Periodico dell’ EDA Italia Onlus, Associazione Italiana sulla Depressione

I disturbi alimentari: dalla parte di chi soffre

Introduzione

Secondo il Ministero della Salute, in Italia sono circa 3 milioni di giovani che soffrono di disturbo alimentare. La letteratura ha evidenziato un incremento di questa patologia del 30% a seguito della pandemia (Santomauro et al., 2021). Purtroppo, non tutte le Regioni d’Italia hanno un luogo di cura dedicato. La professoressa Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta, docente presso il Campus Biomedico di Roma da molti anni si occupa di disturbi alimentari. Ha istituito il numero verde nazionale SOS disturbi alimentari e in Umbria è il Direttore Scientifico dei Centri per la cura di queste patologie. L’ho incontrata per capire più da vicino queste patologie.

Dr.ssa Laura Della Ragione, psichiatra, psicoterapeuta, docente Campus Biomedico -Roma

Dottoressa, in merito alla sua esperienza si guarisce dai disturbi alimentari, e come?

L.DR.: Oggi dai disturbi della nutrizione ed alimentazione si può guarire.  Le probabilità di guarigione sono molto alte nel caso della anoressia intorno al 93%, nel caso della bulimia intorno al 87%. Sottolineo sempre che non si muore di anoressia e bulimia, ma si muore per assenza di cure.

L’intervento deve essere interdisciplinare e integrato, includendo l’approccio nutrizionale, l’approccio psicologico e il lavoro con la famiglia.

È necessaria la presenza di internisti, nutrizionisti, psichiatri, psicologi, dietisti, privilegiando, il versante somatico o psichico a seconda delle fasi della malattia. A seconda della gravità, sono necessari livelli di assistenza diversi.

In Umbria dal 2003 è attiva una rete completa di assistenza completamente pubblica e interamente dedicata al trattamento di queste patologie. Sono due centri a Todi dedicati alla Anoressia e Bulimia, un centro a Città della Pieve per l’obesità, un Centro a Umbertide dedicato ai disturbi selettivi.

Quali sono i risultati terapeutici dei disturbi alimentari?

L.D.R.: I risultati dei trattamenti sono molto buoni e la percentuale di guarigione dei pazienti è molto alta soprattutto se l’intervento è precoce. Il messaggio di speranza da dare, è che oggi da queste patologie si può guarire. È molto importante intercettare precocemente il disturbo e intervenire prima possibile. Esiste un numero verde nazionale della Presidenza del Consiglio 800180969. Ci si può rivolgere per avere informazioni sul centro più vicino.

Si ammalano di disturbi alimentari più i maschi o le femmine?

L.D.R.: Secondo la Survey nazionale i disturbi alimentari sono prevalentemente al femminile ma il numero dei maschi sta aumentando. Prevale la Bulimia Nervosa e il Disturbo da Alimentazione Incontrollata, l’Anoressia nervosa è circa un 30%. I maschi, in questo momento, sono il 20%, ma più si abbassa l’età e più aumentano i casi. In particolare, le patologie maschili più diffuse sono la Bigoressia (ossessione del corpo muscoloso) l’ortoressia e il Disturbo selettivo.  Il motivo di questo interessamento del mondo maschile è collegato al cambiamento del rapporto con il corpo, che è diventato un teatro del disagio.

A quale età ci si ammala di più?

L.D.R.: La fascia più colpita rimane quella tra i 12 e i 25 anni. Ma negli ultimi anni abbiamo assistito ad esordi precoci di bambini di 8-9 anni. O di persone adulte di 40 -50 anni che si ammalano per la prima volta. Piu è precoce l’esordio e più la patologia è severa. Per questo è molto importante la formazione dei medici e dei pediatri, che possono intercettare precocemente la patologia.

Quali sono i sentimenti ed i pensieri che questi giovani provano?

L.D.R.: Essenzialmente alla base dei disturbi alimentari c’è un grande deficit dell’autostima, una incapacità di abitare il mondo. I disturbi alimentari, possono colpire tutti, sono patologie globalizzate, cioè si diffondono a macchia d’olio. L’attenzione estrema all’immagine corporea, il culto della magrezza non sono la causa dei disturbi alimentari. La loro funzione sembra soprattutto quella di suggerire la strada attraverso la quale un malessere più profondo, grave, si esprime e cerca una sua risoluzione. Solitamente provano una grande paura di vivere. Spesso sono pervasi dalla sensazione di non essere adatti a questo mondo.

Se un ragazzo/a decide di non curarsi cosa si può fare?

L.D.R.: I Disturbi alimentari sono patologie in cui il paziente non si rende conto della gravità. Ecco perché è necessario fare un lavoro che chiamiamo della motivazione, ciò portare il paziente alla consapevolezza di malattia. In casi estremi dove c’è il rischio di vita può rendersi necessario anche un Trattamento Sanitario Obbligatorio, ma sono casi rari.

