La depressione nell’antica Mesopotamia
Un’analisi storica della malattia mentale e della depressione nei testi e nelle pratiche terapeutiche nell’antica Mesopotamia.
Un’analisi storica della malattia mentale e della depressione nei testi e nelle pratiche terapeutiche nell’antica Mesopotamia.
Chi soffre di depressione può avere grandi difficoltà nella comunicazione con gli altri e con sé stesso. Una comunicazione efficace fatta di empatia ascolto e assenza di giudizio può facilitare enormemente il rapporto interpersonale con chi è depresso.
L’effetto Pigmalione è un fenomeno psicologico, si verifica quando le aspettative che abbiamo riguardo a una persona influenzano l’interazione con loro.
Come i genitori ansiosi e iperprotettivi, che amano molto i loro figli, volendoli aiutare nel risolvere i problemi potrebbero influenzare negativamente la loro sicurezza e minarne l’autostima.
Intervista a Lucio Peruggini, architetto-pilota automobilistico pluricampione nazionale e mondiale della Ferrari e della Lamborghini nella specialità Gran Turismo velocità in montagna, sul tema della velocità e della sua vita agonistica-sportiva.
Nel mondo medievale l’accidia, uno dei sette vizi capitali, era considerata un peccato mortale e segno dell’azione malefica del demonio.
Depressione della porta accanto è uno spunto d’informazione e motivo di riflessione sul male oscuro e sulla solitudine della malattia e del nostro moderno vivere quotidiano.
Il medico arabo del X secolo, Ishaq Ibn Imran, fu una figura molto importante e di riferimento per più secoli nel modo medievale con il suo “Trattato sulla Malinconia”.
Ma la persona affetta da depressione ha davvero dei comportamenti di pericolosità sociale? O sono solo comuni pregiudizi e stigma? Cercherò di fare il punto della situazione.
Il suicidio per gli antichi Romani era un atto compreso, accettato e giustificato se era per porre fine a una grave malattia e per scelta razionale contro il “taedium vitae”. Non era un comportamento illecito tranne in casi particolari.
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