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Il Litio: ultima grande rivoluzione nella terapia psichiatrica

I potenziali benefici del trattamento con il litio nei disturbi dell’umore sono noti da molto tempo. A partire dalla seconda metà del XX secolo si sono susseguiti numerosi studi sull’efficacia e sulla sicurezza di tale trattamento.

Prime osservazioni in età classica e medievale

Già la medicina greca ippocratica aveva notato il beneficio del litio presente nell’acqua di determinate sorgenti per la cura dei disturbi dell’umore.

Così suggeriva invece Aslan Baba Walid di Konya nel suo trattato «Dell’arte di curare i malati di mente» nel 1300: «Abbiamo due modi di vivere i disturbi psichici: il male del fisico e il male dei pensieri sbagliati […]. Per il secondo male, quello che viene dai pensieri sbagliati, il maestro farà parlare l’ammalato due volte la settimana per almeno uno o due anni. Gli chiederà di dire tutti i ricordi, e vedrà se questi corrispondono alla realtà. Il cammino da percorrere è avvicinare il malato alla realtà, perché tra lui e la cosa reale c’è, come dicevo, un grande divario. C’è per fuga, sia perché non usa termini corretti, sia perché non ha imparato a vedere la realtà.

Quando l’ammalato è triste senza ragione, e quando la tristezza non è eliminabile, né con la preghiera né col ragionamento, e quando questa tristezza ritorna con ritmi riscontrabili, nonostante che la vita e l’ambiente del malato lo giustifichino, allora saranno utili le somministrazioni ogni mattina ed ogni sera di terre rare, le migliori delle quali sono il litio ed il rubidio».

Gli studi sul litio in età contemporanea

Verso il 1840, sfruttando l’affinità del litio carbonato per l’acido urico con conseguente formazione di urato di litio, venne utilizzato nel trattamento della gotta e nelle patologie reumatiche. Ma gli importanti effetti collaterali ne scoraggiarono l’uso e la diffusione nel tempo. Sempre verso la fine del XIX secolo il medico danese Lange impiegò i Sali di litio in un paziente con alterazioni del metabolismo dell’acido urico associato ad un disturbo maniaco depressivo notando un miglioramento dello stato dell’umore.

Negli anni ‘40 ci fu una ripresa dell’uso del litio da parte dei cardiologi; infatti si trattarono diversi pazienti affetti da malattie cardiovascolari con cloruro di litio. Esso fu sostituito al cloruro di sodio, ma anche questa volta tale procedura fu interrotta a causa dei gravi effetti tossici in relazione alle dosi somministrate.

Effetto antimaniacale del litio

Tra il 1948 e il 1949, in Australia, lo psichiatra John Cade (1949) si accorse che le cavie a cui aveva somministrato il litio si mostravano calme, tranquille e docili. Ebbe, così l’idea di sfruttare queste proprietà sedative del litio nei pazienti agitati dando inizio così alla “carriera” del litio.

Necessità di monitorare i livelli ematici di litio

Il litio si mostrò molto efficace nel controllo degli stati maniacali anche se la sua diffusione si scontrava con la comparsa di gravi effetti tossici alle dosi utilizzate. Non era ancora chiaro l’intervallo terapeutico da utilizzare. Altro limite, in quel periodo, fu la scoperta, l’utilizzo e la diffusione della clorpromazina in psichiatria.

Primi studi clinici controllati dell’effetto antimaniacale e preventivo del litio nelle recidive dei disturbi dell’umore

L’utilizzo e la ricerca sul litio comunque proseguiva grazie soprattutto alla scuola danese. Il più importante rappresentante fu Mogens Schou (1970) che riuscì a documentare anche le proprietà profilattiche del litio e stabilì l’importanza dei valori del farmaco nel siero. La lenta introduzione del litio in Italia è iniziata negli anni ’70 e ancora oggi rappresenta il migliore approccio terapeutico delle Psicosi Maniaco Depressive.