Ci dica qualcosa dei genitori che hanno figli/e con disturbi alimentari

L.D.R.: Non è possibile curare questi disturbi senza coinvolgere nel trattamento le famiglie. Negli anni ‘70 la famiglia era stata fortemente colpevolizzata, considerata come causa principale dei disturbi. Oggi fortunatamente queste teorie sono state abbandonate e la famiglia è considerata una risorsa importante alla buona riuscita del trattamento.

Il 70% delle ragazze nella fascia di età tra 12 e 19 anni ha fatto almeno una volta una dieta nella sua vita. Questo può essere un terreno fertile per i disturbi alimentari. Ci dobbiamo preoccupare quando accanto a comportamenti ripetuti di eliminazione di grandi categorie di cibo, si associano l’iperattività fisica e il vomito autoindotto. O ancora assistiamo a un vistoso cambiamento di carattere. Ragazze e ragazzi che erano allegri, socievoli, solari diventano tristi, introversi, irritabili. I disturbi alimentari sono alla fine patologie psichiatriche, nuove forme di depressioni moderne.

Come comportarsi con un figlio/a anoressico? Come aiutarlo, oltre a cercare un centro di riferimento? 

L.D.R.: Non è semplice. Chi soffre di disturbo alimentare non ha consapevolezza del problema. Con molta pazienza i genitori, o gli adulti di riferimento devono suggerire ai figli di farsi aiutare, senza esprimere giudizi di valore o aggressività. Bisogna tenere presente che questo comportamento è una malattia e non un capriccio. Può essere utile per i genitori andare a fare colloqui preliminari con i terapeuti, anche prima dei figli. Per farsi aiutare nella comprensione e nella condotta da tenere.

Qualche tempo fa, in un suo intervento ha definito i disturbi alimentari come nuove forme depressive. Ci spiega cosa intende?  

L.D.R.: Mai come in questo nostro tempo l’identità si ancora all’immagine corporea.  È proprio sul corpo che si gioca oggi una battaglia estrema, per costruire confini, delimitare falle dell’Io, affamarsi e attaccarsi per ferirsi e sopravvivere. Per molti adolescenti il luogo della vita è confinato nel corpo, che diventa l’unica terra che abitano e con cui sono in contatto.

Il tema depressivo si esprime sia sulla ricerca di un annullamento fisico, sia dall’isolamento dell’anima a cui corrisponde un estraniarsi del corpo. In questa solitudine il corpo non è vissuto come proprio. La dimensione di essere il proprio corpo ed incontrare altri corpi nel mondo è compromessa.

Quello che si vuole evitare è il confronto con l’esistenza. Mantenendo intatta la dimensione ideale per cui il mio corpo, non abitando il mondo, non ne resterà sconfitto.

Qual è la situazione in Italia per curarsi?

L.D.R.: Purtroppo i disturbi alimentari sono diffusi in tutta Italia, ma i centri per la cura sono a macchia di leopardo. Ci sono regioni come l’Umbria, il Veneto, la Lombardia dove sono garantiti servizi e dove la patologia viene intercettata precocemente. Secondo il censimento dell’Istituto Superiore di Sanità (www.piattaformadisturbialimentari.iss.it) in questo momento ci sono 150 centri, ma la metà delle Regioni non ha una rete completa di assistenza.

Esistono farmaci per curare i disturbi alimentari e guarire più in fretta?

L.D.R.: Purtroppo il trattamento psicofarmacologico è sempre un trattamento cosiddetto ancillare, cioè secondario alle altre terapie (psicologico e nutrizionale). L’unica patologia alimentare che risponde al trattamento farmacologico è il disturbo da alimentazione incontrollata. Questa patologia accompagnandosi spesso alla depressione, se trattata con antidepressivi risulta molto efficace.

Nei suoi lunghi anni di esperienza, cosa si prova quando una ragazza/o guarisce dai disturbi alimentari?

L.D.R.: La remissione della patologia è la fine di un incubo. I ragazzi escono da una terribile prigione non solo del corpo, ma anche delle emozioni, coartate dal disturbo. Finalmente si rendono conto delle ossessioni che imprigionavano la loro vita e riconoscono i terribili effetti che prima non riuscivano a vedere.

Ringraziamenti

Ringrazio la dottoressa Laura Dalla Ragione per avermi concesso questa intervista. Con grande professionalità e dedizione si dedica ogni giorno alla cura dei disturbi alimentari accogliendo nei centri che dirige tutte le anime fragili che vivono la battaglia più grande con la loro vita. Grazie al suo lavoro oggi possiamo dire che dai disturbi alimentari si può guarire.

Maria Rosaria Juli

 Bibliografia

  1. Santomauro DF, Melen S, Mitchison D, Vos T, Whiteford H, Ferrari AJ. (2019). The hidden burden of eating disorders: an extension of estimates from the Global Burden of Disease Study 2019. Lancet Psychiatry. 4, 320-328. doi: 10.1016/S2215-0366(21)00040-7.
  2. Istituto Superiore di Sanità www.piattaformadisturbialimentari.iss.it 

Foto: Envato Elements

Foto: “Prof.ssa dr.ssa Laura della Ragione” . Foto concessa con gentile liberatoria della stessa docente

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