Introduzione
La Fondazione GIMBE non ha fini di lucro, ha lo scopo di favorire la diffusione e l’applicazione delle migliori evidenze scientifiche con attività indipendenti di ricerca, formazione e informazione scientifica. Essa ha il fine di migliorare la salute delle persone e di contribuire alla sostenibilità di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico (www.gimbe.org). Essa da anni registra ed elabora i dati prodotti dal servizio sanitario nazionale per valutarne qualità e funzionamento. Produce report annuali e quest’anno nel suo report ha posto una precisa domanda «che sarà della sanità al sud dopo l’approvazione della legge sull’autonomia differenziata?».
Il suo storico presidente, Nino Cartabellotta, ha provato a rispondere alla luce dei dati raccolti. La prima conclusione è stata constatare che il nostro SSN, per poter sopravvivere, dovrebbe riuscire a funzionare con meno medici, meno infermieri, con liste di attesa sempre più lunghe. Dovrebbe far fronte a costi molto alti che, difficilmente, potranno essere sostenuti con le risicate risorse che il governo generalmente destina alle regioni per la salute dei cittadini.
I dati della Fondazione GIMBE dimostrano che l’Autonomia Differenziata (AD) «creerà il collasso del sistema sanitario nelle regioni del Sud» e il suo presidente si sbilancia ulteriormente definendo «autolesionistiche» le posizioni dei governatori meridionali che appoggiano apertamente la riforma (Di Munzio et al, 2008; Cartabellotta 2023; Report 2024).
Il rapporto GIMBE 2024 e l’autonomia differenziata
Il rapporto illustra i rischi contenuti nella riforma sull’autonomia differenziata, questa consentirà ad ogni regione di gestire direttamente tutta la filiera della sanità sul proprio territorio. Il pericolo è ancora nelle enormi differenze che si registrano tra le Regioni del nord e quelle del sud, che potrebbero avere ancora meno risorse.
Queste differenze non solo non potranno essere colmate dai fondi di perequazione disponibili, ma dai dati disponibili nel Rapporto risulta che molto probabilmente aumenteranno a dismisura. I dati dicono che il temuto collasso non avverrà solo se il lavoro che si sta organizzando in commissione riuscirà a definire i LEP, la lista delle prestazioni sociali e sanitarie esigibili da tutti i cittadini ovunque risiedano. Questa lista di prestazioni richiede però ingenti investimenti e sappiamo che le risorse finanziarie attualmente non sono disponibili.
La commissione parlamentare comunque sta facendo un lavoro che, come una tela di Penelope, rischia di non avere mai fine. La politica dovrà accontentarsi di quel poco che si potrà fare senza risorse aggiuntive da investire.
Si rischierà in questo caso di aumentare il disagio per mancate cure proprio a quella parte del paese che già registra attualmente oltre due anni in meno di aspettativa di vita a causa di prestazioni negate o per la cronica carenza di strutture e tecnologie.
La presentazione del rapporto in parlamento
Il presidente della Fondazione GIMBE ha detto, presentando in parlamento il Report 2024, che l’autonomia differenziata «porterà al collasso» la sanità nelle Regioni meridionali. In una recente intervista ha spiegato nel dettaglio cosa intendeva dire ed ha voluto chiarire i pericoli di questa riforma. «[…] con l’autonomia differenziata – le sue testuali parole – le Regioni potranno trattenere una parte del gettito fiscale che, quindi, non verrebbe più redistribuito su base nazionale, impoverendo le risorse destinate a garantire i servizi nel Mezzogiorno. L’autonomia differenziata quindi congelerà il divario tra Nord e Sud» (Cartabellotta, 2023).
Probabilmente aumenterà anche il fenomeno della migrazione sanitaria sulla direttrice sud-nord. Si rischia un ulteriore migrazione sanitaria dei pazienti meridionali e delle relative risorse a causa della legittima ricerca da parte di questi di strutture idonee alla cura delle più gravi patologie. Non pare che, allo stato delle cose, esistano le condizioni per invertire questa tendenza. Anche perché i migliori professionisti continuano a guardare al nord o all’estero per lavorare, alla ricerca di un giusto riconoscimento delle proprie capacità e competenze. O non fosse altro che per ottenere migliori retribuzioni e possibilità di carriera.
I commenti dei politici alla autonomia differenziata
Altra grave conseguenza potrebbe risiedere nella considerazione che l’autonomia differenziata potrà avere ricadute anche nell’ambito della contrattazione sindacale sulle retribuzioni del personale. Questo conflitto potrà provocare una ulteriore fuga dei migliori professionisti verso le Regioni più ricche, che saranno in grado di offrire condizioni retributive più vantaggiose.