Kraepelin e la descrizione della clinica e del decorso della malattia maniaco-depressiva

La Malattia Maniaco Depressiva (definita attualmente “Disturbo bipolare” secondo il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) è un disturbo dell’umore . Esso è caratterizzato dall’alternarsi di periodi euforici (mania/ipomania) e periodi depressivi. La sua descrizione clinica e la sua denominazione è dovuta al grande psichiatra tedesco Emil Kraepelin (1856 – 1926). Oggi si parla molto di depressione e nessuno si lamenta di essere felice, contento, iperattivo, ecc. dimenticando che la depressione è ciò che rimane della mania (Aretaeus, I secolo). Usando una metafora, «la mania è il fuoco e la depressione la sua cenere».

Le brillanti osservazioni di Athanasios Koukopoulos

I modelli comportamentali e gli stili di vita attuali tendono a destabilizzare l’umore. Essi agiscono attraverso l’uso smodato di sostanze eccitanti, di bevande a base di caffeina, di alcolici e dello stravolgimento del ritmo del sonno. Spesso una notte insonne è servita a scatenare un episodio maniacale o a porre fine ad uno depressivo). Tutto in natura è ciclico e gli antichi lo avevano ben capito rispettandone i ritmi. La tradizione giudaico-cristiana ha trasformato la ciclicità in linearità: inizio e fine, alfa ed omega. Il litio agisce stabilizzando l’alternanza abnorme degli stati dell’umore, soprattutto abolendo la mania/ipomania e prevenendo così la depressione.

Effetto antisuicidario del litio

Il litio è l’unico farmaco antisuicidario proprio perché toglie lo stato maniacale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel mondo ogni anno ci sarebbero almeno un milione di suicidi. Tale dato non solo non è diminuito, ma è andato aumentando nel tempo (Van Praag, 2002). Il suicidio è uno stato eccitatorio con una ideazione negativa: pensate che forza ci vuole per distruggere sé stessi e coinvolgere gli altri. Spesso anche dietro ai femminicidi si nasconde una situazione di questo genere.

Effetto destabilizzante dei farmaci antidepressivi

Purtroppo uno degli aspetti critici dell’uso degli antidepressivi, sempre più spesso prescritti, è proprio il suicidio, perché scatena la mania e ciclizza la malattia. Kraepelin oltre cento anni fa aveva capito l’evoluzione clinica e parlava di «depressione con fuga di idee».  Weigandt (1899) la chiamò per primo «Depressione Agitata»: una malattia estremamente pericolosa. Se per esempio prima avevamo un episodio all’anno, con l’utilizzo degli antidepressivi ne avremo due, tre, ecc., con la possibilità di una rapida ciclicità. Essa è estremamente pericolosa proprio per il rischio suicidario e, inoltre, avremo in questi casi anche episodi depressivi nonostante il trattamento antidepressivo.

Rompere questo circolo vizioso diventa sempre più difficile ed anche l’introduzione del litio diventa problematica in quanto non abbiamo intervalli liberi tra un episodio e l’altro. Spesso per rompere questo circolo vizioso si deve ricorrere alla terapia elettroconvulsivante, estremamente efficace ma demonizzata. La terapia con litio risulta più efficace nei pazienti puliti, utilizzato come primo approccio, ossia prima che siano maltrattati con terapie multiple.  


Antonio Poddighe

Ospite di redazione

Bibliografia

1. Ananth J, Pecknold JC. Prediction of lithium response in affective disorders. J Clin Psychiatry. 1978 Feb;39(2):95-100.

2. Baastrup PC. The use of lithium in manic-depressive psychosis. Compr Psychiatry. 1964 Dec;5(6):396-408.

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5. Koukopoulos A., Ghaemi S.N. The primacy of mania: a reconsideration of mood disorders. Eur.

6. Kukopulos A., Reginaldi D. Does lithium prevent depressions by suppressing manias? Int Pharmacopsychiatry. 1973; 8(3): 152-8.

7. Reginaldi D., Tondo L., Floris G., Pignatelli A., Kukopulos A., Poor prophylactic lithium response due to the antidepressants. International Pharmacopsychiatry, 1981; 16:124-128.
Psychiatry, 2009; 24(2): 125-34.

8. Schou M. Pharmacological and clinical problems of lithium prophylaxis. The British Journal of Psychiatry,1970

Foto: Envato Elements

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