o che possano avere patologie che limitano la motricità, la messa in moto dell’apparato osteoarticolare è di sicuro beneficio. Poi la stessa motricità, se praticata con regolarità ed è associata al tango, oltre a dare benessere psicofisico, dona un positivo effetto antidepressivo naturale.

Nell’ apprendere i passi e le tecniche, la musicalità attiva le aree cognitive del cervello, ed è un ottimo viatico preventivo contro il decadimento mentale. È di sicuro benefico anche in diverse patologie neurologiche (come Alzheimer e m. di Parkinson). Anche considerando che il passo basilare del tango è una camminata alla portata di tutti (G. Lisa, G. Spinetti, 1999).

Il tango, la vita ed il lutto

Il lutto va inteso in senso generale, sia per la dipartita di una persona cara, sia la fine di un amore, sia per la perdita di un bene prezioso ed è una delle principali cause di depressione. Il ballare una tanda del tango è il senso dell’esistenza: inizia e finisce come un’esistenza od un grande amore.

Una vita può esser lunga o breve, un amore può durare pochi giorni oppure un’esistenza.

Il tango aiuta a comprendere che è importante il momento nel quale si balla e che pertanto si vive. Esso va apprezzato e vissuto come un dono come lo è la stessa vita. Questa consapevolezza aiuta a rendere il lutto meno lacerante, attraverso la focalizzazione dei ricordi dei momenti di gioia vissuti con chi non c’è più. E comunque aiuta ad acquisire la saggezza necessaria per assaporare ogni momento della vita.

L’affettività ed il tango

Il momento più importante quando due persone decidono di ballare insieme un tango, è l’abbraccio. Sia tra una coppia che balla abitualmente il tango insieme sia tra due sconosciuti è un momento in cui l’essere umano raggiunge la serenità e condivide il suo stato mentale.

L’ abbraccio è infatti un momento in cui le due persone stabiliscono una connessione fisica che dovrà durare per tutta la tanda del tango. Questo vuol dire ascolto assoluto dell’altro, e può insegnarci molto su come ascoltare il nostro prossimo anche nella vita quotidiana.

Il tango aiuta anche a crescere psicologicamente aiutandoci ad evitare rapporti simbiotici o di dipendenza con altre persone. Una tanda del tango dura pochi minuti ed il contatto finisce ed ognuno dei due si ritira.

La fuggevolezza della vita dona agli umani la passione, che secondo i Classici ci è invidiata dagli dei, ed è rappresentata perfettamente nel tango e può essere sintetizzata da un brano poetico di Josè Basso e Carlos Bahar: “Un altro tango se non è tardi / per ballarlo insieme / se ha un ritmo che batte come il cuore”.

 Conclusioni

La solitudine che impone la nostra attuale società, paradossalmente mentre gli strumenti apparentemente comunicativi dilagano, ci fa perdere il riferimento di quanto delle comunicazioni sane interpersonali. La condivisione è una ricchezza insostituibile per il genere umano.

Il tango forse più che un ballo è una disciplina che attraverso la socializzazione e la conseguente pratica aiuta sicuramente in alcune forme di depressione. In particolare quelle reattive ad eventi vitali negativi, ed aiuta a costruire relazione interpersonali sane e migliorare la propria autostima.

L’abbraccio e la connessione offrono nel tango la possibilità di ampliare gli scambi interpersonali e la capacità di ascolto dell’altro. Il tango non è certo la soluzione a tutto ciò, ma può essere un valido aiuto in alcune sindromi depressive.

Gianluca Lisa

Bibliografia

  1. De Amicis E. “Sull’ Oceano “. Garzanti 2009 (seconda ediz.) Prima ed. 1889
  2. Lisa G. “Sessualità e senescenza” -Manuale di Psichiatria per operatori sociosanitari- Grafiche Amadeo, Imperia 1999, 251
  3. Muraca E. “Nell’Abbraccio del Tango”. Xenia ed. 2013
  4. Spinetti G, Lisa G. “Il Malato di Alzheimer e la sua famiglia”. Grafiche Amadeo, Imperia

Disegno di Gianluca Lisa, “Il tango”, 2023 per gentile concessione dell’autore

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