Questa disparità di risorse rischierebbe seriamente di produrre anche un numero minore di borse di studio da attribuire alle scuole di specializzazione. In questo caso avremo meno laureati da destinare alla medicina generale e una peggiore formazione degli specialisti e dei medici di famiglia. Tutto ciò potrebbe produrre, in aggiunta, una maggior autonomia sul sistema tariffario, dei rimborsi e della compartecipazione. Ciò contribuirebbe a rendere ancora più diversi i nostri venti sistemi sanitari regionali, che già oggi funzionano ognuno con regole proprie.
Si agevolerebbe così ancora una volta l’avanzata della sanità privata. Questo sarebbe messo, in evenienze come quelle prima indicate, in condizione di sottrarre ulteriori risorse alla sanità pubblica, contribuendo ad impoverire la sua capacità di erogare prestazioni accettabili. Il SSN potrebbe entrare in questo caso in un ulteriore circolo vizioso e potrebbe essere spinto ad inviare sempre più pazienti ad un privato costoso o, peggio, a migrare in altre regioni meglio gestite e capaci di offrire cure migliori (Di Munzio et al 2008; Cartabellotta Presentazione Report, 2024).
Probabili conseguenze dell’autonomia differenziata al Sud
Quali potrebbero essere allora le possibili conseguenze per i cittadini bisognosi di cure, ma residenti nelle regioni più meridionali? Certamente si troverebbero di fronte a interminabili liste d’attesa, sia per ricevere prestazioni sanitarie che per ricevere una visita specialistica. Forse questi pazienti dovranno doverle pagare di tasca propria. Ciò fino all’impoverimento o alla rinuncia alle cure. Gli stessi pazienti rischierebbero di trovare i Pronto Soccorso ospedalieri del loro territorio affollatissimi, dove incontrerebbero altri utenti sempre più insofferenti e aggressivi. Inoltre, probabilmente, si rischierebbe di non trovare medici o pediatri di famiglia disponibili e ciò produrrebbe un ulteriore aumento della migrazione sanitaria.
Ma il rischio più grave potrebbe essere in questo caso un altro. Anche le Regioni del Nord si potrebbero trovare in difficoltà. Esse di fronte a una simile quanto imprevista crisi di sostenibilità, non riuscirebbero ad aumentare la loro capacità di erogare prestazioni per far fronte a richieste da sommare a quelle dei residenti. Ciò potrebbe produrre, oltre ad un ulteriore indebolimento dei servizi sanitari al sud, il rischio di ingolfare i servizi del nord, peggiorando la qualità dell’assistenza per tutti.
Nei precedenti report dell’Osservatorio GIMBE sul SSN la regione Lombardia risultava al primo posto per mobilità attiva e si posizionava al secondo per mobilità passiva. Ciò dimostra che un alto numero di cittadini lombardi andava già a farsi curare fuori Regione.
Considerazioni conclusive
Insistere ora sull’attuazione dell’autonomia differenziata, alla luce dei dati esposti in parlamento dalla relazione sul Rapporto GIMBE, potrebbe non risolvere i problemi ma produrne altri più gravi.
La proposta di escludere la tutela della salute dalle materie su cui le Regioni possono richiedere maggiore autonomia è certamente valida. Ma, ad oggi, non è stata sostenuta da nessuna forza politica (Di Munzio et al, 2008; Di Munzio 2024a; 2024b).
Un SSN pubblico, equo e universalistico e finanziato dalla fiscalità generale, costituisce una importante conquista sociale e un pilastro della democrazia. Ma è anche una leva di sviluppo economico per tutto il Paese.
Non intravediamo né la volontà di rilanciare il finanziamento pubblico, né iniziative in grado di restituire al SSN la pienezza della sua mission originale.
Assistiamo, invece, a un lento scivolamento verso venti sistemi sanitari regionali diversi, ma tutti basati sulle regole del libero mercato.
Walter Di Munzio
Bibliografia
- Cartabellotta N. (2023): Presentazione Report GIMBE 2023, Roma. 2023.
- Di Munzio W., d’Aquino G., Intoccia L., Salomone G (2008): Manuale Pratico di Psichiatria Territoriale. Linee strategiche ed operazionali per il lavoro dei centri di salute mentale, Idelson Ed., Napoli. 2008.
- Di Munzio W. (a cura di) (2019): Lineamenti di Management in Psichiatria. Riorganizzazione e rilancio dei servizi di salute mentale. Idelson-Gnocchi Editore, Napoli. 2019.
- Di Munzio W. (2024a): Gli esiti dell’Autonomia Differenziata, articolo pubblicato su “La Voce delle Voci”, Napoli. 2024.
- Di Munzio W. (2024b): La salute non è una merce, articolo pubblicato su “Le ore di Cronache”, Salerno. 2024.
- Report 2024 dell’Osservatorio GIMBE sul SSN. Bologna. 2024.
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